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mercoledì 7 agosto 2013

Videorecensione: LA STANZA DEL DIPINTO MALEDETTO di Corrado Spelli



INTERVISTA A CORRADO SPELLI

1. Ciao Corrado, benvenuto nel mio piccolo ma spero accogliente salotto virtuale. Accomodati pure, prego. Ho preparato dei biscotti al cioccolato e cocco. Ti piacciono? Bando alle ciance, ti andrebbe di presentarti ai miei lettori? Sai, sono dei curiosoni. 

I biscotti al cioccolato sono perfetti, magari anche un caffè, fatto con la moka, anche se è un caldo infernale. Allora, da dove comincio, sono un ragazzo (fino ai 40 ci si può reputare tali), sono giornalista e vengo da questa piccola cittadina della provincia di Bologna che si chiama Medicina. Medicina è una località che, pur essendo in buona parte sotto al livello del mare, sforna talenti a ripetizione, come vicini di casa, giusto per citarne un paio, ho Caterina Cavina (scrittrice per Baldini e Castoldi) e Bruno Barbieri, il giudice di Master Chef.

2. Ma da dove è nata questa vena letteraria? Raccontaci un po' come è andato a formarsi il Corrado scrittore. Quali romanzi leggevi, quali erano i tuoi autori di riferimento... Sono tutta orecchie. 

Al Liceo scientifico di Budrio avevo 3 in matematica e 8 in italiano, non sto scherzando, mi presentai con questi voti alla maturità, che ovviamente fu un 36 risicato. Scrivere mi è sempre piaciuto, ho cominciato raccontando una vacanza a zonzo per l’Europa, quando avevo 18 anni, poi ho continuato, dapprima restando sul filone autobiografico, per poi viaggiare di fantasia.
Sono cresciuto con Stephen King, come tanti, che successivamente ho abbandonato per diversi anni, fino a ritrovarlo alcune settimane fa, con l’ultimo Joyland. Ecco, Joyland è il tipo di storia che vorrei scrivere, un po’ romanzo di formazione, un po’ di paura.

3. E la collaborazione con la TZLA? Da quanto tempo sei con Rossano e Massimiliano? Mi emoziona tanto porti questa domanda, puoi ben immaginare il perché.

Sono con loro da quando sono nati, forse il primo autore messo sotto contratto. Ho vissuto la crescita dell’agenzia, le loro difficoltà e i primi successi, è sono contento di essere sempre rimasto fedele a loro. Non si contano le volte che li ho raggiunti a Verona o Vicenza, e le grandi bevute fatte assieme, è un rapporto che va oltre il lato professionale, c’è una profonda amicizia. Nel romanzo “La stanza del dipinto maledetto” hanno avuto un ruolo chiave, l’ho condiviso con loro, capitolo per capitolo, e ci siamo confrontati su storia e stile, mi hanno sempre concesso l’ultima parola.

4. Quante difficoltà hai incontrato prima di arrivare alla pubblicazione di LA STANZA DEL DIPINTO MALEDETTO con la Newton Compton?

Mi viene da ridere. Ti ho detto che sono con la TZLA da quando sono nati? Ecco, significa che ho atteso un editore per 8 anni. In verità non per questo romanzo, ci sono stati due manoscritti, prima di questo, che adesso fanno da carta per il camino. “La stanza del dipinto maledetto” è stata in giro per sei o sette mesi prima di trovare casa, quindi un tempo relativamente breve.

5. Che tipo di scrittore ti senti?

Istintivo, nel senso che comincio con un’idea e poi la storia cambia regolarmente in corso d’opera. Per me la scaletta non esiste, o meglio, anche quella cresce e cambia mentre la storia si sviluppa. Ora che la cosa sta diventando seria sto cercando di darmi un po’ di regole, scrivere a intervalli regolari, evitare le notti insonni, non farlo da sdraiato o in posizioni assurde... Ehehehe 

Ma tu volevi sapere il genere che preferisco? Dai, un horror con una base di amore e sensibilità, esiste? Sì, ecco, hai presente Lasciami entrare di Lindqvist? Per me quello è un punto di arrivo, un horror che, al tempo stesso, è una delicatissima e innocente storia d’amore. 

6. Perché ambientare le vicende a Perugia? Il tuo romanzo richiama situazioni molto europee più che italiane; non so, è come se fosse la versione più elaborata e complessa degli YA statunitensi. E questo è un complimento. Magari gli YA fossero tutti come il tuo pargoletto di carta e inchiostro. 

Grazie per il complimento, me lo metto in tasca e lo conservo per i tempi difficili. La verità è che doveva essere ambientato a Durham, bellissima cittadina inglese, molto gotica, quindi in linea con il genere. Avevo già scritto 30 pagine, magari un giorno le posterò. Poi il nostro amico Rossano mi disse: ambientalo in Italia, lo vogliamo pubblicare qui, perché andare a trovare altri posti? Lo presi in parola e ricominciai daccapo. Perché Perugia? Mi è sembrata la città più adatta.

7. Immagino che abbia speso molto del tuo tempo in ricerche e documentazioni per la ricostruzione storica dei fatti, vero? Perché, diciamolo ai nostri lettori, la Storia, nelle sue branche più fosche e segrete, è alla base dell'intreccio. Come mai questa scelta? Passione radicata o semplice ispirazione?

E’ nata prima la storia ambientata al giorno d’oggi, i capitoli storici non li avevo previsti, è stata un’idea successiva, per me vincente, ma ti posso garantire che non tutti hanno apprezzato. Ho avuto un lettore che mi ha detto di aver riletto una seconda volta il romanzo saltando tutti i capitoli storici e che, secondo lui, diventa molto meglio, sarà...
Come ricerche sono stato facilitato dalla passione di mio padre per l’antiquariato, per cui ho a disposizione diversi libri e materiali su cui documentarmi. Però in futuro non penso di dedicarmi al romanzo storico, in questo caso ci stava, ma non è il mio genere.

8. Fantastico. Eccoci giunti alla domanda che più bramavo farti. La protagonista del tuo romanzo è una giovane ragazza intraprendente e in fondo tanto romantica. Una bella sfida narrare dal punto di vista femminile, eh?

Una bella sfida, ma non mai avuto alcun dubbio nella scelta. Mentre ho cambiato l’ambientazione geografica in corso d’opera, non mi è mai passato per la mente di cambiare il punto di vista narrativo o far diventare ragazzo il protagonista. Lei è perfetta, e in futuro diventerà più forte e risoluta.

9. Cosa ci aspetta adesso? Rivedremo ancora Lars?

Liz scoprirà cose incredibili sul passato della sua famiglia. Lars ci sarà, ma sarà lei, finalmente, ha prendere in mano le redini della vicenda, stavolta sarà lui a rincorrerla, e non viceversa.

10. Grazie infinite Corrado per essere stato in nostra compagnia. Ti facciamo un grande in bocca al lupo, ti auguriamo ogni bene e ti invitiamo a tornare ogni volta che vorrai. Troverai la porta sempre aperta.

Prendo l’invito in parola, tornerò presto.

3 commenti:

Serena Versari ha detto...

Bello!! In questi giorni stavo proprio cercando qualcosa di simile da leggere :-)
Bella recensione e tanti complimenti a Corrado!

CRAZY GIO ha detto...

Come già detto mi mancavano le tue videorecensioni!
Che bella intervista,è come un invito a crederci sempre :) Ho tanta curiosità verso questo romanzo, prima o poi lo leggerò sicuramente. Bacini cioccolosi alla mia Anita :*

Ludo ha detto...

Peccato che, oltre all'ambientazione italiana, anche i protagonisti non siano un po' più italiani...

La trama è davvero intrigante, in ogni caso.