Untitled from Anita Book on Vimeo.
venerdì 24 dicembre 2010
Speciale Natale: Auguri d'Autore!
giovedì 23 dicembre 2010
Io vedo le luci
Perché le luci brillano ovunque. E nel cuore non si spengono mai.
Buona notte amici.
Mary Balogh - Un'Estate da Ricordare
Untitled from Anita Book on Vimeo.
Amici, nuova videorecensione. Questa volta, vista l'atmosfera natalizia, ho scelto un romance d'eccezione. Quello che molti definiscono "il capolavoro indiscusso" di Mary Balogh: Un'Estate da Ricordare (Oscar Mondadori). La storia di un amore nato per gioco e per finzione che scopre la potenza del sentimento vero e si lascia accarezzare dai venti che soffiano sul cuore. Un libro meraviglioso, che mi ha fatto palpitare e che suggerisco caldamente per vivere queste feste in compagnia di due protagonisti che difficilmente dimenticherete. Dell'autrice ne riparleremo, voglio realizzare un post completo con tutta la sua bibliografia. Per il momento, buona visione!
Anita
martedì 21 dicembre 2010
The Book Seeker
Titolo: La Famiglia Radley
Autore: Matt Haig
Editore: Einaudi
Pagine: 300
Prezzo: 16,15 €
Trama:
È una classica famiglia inglese, quella dei Radley. Mediamente in crisi. Mediamente felice. Con i segreti, quelli piccoli, che ci sono in tutte le famiglie. E un segreto grande, anzi gigantesco, sul punto di esplodere. Che, chissà, farà forse deflagrare ogni equilibrio familiare… I Radley vivono in una idillica cittadina di provincia. Sono Peter, il medico del paese, la moglie Helen, e i due figli, tutti presi da feste, scuola e amici. Una vita che scorre tranquilla nel sonnolento paese di Bishopthorpe, fino a quando i due ragazzi adolescenti Rowan e Clara inaspettatamente non scoprono il devastante segreto custodito per anni e anni dalla famiglia. Che spiegherebbe la loro pelle così diafana, la difficoltà a dormire la notte e quell’improvvisa, incontenibile sete di sangue che una notte spinge Clara ad abbandonarsi a una recondita passione…
Prendiamo un qualsiasi medico di nome Peter. Lo immagino come un tizio affascinante, d'altri tempi, con i modi galanti e quella mania di usare parole ricercate. Prendiamo una moglie premurosa e bellissima, con occhi lucenti come diamanti e un sorriso dolce. Prendiamo due adolescenti con attitudini diverse. Magari un maschietto ribelle e un po' schivo nei rapporti interpersonali, e una femminuccia magra e impaurita. Non lo so, sto lavorando di fantasia. Mettiamoli insieme e scriviamoci sopra "famiglia". Poi ci aggiungiamo l'ingrediente segreto "vampiri". Facciamo in modo che i ragazzini crescano nel silenzio e nell'oscurità, senza mai venire a conoscenza di questa terribile verità, fino al giorno in cui...
Una trama accattivante, a mio parere. Condita con ironia e qualche intramontabile cliché che, tuttavia, non funge da sonnifero. Io volevo già prenderlo quando l'ho notato in una delle mie passeggiate in libreria ma poi ho escogitato un piano per avvicinare la mamma e soggiogarla con sguardi da gattino-in-cerca-d'amore. Sì, i miei sono piani davvero diabolici (risata da cattivissima). Morale della favola: speriamo di trovarlo sotto l'albero.
T.T.T. (Time To Translate) #1
Okay, il frammento di testo che voglio proporvi oggi appartiene al romanzo di Pittacus Lore, I Am Number Four. Si tratta di un pezzettino del prologo. Pronti? Via!
La porta inizia a tremare. E' una cosa fragile fatta di canne di bambù tenute insieme con uno spago lungo e sfilacciato. La scossa è lieve e s'arresta quasi immediatamente. Sollevano la testa per ascoltare, un ragazzino di quattordici anni e un uomo di cinquant'anni, che tutti pensano sia suo padre ma che in realtà è nato in una giungla diversa su un diverso pianeta centinaia di anni luce di distanza. Sono sdraiati a torso nudo sui lati opposti della capanna, una zanzariera su ogni brandina. Sentono un boato lontano, come il rumore di un animale che spezza il ramo di un albero, solo che in questo caso è come se l'animale avesse buttato giù l'intero albero.
"Cos'è stato?" chiede il ragazzo.
"Shhh" risponde l'uomo.
Percepiscono il frinire degli insetti, niente più. Poi, una scossa più forte e un altro boato, più vicino. L'uomo si alza e avanza lentamente verso la porta. Silenzio. Prende un respiro profondo mentre avvicina la mano alla serratura. Il ragazzo si siede.
"No" sussurra l'uomo, e proprio in quel momento la lama di una spada, lunga e scintillante, fatta di uno strano metallo bianco che non si trova sulla Terra, passa attraverso la porta e trafigge il petto dell'uomo. Penetra in profondità e poi viene ritirata con uno scatto secco. L'uomo geme. Il ragazzo resta senza fiato. L'uomo esala un piccolo respiro e pronuncia una sola parola: "Corri". Cade a terra senza vita.
sabato 18 dicembre 2010
venerdì 17 dicembre 2010
Wishlist (1)
Nuova rubrica, senza scadenza.
1. Nightshade di Andrea Cremer
Official Site:
http://www.andreacremer.com/
2. I Am Number Four di Pittacus Lore
3. Paranormalcy di Kiersten White
4. Firelight di Sophie Jordan
5.The Dark Divine di Bree Despain
Scoperte e aggiornamenti
La scelta
Tutto rosso.
martedì 14 dicembre 2010
Enchanted. Magia e Incantesimo. Assaggio
Prologo
Rimase nascosto nell’ombra, mentre la osservava bere dall’Albero Sacro.La linfa le scorreva sulle dita e sul mento, in mille rivoli dorati, caldi e succosi. L’immensa fronde permetteva ai tiepidi raggi lunari di baciare il terreno umido, ricoperto di foglie e rami spezzati.
Lui era immobile, tratteneva il respiro.
Nascosto dietro il tronco di un albero vicino, avvolto nel suo nero mantello, meditava in un placido silenzio.
Aveva una sola possibilità
La fanciulla si mise in piedi, chinò il capo e giunse le mani. Quindi, cominciò a recitare la preghiera di ringraziamento nella Lingua Primordiale, dimenticata dagli uomini e custodita dalla saggezza del suo Popolo. La dolcezza di quella voce carezzò le membra gelide del ragazzo, senza, tuttavia, scalfirlo. Oramai aveva imparato a resistere.
Quando lei ebbe finito, decise di manifestarsi.
«Elinor,» disse, uscendo allo scoperto mentre una folata di vento improvviso gli sollevava il mantello «non dovresti disturbare la quiete dell’Albero Sacro a quest’ora della notte».
Ottenne l’effetto sperato.
La fanciulla sobbalzò, perdendo l’equilibrio e rischiando di cadere. Per fortuna, però, si appoggiò alla corteccia, bagnata di quel nettare prelibato, sporcandosi nuovamente le mani. Lui riusciva a percepire il battito accelerato del suo cuore . Represse una smorfia di disgusto e le si avvicinò, con passo lento e calcolato.
«Che cosa ci fai, tu, qui?» lo rimbeccò lei, cercando di mascherare la paura che l’attanagliava. «Mi spiavi?».
La risata che proruppe dalle labbra del ragazzo fu un boato in mezzo alla foresta silenziosa.
«Così mi fai sembrare un fuorilegge, lo trovo poco carino da parte tua» disse, la bocca tirata in un sorriso beffardo. «In realtà, compivo solo il mio dovere. Quello per cui sono nato». Incupì lo sguardo e ritornò serio. La ragazza rabbrividì. Un gruppo di nubi frastagliate imprigionò il chiarore lunare in una morsa di tenebre e oscurità. Calò un buio fitto e spesso, che ghermì ogni cosa, e iniziò a soffiare un vento pungente.
I due si fronteggiavano, mentre l’aria cominciava a impregnarsi dell’odore della tempesta.
«Non capisco» mormorò lei, scuotendo il capo. Era pervasa da un senso di disagio che non riusciva a spiegarsi. Aveva la spiacevole sensazione che non avrebbe dovuto essere lì, che stesse per accadere qualcosa di terribile.
Il ragazzo mosse un altro passo in avanti, mantenendo la sua espressione grave, e sghignazzò.
«È paura quella che fiuto, mia cara? Temi, forse, di ricevere un castigo per causa della tua disobbedienza?» le domandò, divertito e con una nota di puro disprezzo.
La ragazza aprì la bocca per ribattere ma non produsse suono.
«Perché è bene che tu ce l’abbia, Elinor» continuò allora quello, compiaciuto. Estrasse uno stiletto da sotto il manto scuro e lo puntò, veloce, al petto della fanciulla che indietreggiò terrorizzata.
Ferro e metallo. Come osava?, pensò lei.
«È giunto il momento di rivendicare ciò che mi appartiene» riprese lui, avanzando nella sua direzione.
Poi si arrestò di colpo e la ragazza cadde al suolo, in ginocchio.
Un fulmine squarciò la volta celeste illuminando le due figure per una frazione di secondo. Venne giù la pioggia, precipitando violentemente a irrorare il terreno brullo.
«Perché?» la voce le uscì tremante, mentre lacrime brucianti le rigavano il viso.
Lui rise sommessamente, come se traesse godimento nel leggere la disperazione e l’incomprensione negli occhi della fanciulla. L’acqua gli inzuppò il cappuccio e il mantello che divennero ancora più scuri.
«Perché tu non sei degna» sibilò, a denti stretti.
Senza darle modo di ribattere, si materializzò alle sue spalle e sfiorò con la punta dello stiletto il suo collo niveo. Bastò quel piccolo tocco.
La ragazza si afflosciò al suolo, come una marionetta senza fili.
Lui non perse altro tempo. Si chinò, lentamente, per controllare che non stesse fingendo. La girò, esponendole il volto alla furia della tempesta, e notò che le labbra già si tingevano di un viola livido. Si compiacque del lavoro svolto, rinfoderò lo stiletto e sollevò quel corpo svenuto per issarselo sulle spalle. Sbatté ripetutamente le palpebre per pulirsi la visuale, sfocata a causa della pioggia.
Il rombo di un tuono gli provocò brividi lungo la schiena.
Non mancava molto oramai, c’era quasi. Attraversò la radura, cercando di controllare ogni movimento per evitare di svegliare qualcuno. Per evitare di essere scoperto. A ogni passo gli stivali affondavano nel terreno morbido rallentando la sua andatura. Poi, finalmente, raggiunse il luogo scelto. Il Confine.
Adagiò il corpo della fanciulla su un tappeto di foglie e si passò una mano sul volto imperlato d’acqua. Inspirò a pieni polmoni quell’aria gravida di profumi selvatici, di nuove speranze, e il sorriso che gli si dipinse sulle labbra fu di vero trionfo. Ce l’aveva fatta. Finalmente, e dopo un’attesa interminabile, poteva ritornare vincitore ottenendo, così, il suo meritato premio. Non gli dispiaceva essersi macchiato di un crimine atroce che, se fosse stato scoperto, avrebbe comportato conseguenze ancora più terribili. Non gli importava della perdita, né del dolore che avrebbe causato a tante persone. Lui asserviva il volere del fato e lo aveva fatto senza esitazioni, dimostrandosi capace di portare a termine anche missioni di quel tipo.
Chiuse gli occhi e calcò il cappuccio sulla testa fino a coprirsi completamente la visuale.
Un istante dopo il cuore della terra palpitò e allora seppe che era giunto il momento.
La pioggia s’arrestò all’improvviso, mentre un raggio di quella luna piena e fulgida bucava le nuvole temporalesche e colpiva il viso della ragazza, come accarezzandolo.
L’incantesimo ebbe inizio.
Lui indietreggiò di alcuni passi, stringendosi il mantello intorno al corpo, poi voltò le spalle e si confuse con le ombre fitte della foresta.
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Maurizio Temporin - Iris. Fiori di Cenere
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Intervista a Maurizio Temporin
1. Ciao Maurizio, grazie per aver accettato il nostro invito. E' un onore averti qui.
Mi spiace di essere a mani vuote, di solito porto una bottiglia…
2. Chi è Maurizio Temporin?
Mi siedo qui allora, sul cuscino di chiodi… Maurizio Temporin, non sono esattamente io. Cioè, ci sono io e poi c’è Maurizio Temporin, quell’altro, quello che parla facendo bolle di colore, che dice di viaggiare su una sciarpa nello spazio e che gioca a biliardo coi pianeti. Di lui so che è un esploratore, un ottico, uno scinziato, uno scrittore, un’artista, un pazzo. Inciampa nel mondo e si fa inseguire dai sogni. Ha un passato misterioso e un futuro incerto. Lo avvolge il fumo e lo muove la sua ombra. Poi ci sono io, che qualcosa con lui condivido, ma sono più umano e meno interessante.
3. Il primo libro che hai letto? Conservi un bel ricordo?
Grazie per i biscotti… Come se avessi accettato, ma sono allergico all’arsenico. Il primo libro che ho letto… Quello di cui conservo un bellissimo ricordo e una copia è “Il libro dei babau” scritto da Francesca lazzarato e illustrato da Nicoletta Costa. Era uscito nel 92, quindi io avevo più o meno quattro anni. Mi ha traumatizzato. Stupendo.
4. Quali sono i tuoi romanzi preferiti? Hai presente: copertina consunta, bordi spiegazzati, pagine con le orecchie?
Quindi quel pulsante rosso che stai accarezzando non è collegato alla corrente e alla mia sedia… Sicuramente “il popolo dell’autunno” e “Paese d’ottobre” di Bradbury. Sono stati i libri che mi hanno fatto iniziare a scrivere… Quelli che mi hanno fatto capire un po’ meglio dove si trovava casa mia. Sul bordo di un lago nero, in cui vivono creautre abissali. Una casa che è tutta soffitte e cantine, fatta di foglie secche e dall’affitto modesto.
5. E la prima storia che hai scritto? Stessa domanda: conservi un bel ricordo?
Sì, era un racconto. Lo conservo dentro a un grosso barattolo, nella formaldeide. Ma è ostinato e per quanto chiuda bene il tappo continua ad uscire. Era la storia di un ragazzo che andando al liceo si perdeva nella nebbia e incontrava una strana creatura, gigantesca, fatta di corvi. Succede spesso da queste parti d’Italia. Di perdersi nella nebbia intendo.
6. Sinceramente: volevi diventare uno scrittore?
No, non era decisamente nei miei piani. Mi ci sono ritrovato. Un po’ come quando ti risvegli al mattino e dici “Perché sono in un fosso vestito da Elvis? E questa cosa che mi… Oh mio Dio!”. In realtà ho cominciato a scrivere per divertimento, non avrei mai immaginato di pubblicare. A 15 anni abbozzai “tutti i colori del buio” romanzo in cui Ray Bradbury compariva come personaggio, semplicemente per mettere giù una storia che avevo in mente. Poi ho contattato la sua agente, Vicki Satlow, per chiederle di inviarne una copia allo scrittore. Lei mi rispose che Bradbury non leggeva italiano e io, sorridendo, dissi che mi accontentavo di fargli vedere le illustrazioni. Alla fine mi richiamò dopo qualche giorno e mi propose di rappresentare anche me. Non me ne ero accorto, ma avevo già cominciato a scrivere un altro romanzo. A volte devono dirti gli altri cosa sei, o non te ne accorgerai mai. La prova del nove è quando ti insultano.
7. Comunque, oggi lo sei. Cos'è cambiato in te?
Bella macchina fotografica, era da tanto che non ne vedevo così… A canne mozze. Ma magari dopo usiamo una digitale. Se è cambiato qualcosa in me? No, sarebbe stupido. Chi mi conosce bene sa quali sono le cose a cui do importanza. Scrivere, dipingere, creare, è un gioco serio, un divertimento faticosissimo, che mi dà soddisfazione solo quando posso condividerlo. Se sono cambiato, non è certo per quello che faccio, ma è per le persone che ho conosciuto e che sono entrate o uscite (purtroppo a volte succede) dalla mia vita (o dalla loro).
8. Consigli di Maurizio Temporin: secondo te, quali sono gli ingredienti segreti per scrivere una buona storia?
Otto scimmie modificate geneticamente. Con quelle risolvi tutto. Ma sono troppo costose e poi la protezione animali ti sta col fiato sul collo. Oppure rapisci uno scrittore. E’ più economico e sporca meno… Scusa, a volte pecco di serietà. Il segreto di una buona storia, personalmente credo che sia nel modo in cui viene raccontata. Ma di segreto non c’è poi molto, bisogna sapere bene fin dall’inizio cosa si vuole fare. E’ uno di quei piccoli vantaggi che la scrittura ha in confronto alla vita. Puoi decidere cosa accadrà. Non è poco.
9. "E vissero per sempre felici e contenti" o "Fu così che morirono tutti"?
E morirono tutti felici e contenti. Ma in realtà non do molto peso ai finali. E’ un po come la destinazione di un viaggio. Per me il senso del viaggio è proprio viaggiare.
10. Il tuo rapporto con le case editrici?
Nell’intimità? Beh, non riesco proprio a vedere le case editrici come case editrici. Ho questo problema un po’ con tutte le organizzazioni e i ruoli. Tendo a vedere le persone. Alla Giunti ho avvertito fin da subito questo clima umano condiviso un po’ da tutti. Non potevo desiderare di meglio.
11. Quando scrivi, cosa non deve mai mancare? Ti sei mai lasciato ispirate dalla musica?
Sigarette, caffè, brandy e notte. Lo so, un po’ stereotipato, ma il cocktail funziona bene. La musica vorrei capirla di più, ha un potere enorme di generare atmosfere precise. Ogni mio libro ha una colonna sonora (in questo periodo, scrivendo il secondo capitolo di Iris, sto ascoltando ossessivamente “la regina della notte” http://www.youtube.com/watch?v=H_xfC9RXicU), ma mentre lavoro deve esserci silenzio. O al massimo una scimmia con un organetto. Ho addestrato una delle otto.
12. Bene, ora parliamo di Iris, la tua ultima pubblicazione. Come nasce l'idea?
Allora, intanto il fatto che una ragazza annusi dei fiori e finisca in un mondo parallelo, non ha niente a che vedere con l’incitamento all’uso di droghe. Scrcivilo, scrivilo, mi serve come testimonianza al processo… Non avevo mai lavorato a un urban fantasy prima di questo e “fiori di cenere” è un tentativo di affrontare il genere sotto un punto di vista diverso, di contaminarlo con altro, dalla letteratura classica all’arte e al cinema. Ho porvato a partire da qualcosa che i lettori conoscono bene, un contesto familiare, per poi trascinarli molto lontano, in un mondo inesplorato, che nessuna geografia conoscerà mai.
13. Thara: identikit di un personaggio.
Thara ha diciassette anni, ma non un padre. Ha gli occhi viola, e soffre di narcolessia. Per il resto è una ragazza normale. Ah, giusto, se annusa gli iris si risveglia in un mondo alternativo fatto di cenere. Il fatto che sia sopravvissuta a tutto questo senza riportare gravi disturbi alla personalità, è gia qualcosa, ma se devo descriverne il carattere, la paragonerei proprio a un fiore. Può essere battuta dai venti più forti, ma per quanto il suo aspetto sia delicato, è in grado di resistere pressochè a tutto. Insomma, si piega ma non si spezza. Non vorrebbe saper viaggiare fra i mondi, non vorrebbe soffrire di narcolessia, desidera solo un po’ di normalità, ma ha un autore sadico e non può farci niente.
14. Sono assai rapita dalla storia degli Iris, questi fiori così importanti per Thara che le permettono di viaggiare, ad occhi chiusi, in un mondo fragile e polveroso. Perché proprio gli Iris? Ci racconti come sei arrivato ad archittettare questa genialata?
Qui devo fare un pistolotto intellettualoide e un ritorno al passato… Un fiore, un’occhio, e un’arcobaleno. La parola iris/iride, può essere sostituita a tutte e tre. Nella mitologia Iride era l’araldo di Giunone. Viaggiava fra il mondo degli uomini e quello degli dei e si credeva che il suo passaggio fosse testimoniato dalla presenza di un arcobaleno. Anche Thara sa viaggiare fra i mondi, fra il nostro e il Cinerarium, un luogo di cenere e senza colore. Ma Thara, prima di diventare un personaggio della mia immaginazione, è anche una persona vera. Quando andavo al liceo, mi ero innamorato di lei e avevo cominciato a scriverle lettere anonime accompagnate da fiori di iris. Per quasi un anno abbiamo mandato avanti questa relazione epistolare scombinata senza che lei sapesse chi fossi… Ma a parte motivi etimologici o personali, credo comuqnue che l’iris sia un fiore misterioso per davvero, una calamita naturale che non attira solo le api ma anche fenomeni “limite”. Ad esempio, forse è una casualità, forse no, ma è stata la Giunti a voler compare la saga. La Giunti è la casa editrice storica di Firenze e il simbolo di Firenze è proprio un Iris. Un iris viola.
15. Nate vs Ludkar (risata superdiabolica). Genesi dei due personaggi maschili. Tu per chi parteggi?
Non mi piace prendere posizioni. Nate e Ludkar sono due anime perse, che hanno reagito in modo diverso alle loro situazioni. Se devo scegliere fra i due però, penso che sia più interessante il secondo. Come è nato? Nell'unico altro modo in cui possono nascere le cose, non da sua madre, ma perché lo ha chiamato il mondo. Non mi sento di dichiarare una paternità, Ludkar è qualcosa che esiste per conto proprio. E' il malessere più che il male, è il gusto di far saltare per aria le cose e di non avere rispetto e di ridere, perché odiamo il sistema che collaboriamo a creare. E' qualcuno che è stato chiamato a giocare senza averlo chiesto e anziché ritirarsi, ha deciso di far vedere agli altri la sua opinione. Anche se non gli interessa neppure quella. Non ha scopi, solo una grande noia. Se qualcuno legge il libro e dice di non vedere niente di sé in Ludkar, sta mentendo. Anche se è in buona fede, sta mentendo. Purtroppo o per fortuna.
16. Qualche anticipazione sulla nuova prossima avventura di Thara?
Ti sei mai chiesta… Se i morti sognano? E sopratutto che cosa sognano? Ma ti lascio alcune foto scattate sul set del libro: Una bambina di sei anni al teatro dell’opera ha un coltello in mano. Un meteorite viene trasportato da elicotteri militari sul mare. In una galleria abbandonata del metrò un jukebox suona mentre qualcuno balla da solo a piedi nudi.
17. Ci faranno anche un manga, vero? E un film?
Sì, il manga lo stanno realizzando Ana Carlota Pacunayen e Chiara Bracale, due autrici davvero notevoli. Non sono ancora state prese decisioni editoriali, ma il lavoro è a buon punto. Ogni tanto daremo qualche anticipazione nella rete, qualche immagine per tenere viva la curiosità. Intanto ti lascio un link di Chiara per renderti conto di quella che sarà la qualità. http://www.bonland.eu/ Iris è stato opzionato, adesso vediamo come andranno le cose per la realizzazione di un film.
18. Visto che ci siamo, come celebrerai il Natale?
Non festeggio il Natale. Non sono credente, cioè, quello in cui credo sono gli uomini e che l’universo sia incredibilmente complicato. Da piccolo però era un giorno che adoravo, poi sono cresciuto e ho iniziato a realizzare che un vecchio entrava in casa nostra di nascosto, mentre noi dormivamo. Creepy… Ma le cose sono inizate a sfuggirmi di mano verso i sei anni quando feci un presepe mettendoci i dinosauri. Non riuscivo più a far quadrare logicamente tutte le cose. Alcuni parenti dicevano che veniva Santa Claus, altri gesù bambino, così cominciai ad avere una gran confuzione in testa e a immaginare slitte volanti trainate dagli apostoli o babbi natali crocifissi. Ma nonostante tutto il Natale mi piace, come mi piacciono tutte quelle cose che fanno diventare surreale la vita di tutti i giorni.
19. Luce o tenebre?
Sono affascinanti entrambe, ma è interessante solo quando interagiscono, come i riverberi delle vetrate dentro l’oscurità d’una cattedrale, o una colonna di fumo nero nel cielo più limpido. Se invece parliamo per metafore, non credo all’esistenza del bene o del male, ma dell’imparzialità. Siamo noi a dare i significati alle cose. E possiamo sempre scegliere quale dare. In ogni caso. Sangue può voler dire morte, ma può anche voler dire vita. L’umorismo e la leggerezza sono la squadra con cui mi schiero.
20. Grazie mille Maurizio, per la disponibilità e la cortesia. Torna a trovarci quando vuoi.
Molto volentieri! La tua è la sala delle torture più confortevole che abbia mai visitato.
sabato 11 dicembre 2010
In My Mailbox (20)
giovedì 9 dicembre 2010
Speciale Natale: Dear Santa
Autore: Bev Vincent
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 192
Prezzo: 40,00 €
+++
Finalmente, Bev Vincent svela tutti i segreti e i retroscena della fortunatissima carriera di Stephen King raccogliendo in un prezioso volume numerose testimonianze inedite della vita e del lavoro del celebre scrittore. Un libro di grande formato, riccamente illustrato, tutto da leggere e da scoprire. Dentro speciali tasche interne, infatti, i lettori troveranno il giornalino del college di King con i suoi primi racconti; fotografi e mai viste prima; la versione originale di It con appunti autografi ; disegni, schizzi e molto altro ancora. Un modo unico, originale e immediato per entrare nel mondo di Stephen King. Un mondo fatto di incubi terribili.
Autore: Geroge R.R. Martin
Editore: Mondadori
Pagine: 448
Prezzo: 9,50 €
+++
Autore: Rachael King
Editore: Piemme
Pagine: 416
Prezzo: 19,00 €
Autore: Ann Brashares
Editore: Newton Compton
Pagine: 336
Prezzo: 14,90 €
Titolo: Gli ingredienti dell'amore perfetto
Autore: Kate Jacobs
Editore: Piemme
Pagine: 352
Prezzo: 18,50 €
+++