Quanto può essere difficile la vita? Quanta sofferenza devi sopportare prima di ritornare a gioire? Lucia non sapeva trovare una risposta alle tante domande che le frullavano in testa. Gli ultimi periodi della sua esistenza erano stati così intensi e problematici, così tristi e deprimenti, che non aveva avuto il tempo di fermarsi a pensare. A pensare su chi fosse diventata, su cosa stesse facendo e per quale futuro stesse lottando. Il suo o quello degli altri? Lucia era come un’anima in pena, sempre immusonita, con la voglia di sfogare il suo disagio al mondo intero, disarmata e sconfitta. Non le importava cosa dicesse sua madre, sua sorella o la sua migliore amica. Nessuno poteva capire quello che provava. Nessuno, eccetto Holden. L’avrebbe conosciuto presto, quel ragazzo, perché era scritto nel suo destino. Anche questo Lucia non poteva saperlo. E continuava a camminare per le vie della città con la testa china e gli occhi arrossati, le braccia penzoloni e le gambe tremanti. Assolutamente ignara di quello che, di lì a poco, sarebbe successo.
***
- Dove vai?
- Non sono affari tuoi, mamma.
- Non ti permetto di rispondere in questo modo a tua madre, ragazzina. Dimmi dove vai, razza di ingrata!
- Vuoi sapere dove sto andando? E’ questo quello che vuoi sapere?
- Si, è questo che voglio sapere in questo momento.
- Ecco, vedi qual è il tuo problema, mamma? Tu non vuoi saperlo solo adesso, tu vuoi saperlo sempre. Tu vuoi sapere solo dove sto andando e dove sono stata, perché non ho finito di mettere in ordine la mia stanza, perché non uso certi toni, perché mi rifiuto di frequentare tutta quella gente spocchiosa che consideri tanto importante, perché non indosso mai una gonna o perché non mi piace truccarmi. E sei convinta che vada bene così, che basta fare queste cose per sentirsi felici. Mi dispiace deluderti ma con me non funziona. Rimango sempre una povera illusa che crede di poter contare sulla fiducia e sull’amore di una madre che non c’è. E ora che sai tutto quello che volevi sapere, posso andare?
- Dove stai andando, Lucy?
- Via di qua. Per sempre. E non chiamarmi Lucy, io sono soltanto la tua ragazzina ingrata. Ricorda.
***
Lucia, un cappuccio calato sugli occhi, camminava sotto una pioggia fitta e pungente. Incurante dei malanni che avrebbe potuto prendere, incurante di ogni cosa che non le appartenesse, di ogni conseguenza possibile e immaginabile. Perché quella era la sua scelta, la sua vita, e non esisteva nessuno al mondo capace di interferire. Sarebbe caduta, avrebbe commesso mille errori, ma avrebbe tirato fuori la forza di andare avanti, con fierezza e determinazione. Non aveva paura di niente se non della paura stessa di tornare indietro e mandare a monte il suo piano. Perché tornare indietro voleva dire condannarsi, una cosa che lei doveva evitare. Perciò sfuggì a quel pensiero e continuò a camminare, mentre la pioggia picchiettava sul suo viso.
E poi lo vide.
In mezzo alla strada, immobile, che la fissava. Che fissava lei. Lucia rallentò il passo fino ad arrestarsi. Il rumore della pioggia e dei tuoni che squarciavano il cielo era l’unica cosa a rompere il silenzio e la monotonia di quella sera. Lucia aveva il respiro affannato e non riusciva a distinguere bene i contorni della figura che le stava di fronte, ad una trentina di metri. Cercò di dire qualcosa ma si ritrovò la gola secca. Ebbe paura. Per un lungo ed interminabile istante, ebbe paura. Poi, le ritornò il coraggio e mosse qualche passo nella direzione della figura. Man mano che si avvicinava, Lucia iniziava a focalizzarne il profilo e a capire che si trattava di una persona. Un ragazzo, con esattezza. Alto e bello, con le spalle larghe e i muscoli definiti, le mani infilate nelle tasche di un paio di pantaloni scuri, molto eleganti. In effetti, era vestito come se fosse stato invitato ad un ballo. I capelli erano di un nero pece, lunghi fino alla nuca e ondulati. Le labbra sottili e sorridenti, gli occhi di un verde acceso. Lucia non ebbe timore a farsi ancora più vicina e a scrutare con maggiore attenzione quel volto così misterioso e affascinante. Il ragazzo non si mosse e aspettò che Lucia avanzasse. Quando furono a breve distanza l’uno dall’altra, si limitarono a guardarsi, come chi ha appena scoperto di avere un riflesso allo specchio, come chi ha appena scoperto qualcosa di meraviglioso e raro. Il ragazzo allargò il suo sorriso e tese lentamente una mano. Lucia sussultò, spiazzata da quel gesto, e il suo cuore prese a batterle forte.
- Non avere paura – la rassicurò il ragazzo con voce calma e suadente. – Non di me.
Lucia increspò la fronte, non del tutto certa di aver afferrato il senso di quella frase. Il ragazzo restò con la mano aperta verso di lei, pronta a condurla in chissà quale posto. Lucia provò una tentazione forte ad accettare l’invito, il desiderio di fuggire con quel ragazzo sconosciuto, di evadere in una realtà diversa, si faceva sentire forte in lei. Ma poi, la parte più saggia e razionale della sua mente la spinse ad indietreggiare un po’. Il ragazzo non si scompose.
- Sei libera di scegliere. Io non ti impongo di seguirmi. Ma anche se tu non volessi farlo, sappi che dovunque andrai io sarò con te.
- Chi sei? – si decise finalmente a chiedere Lucia.
- Nessuno che tu non conosca già, nessuno da cui tu debba fuggire, nessuno per cui tu debba sentirti diversa. Io sono il tuo migliore amico, e vorrei che tu ti fidassi di me.
- Come posso fidarmi di te? Non so nemmeno come ti chiami.
- Se basta questo a tranquillizzarti, saprai il mio nome. Mi chiamo Holden.
A Lucia quel nome parve di averlo già sentito altrove. Socchiuse gli occhi per studiare meglio quel ragazzo dal linguaggio così complicato e si stupì nell’accorgersi di quanto le somigliasse. Holden rese ancora più dolce il suo sorriso e inclinò leggermente il capo.
- Avanti, prendi la mia mano. Vieni via con me.
Che fare?, si domandò Lucia. Respirò lentamente, poi rispose. – Dove mi porterai?
- Dove vorrai portarmi tu.
- Perché? – sbottò all’improvviso Lucia. – Perché ora e non prima?
- Perché solo adesso hai chiesto il mio aiuto – rispose il ragazzo con lo stesso tono calmo e suadente. – Ascolta.
Lucia allargò le braccia. – Cosa?
- Non lo senti?
- Cosa dovrei sentire oltre questa stupida e fastidiosissima pioggia?
Holden restò in silenzio per qualche secondo, incastrando i suoi occhi smeraldini in quelli di lei. Lucia attese, spazientita e allo stesso tempo dispiaciuta per aver alzato il volume della voce con quel ragazzo dai modi gentili. Sospirò.
- Scusami – disse, con sincero rammarico. – Allora, cosa dovrei sentire?
- Il mio cuore che batte per te, questo dovresti sentire.
E in quel preciso istante Lucia capì di non essere mai stata completamente sola.
Questo è uno dei miei racconti. Sono curiosa di conoscere il vostro parere, visto che nutriamo tutti un amore per le parole.
6 commenti:
devo dire che mi piace come scrivi, si vede che leggi molto :) non mi dispiace neanche questo racconto un po' surrealista che devo dire per quanto breve è ben itrigante.. forse dovresti lavorare di più sui dialoghi ancora piuttosto "romanzeschi" più che realistici, però tutto sommato mi sembra un ottimo inizio!!
ps. ma Holden come il giovane Holden :)??
@Smilla*: anche io sono del parere di migliorare i dialoghi (mi soffermo troppo sulle descrizioni). Grazie mille per il tuo preziosissimo suggerimento!!!!
@Smilla*: mi sono dimenticata di rispondere all'ultima domanda. No, Holden come un nome che mi è balzato in testa e che mi supplicava di essere "utilizzato". Spesso mi succede così: quando devo dare il nome ad un mio nuovo personaggio, quello viene fuori da sè. Holden, in questo caso, è l'incarnazione dell'angelo custode di Lucia (questo racconto si ispira ad un mio stato d'animo e volevo trasmettere il senso di profonda solitudine che avvertivo).
si questa sensazione è ben chiara per tutto il testo, sei sicuramente riuscita nel tuo intento :)
..e guadagni anche mille punti in più visto che non è una citazione del giovane Holden, un libro di cui ancora oggi non mi spiego l' esistenza -_-
Bellissimo!! Ma fa parte di un libro? Scusate la mia ignoranza ma adesso ho scoperto questo sito...
Anonimo, ti ringrazio tantissimo. Questo è solo un mio racconto. Però prendo la tua domanda come buon auspicio. :)
Anita
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