Amici, oggi vi parlo di un romanzo con una semplice recensione scritta.
Chiedetemi in coro: "perchè?". Risposta: "perché si tratta di una storia piuttosto dura da poter essere presentata in video da una timidona e antiquata ventenne come la sottoscritta".
Dunque, il libro in questione si intitola Necrophylia e l'autore è un giovanissimo esordiente (poco più piccolo di me) di nome Francesco Scardone. Bene, fin qui tutto liscio e pulito. Ora, di cosa parla Necrophylia? Riporto una descrizione della trama rilasciata in un'intervista dall'autore stesso (grazie mille a Emanuela Taylor e al suo blog Diari di Pensieri Persi). "Necrophylia" è sicuramente un romanzo duro, molto forte, a tratti splatter, abbondano le scene di sesso e di violenza. Un romanzo che, letteralmente, vuole prendere a schiaffi il lettore. Gli vuole dare pugni nello stomaco. Il protagonista non fa altro che appellarsi al lettore, lo vuole scuotere, fargli rendere conto quanto la sua vita "normale" non sia così dissimile dalla sua di malato mentale. Ho cercato di far riflettere, in questo modo, le persone sulla reale sanità mentale con la quale si fanno scudo continuamente, mettendo in discussione per primo me stesso e poi tutti gli altri. E' un romanzo rabbioso, ma anche molto malinconico. Non c'è spazio, sicuramente, per facili sentimentalismi, non ci sono parole di conforto e, in generale, regna poca speranza. Ma più di tutto a farla da padrona, troviamo un senso perenne di malinconia e, diciamo così, di rassegnazione. Un protagonista convinto dell'impossibilità di creare legami concreti con quella che siamo soliti chiamare vita. Atti di necrofilia ripetuti che sono l'unico contatto che ha con quello che lo circonda. Una nonna ottantenne che non ha mai vissuto veramente e ora, in vecchiaia, cerca di riprendersi le sue rivincite con la vita. Il racconto di una vita al limite del grottesco. Esperienze tra il comico e il tragico. La certezza della morte, però, cambia le carte in tavola, almeno per un breve periodo. Sembrano ribaltarsi le premesse iniziali. Quello che prima si guardava con disgusto e ribrezzo si guarda ora con curiosità e voglia di vivere. Animali che si mangiano tra di loro non sono più immagini di morte, rappresentazioni di disfacimento. La loro voglia di mangiare l'altro è presa a pretesto per notare la qualità indubbia degli esseri viventi: la loro volontà di vivere. Nel finale le premesse precedentemente ribaltate torneranno di nuovo alla condizione iniziale. Le ultime, deprimenti pagine non lasceranno scampo nè alcuna speranza. Si finirà da dove si era partiti. Peggio ancora, per assurdo! Poi, che dire più, l'ho scritto a 19 anni, durante l'estate dell'esame di stato e con un clima torrido (non a caso il protagonista suda continuamente^^). Influenze di pensiero: sicuramente le dottrine di Schopenahuer e l'esistenzialismo in generale. Stilisticamente è molto conciso, secco, sferzante.
Okay.Grazie Francesco per questa delucidazione perfetta. No, perché quando si sfogliano le prime pagine del libro si rimane smarriti, sconvolti, impauriti. Io ho arricciato la bocca e storto il naso come se sentissi il tanfo dei cadaveri, come se assistessi agli atti impronunciabili del protagonista che fa sesso con l'ultima defunta del giorno, come se respirassi il freddo dominante sullo sfondo delle scene narrate e lo percepissi dentro, nelle ossa scricchiolanti. Mi dispiace per Francesco, nel senso che non è mai bello leggere di responsi negativi, ma molto garbatamente ammetto che il romanzo non mi è piaciuto. Sono stata male tutta la sera del giorno in cui l'ho iniziato e terminato (170 pagine si consumano in un soffio), ero assediata da una morsa allo stomaco e da una nausea potente, fastidiosissima.
Per carità, mi è capitato di imbattermi già altre volte in storie sul genere splatter/horror/passionale/erotico, ma mai così oscene, macabre e quasi oltraggiose. La necrofilia è un atteggiamento diffuso, esistente, un'ossessione perversa per i corpi di gente morta e stecchita, putrefatta, mummificata. Un'attrazione sessuale che sconfina nell'insanità, a mio parere. Ma, sottolineo, è un mio parere. Francesco non te la prendere, mi chiedo perché l'esigenza di cospargere l'intero romanzo di questi continui atti fisici di estrema violenza psichica. Va bene in alcuni momenti ma non per 170 pagine. Si perde ritmo, coinvolgimento, empatia. Interesse. Sicuramente per gli appassionati del genere questo romanzo si rivelerà una goduria, un estasi per la mente. Buon per loro. Io, donzella abituata a qualcosa di meno aggressivo e massacrante, ci appiccico un bollino rosso in copertina. Una sorta di avvertenza, di pericolo, come i pallini colorati della TV (che non servono a niente, comunque). Tuttavia, salvo qualcosa. Lo stile. Il linguaggio adulto, maturo, di alto livello. Da tenere in considerazione. Su questo punto non c'è dubbio. Ora, per rendervi l'idea di ciò che potreste trovare comprando questo romanzo (senza però rovinarvi la sorpresa), vi saluto lasciandovi alla lettura di un breve estratto da me trascritto. Alla prossima, amici!
***ATTENZIONE SPOILER (SUGGERIMENTO DI ANITA: NON LEGGERE SE SENSIBILI DI STOMACO)***
Mi alzo e vado verso mia nonna. Continuo a masturbarmi senza rallentare il ritmo né la forza. Sento l'orgasmo che si prepara nei testicoli. I lombi del sedere pronti per contrarsi. Ora le sono davanti: il mio cazzo le sfiora la punta del naso. Ormai non controllo nemmeno più il movimento della mano. Questa si muove da sola, è come se stesse sferrando pugni rapidi e fortissimi sul mio inguine. E vengo. Non urlo. Nello stesso momento, per la troppa foga, il frenulo mi si rompe e il sangue comincia a schizzare dappertutto. Sangue e sperma si mischiano. Si condensano. Si confondono. Ora sono la stessa cosa. L'abbraccio di vita e morte nel quale riconoscere l'uno dall'altra è press'a poco impossibile. Un rossore bianco. Un opaco rossore. Bianco. Rosso. Rosso. Bianco. Sul viso di mia nonna, dritto nei suoi bellissimi occhi, lo spruzzo di sperma è misto al sangue vermiglio.