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giovedì 30 settembre 2010

Anoressia: parliamone

In occasione dell'uscita di Wintergirls, romanzo di Laurie Halse Anderson pubblicato dalla Giunti Y (di cui ho fatto una videorecensione qui), ecco che ho pensato di raccogliere il parere di alcune ragazze in merito al tema portante di questa storia: l'anoressia. Un dramma che dilaga tutt'oggi e che interessa non solo la popolaizone femminile ma anche quella maschile. Ho realizzato un video e un'intervista scritta. Vi posto entrambe le cose.









Stefania Auci, scrittrice:
Posso dirti che l'anoressia è il frutto di una serie di disagi che si covano dentro per tempo. Nulla che tu non sappia: i rapporti con la madre, specie se essa fornisce un modello genitoriale forte, i rapporti con il padre, la tentazione di fermare la crescita annullando il proprio corpo attraverso il rifiuto del cibo e così via. Si parla poco del legame amicale che hanno le anoressiche tra loro: spesso, chi ha un problema alimentare, tende ad associarsi a persone che condividono i suoi "ideali." La moda ha un suo peso, ma a mio avviso, non così forte come si pensa. Spesso, il rifiuto del cibo è un rifiuto del sé e dunque una volontà di morte. Solo chi è perfetto merita di vivere, e così via...


Giuliana Popolizio, blogger e appassionata lettrice:
L'anoressia è..tante cose tutte insieme. E' un tarlo invisibile che ti logora dentro piano piano e si prende tutto di te. Persino l'anima.Soprattutto l'anima. E la conseguenza più evidente è il deperimento fisico. Chi sceglie consciamente o no, di farsi così male, è una persona che non si ama forse perchè in primis non si sente amata.Quindi il primo passo per andare incontro a queste persone è proprio un passo d'amore. Questo è quello che penso pur non avendo delle esperienze dirette.


Elisabetta Bricca, scrittrice:
Ciao Anita,
problema spinoso questo dell'anoressia.
Il mito della perfezione si lega indissolubilmente a quello dell'apparenza che tanto plasma gli anni e la società in cui viviamo. Non conta "essere", ma, appunto, apparire. I media, la moda, hanno certo il loro peso, ma lo ha anche la mancanza di valori per una generazione che non si rapporta più agli altri attraverso il legame di sangue che caratterizzava la comunità in tempi passati, ma tramite l'immagine del sé. Oggi, basta essere belli, sfrontati, egoncentrici e senza scupoli per essere considerati dei vincenti.
Il binomio bellezza (quella veicolata dalle riviste patinate)= accettazione da parte di chi ci circonda non sempre corrisponde a ciò che siamo veramente. Da qui, il rifiuto del cibo e la ribellione verso la vita che ci ha dato un corpo che non corrisponde ai canoni socialmente imposti.


Camilla De Iesu, blogger:
Secondo me è tutta questione di insicurezza. Sì i media e tutto, però alla fine credo che tutto sia riconducibile al carattere di una persona.
E penso anche che non sia questione di generazione, be', in ogni generazione ci sono persone insicure che devono trovare delle conferme in qualche modo, e persone che riescono a "rassegnarsi" (lo so che è brutto da dire, ma è il termine più adatto!) ed accettarsi. Magari sono solo diversi i modi di dimostrare questo disagio. Be', l'anoressia è la forma più estrema per confermare di appartenere alla prima categoria!
Questo è quello che penso... non aggiunge nulla a quello che dicono tutti, ma ci tenevo a sottolineare che secondo me non è una questione generazionale.



Carlotta De Melas, scrittrice:
Le parole a volte non bastano. Soffocano le realtà, le stringono fra lacci invisibili, ma altre volte donano soffio, attenzione, consueta libertà. Quando si parla di anoressia accadono entrambe le cose.
L'anoressia è un male dell'anima, della testa, della fame di amore e di attenzione, il perseguire un'ideale di perfezione che si scontra con la realtà.
Briciole di persone ridotte in frantumi e che talvolta non si rendono conto dell'immagine, di sofferenza, che lo specchio riflette. Uno specchio che è un nemico perchè negli occhi delle persone che soffrono di anoressia non vi è la capacità di vedersi. Il cibo diventa un'arma, l'assenza e la privazone di cibo un nascondiglio. Il cibo permettere di controllare se stessi, anche se il controllo è delirante...anche se spinto verso la sofferenza estrema di anima, di intelligenza, di corpo.



Anna Battaglia, scrittrice:
Anoressia è: una tragedia al femminile.
Molto spesso si finisce per dare la colpa ai media che sicuramente contribuiscono a far credere alle donne (visto la maggior parte degli uomini bada davvero poco alla “magrezza” delle compagne) che la forma fisica perfetta sia quella pelle ed ossa. Sicuramente una percentuale deve i propri problemi alimentari alla cultura sociale in cui ci troviamo ma, sono convinta che una percentuale decisamente più alta veda dipendere questa malattia, perché è in tutto e per tutto una malattia, a qualcosa che è già dentro di sé.
Non parlo di un gene dell’anoressia o di una predisposizione ma di una frattura dell’anima.
Un disagio o una sofferenza (le cause possono essere così disparate che è impossibile a volte anche a livello medico individuarle) esterna, causata da una relazione con gli altri che finisce per affliggere l'aspetto più intimo della persona. Un conflitto con sé stessa, la donna si odia perché si vede grassa e dall’altro lato si ama perché, smettendo di mangiare, i vestiti cominciano a starle larghi. La ragazza finisce per sentirsi sola, in balia solamente dell’ossessione per lo specchio e la bilancia, in un certo senso è una conseguenza logica che vada a cercare qualcuno con cui condividere la sua situazione, qualcuno che, come lei, prova le stesse cose, lo stesso senso di debolezza verso il mondo, la medesima vulnerabilità.
Nella mia vita la mia esperienza con l’anoressia è stata, fortunatamente, indiretta attraverso una persona a me vicina ma, quel poco che ho potuto vedere sono ragazze che si perdono, che spariscono come la loro carne si consuma. Le loro mani che sono armi da rinfoderare perché troppo pericolose visto che possono maneggiare il cibo. A guardare queste ragazze così magre si prova la paura di poterle spezzare solamente con lo sguardo, la sensazione di abbracciare una costruzione di carta velina troppo fragile.
Una mia modesta opinione è quella che l’aiuto medico sia fondamentale ma l’amore di una famiglia o persone vicine siano una cura insostituibile. Ogni ragazza, donna o persona anoressica potrebbe riuscire a trovare una propria ancora di sicurezza a quel circolo vizioso in qualcosa che solo per lei può avere l'effetto della salvezza.

Dilhani Heemba, blogger e scrittrice:
Io non me ne intendo molto, ma vorrei sottolineare che, ad oggi, sta diventando anche un problema maschile.

1 commento:

Laura ha detto...

Belle interviste,ti fanno capire cosa pensano delle persone di età diverse su un tema comune,che ci unisce tutte,dalle 13enni(io ne ho 12 e mezzo,qundi più o meno...)alle persone adulte ad esempio te o la ragazza della seconda intervista che si chiama Daniela giusto?Dalle bambine alle donne,perchè l'anoressia non riguarda solo chi ne soffre ma anche chi ossrva da vicino o da lontano,io non ho mai avuto amici\parenti che ne soffrono ma sono andata su alcuni siti pro ana e ti fanno rizzare i capelli in testa,bisogna guarire e non convincere altre a diventare così.