Ehilà amici lettori. Buondì e buon sabato. ❤
I lettori alla Mondadori di Taranto. |
Sono le 10.00 e il sole splende. Dopo una settimana infernale, torno alla mia postazione per dedicarmi a una di quelle chiacchierate familiari dai toni dilettevoli e infinitamente rilassanti.
Vediamo, da dove cominciare? Sono partita a razzo con le presentazioni di Everlasting. Il nuovo mondo e dopo le trasferte a Milano e a Roma (di cui devo ancora caricarvi il vlog) è arrivata la volta della Puglia. Ieri a Brindisi, oggi a San Pancrazio, due giorni fa a Taranto. Insomma, il delirio. E sempre con gli studenti in prima fila a godersi lo spettacolo. In fondo è a loro che vorrei raccontare e raccontarmi, cercare di estrinsecare il mondo laddove le risposte si fanno troppo implicite e le domande ingarbugliate. Però non ho potuto fare a
I lettori a San Pancrazio. |
meno di chiedermi una cosa. Sì, anche io talvolta me ne resto con un paio di interrogativi a ronzarmi nel cervello e a incepparmi il cuore. Perché questi ragazzi hanno occhi grandi abbastanza da contenere universi, eppure preferiscono gli spazi stretti e i silenzi angusti, le parole preconcette e i giudizi in svendita. Questi ragazzi che fissano l'abbagliante intermittenza degli schermi in attesa di ricomporre i pezzi di un'identità violata, senza la consapevolezza, però, di riconoscersi colpevoli, artefici primi di quella terribile decadenza di coscienza. Hanno dimenticato il carattere sensoriale della vita, si spengono al debole richiamo dei sentimenti, non sanno che farsene di tutto quell'eccesso di immaginazione che sta nei libri. Così li vedi fuori, nei loro involucri opachi, ed è sempre più difficile scalfirli, colpirli nel nucleo primigenio della loro essenza, stanarne la natura
I lettori a Brindisi. |
sepolta in qualche parte, comunicare nella stessa lingua. Ma perché? Cosa e come diavolo è accaduto? Possibile che si tratti soltanto di un divario generazionale? Io non voglio e non posso crederci. Mi oppongo. Però aiutatemi voi – sì, proprio voi ragazzi – a districare i nodi e chiudere il caso una volta per tutte. Sopporteremo insieme la fatica.
Non abbiate paura di rispondere all'appello dei vostri ideali, di dubitare, di curiosare… Ficcanasate pure ovunque possiate. E se sbaglierete, ringraziatevi. Qualcuno dei vostri amici se ne andrà perché non sarà pronto a perdonarvi, qualche volta sarete voi ad andarvene e qualche altra volta ancora perderete quella che vi sembrerà l'occasione di tutta la vostra esistenza. Non biasimatevi mai. State al gioco, accettate il rischio, sfidatevi. Considerate anche questo blog come una pagina di condivisione emotiva, non solo letteraria.
Pausa. Eretto questo doveroso preambolo – perché, dai, sul serio vi sta bene farvi chiamare "spiantati"? – passiamo a diversi tipi di avventure. Come me la passo con le letture? Direi assai bene, amici miei. Avevo profetato di marzo che sarebbe stato il mese della ripresa e ci avevo indovinato. Grazie ai viaggi che mi hanno costretta a lunghe ore di stasi da treno, sono riuscita ad abbuffarmi come non succedeva da troppo tempo. Un libro dietro l'altro, giù per la gola e poi dritto in fondo allo stomaco e in ogni cellula. È stata una strapazzata ma ne è valsa la pena. L'ultimo l'ho assaporato
questa mattina, quasi sotto la provvidenziale coercizione di una delle mie colleghe del Servizio Civile: Nell'erba alta, del venerabile signor Stephen King e di suo figlio Joe Hill. Le trentotto pagine più logoranti che abbia avuto il coraggio di digerire a colazione, si può dire, e per fortuna senza aver piluccato niente prima di cominciare.
Scrittura magistrale come al solito, niente da contestare, ma una vicenda che sbrindella impietosa. Bisognerebbe andarci piano con certi contenuti, o perlomeno apporre un'avvertenza. Giusto per chi non se la sentisse di vivere l'esperienza o per dare modo di prepararsi.
Comunque bellissimo. Una solidissima architettura narrativa che si sviluppa in una manciata di pagine calcolando perfettamente ogni incastro. Benché gli ultimi lavori del Re non abbiano superato a pieni voti il mio giudizio, ritrovarlo dopo un'obbligata astinenza si è rivelato propizio. Ora tocca a It (di cui il trailer del nuovo adattamento cinematografico mi ha fatto accapponare la pelle). La rilettura. Oh-oh, prevedo settimane molto felici.
Per il resto dei titoli che ho collezionato nel mese di marzo aspettatevi di veder comparire la puntata video del Wrap-Up da un momento all'altro.
Il romanzo nella sua prima edizione italiana. |
Ho iniziato a guardarmi 13 Reasons Why, la serie-TV di Netflix ispirata al romanzo di Jay Asher. Quando lessi la storia di Hanna e del suo suicidio la sentii aderire sulla pelle come se fosse mia e ripercorsi gli anni peggiori della mia adolescenza, quando respirare era un'operazione di difficoltà immane e sostenere lo sguardo del mio riflesso allo specchio ancora più crudele. La puntata d'apertura ha introdotto davvero bene i personaggi, senza sminuirli o stereotiparli ma, al contrario, affidandosi alla loro personalità semplice per favorire subito un rapporto di empatia e di immedesimazione con lo spettatore. Ritmo forse a tratti lento, vuoti in cui ci si perde, ma riflettendoci a sangue freddo credo faccia parte della sua destinazione ultima. Arrivare alla fine sarà dura e bisognerà farlo nel giusto modo, senza accelerare il doloroso processo.
Ho intenzione di terminarla oggi per parlarvene degnamente la prossima settimana. Se l'avete vista, cosa ne pensate?
Per ora è tutto, amici miei, ma non abbassate troppo la guardia.
Nessun commento:
Posta un commento