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venerdì 24 settembre 2010

Anteprima: Dark Pleasure di Kresley Cole + Estratto

Tenetevi pronti, perché il 30 Settembre arriva il secondo capitolo dell'acclamata saga Gli Immortali, di Kresley Cole. La Leggereditore ha portato questa portentosa autrice, sempre ai primi posti delle classifiche internazionali, in Italia e noi lettori siamo rimasti stregati dal suo estro e inevitabile talento narrativo. Dark Love, il titolo del primo volume, Dark Pleasure, il titolo dell'imminente secondo. Ma vediamo di conoscere meglio questo ciclo dai poteri paranormali.


Gli Immortali: in America

Playing Easy to GetA Hunger Like No OtherNo Rest for the WickedWicked Deeds on a Winter's NightDark Needs at Night's EdgeDark Desires After DuskKiss of the Demon KingDeep Kiss of WinterPleasure of a Dark PrinceDemon from the DarkDreams of a Dark Warrior



In Italia:







Titolo: Dark Pleasure
Autore: Kresley Cole
Editore: Leggereditore
Prezzo: 16,00 €
Pagine: 384


Trama: “Dark Pleasure” è la storia di un pericoloso vampiro che vive tra le ombre e della splendida valchiria incaricata di ucciderlo prima che possa far del male agli innocenti. Secoli fa, Sebastian Wroth è stato trasformato in un vampiro, contro la sua volontà. Da allora, vive come in un incubo: oppresso dall'odio e dalla solitudine, sente di non avere alcun motivo per vivere. Un giorno si presenta a lui una creatura bizzarra e al tempo stesso bellissima: è Kaderin Cuore di Ghiaccio. Da quando ha perso le sue due sorelle, uccise per mano di un vampiro, non è più stata capace di provare sentimenti. Il compito di eliminare Sebastian dovrebbe essere per lei una semplice formalità, ma quando i due si trovano faccia a faccia succede qualcosa di inaspettato, che cambierà per sempre le vite di entrambi. E quando si ritroveranno coinvolti in una leggendaria caccia, nella quale saranno rivali, dovranno scegliere tra i loro sentimenti e un destino che sembra ineluttabile...


Per gentilissima concessione della casa editrice, un estratto del romanzo. Così, per aumentare desiderio e curiosità.


Prologo

Settembre 1709

Maniero Blachmount, Estonia

Due dei miei fratelli sono morti, pensò Sebastian Wroth, sollevando lo sguardo dal pavimento, agonizzante. O sono morti per metà. L’unica cosa che sapeva era che entrambi erano ritornati dal campo di battaglia... diversi. Tutti i soldati reduci dalla guerra si trascinavano dietro gli orrori – perfino lui –, i suoi fratelli però erano alterati. Nikolai, il maggiore, e Murdoch, il secondo più grande, avevano finalmente lasciato il confine tra l’Estonia e la Russia per tornare a casa. Nonostante l’incredulità di Sebastian, i due si erano lasciati alle spalle la guerra che non dava tregua alle due nazioni. Una tempesta furiosa si abbatteva dal vicino mar Baltico verso l’interno, e i due uomini, sotto una pioggia battente, si affrettarono verso il maniero Blachmount. Avevano mantelli e cappelli fradici. Entrarono e lasciarono la porta aperta. I due erano immobili, storditi. Davanti a loro, sparpagliato in tutta la sala, c’era quello che rimaneva della loro famiglia. La peste stava consumando quattro sorelle e il loro padre. Sebastian e Conrad, il fratello minore, giacevano feriti tra di loro. Il primo era cosciente, tutti gli altri no, per loro fortuna. Nemmeno Conrad, che sibilava dal dolore. Settimane prima, Nikolai aveva inviato Sebastian e Conrad a casa per proteggere tutti. Non era servito a nulla. La dimora ancestrale dei Wroth, il maniero Blachmount, aveva

suscitato l’interesse di svariati plotoni di soldati russi. La notte prima, questi ultimi avevano sferrato un attacco, alla ricerca delle ricchezze di cui avevano sentito parlare, così come del cibo. Sebastian e Conrad avevano difeso Blachmount contro dozzine di nemici, ma poi si erano dovuti arrendere alle ferite, che per loro fortuna non erano state fatali. I due avevano respinto gli aggressori fin quando avevano capito che la casa era stata colpita dalla peste. Gli invasori erano scappati, lasciando le spade proprio dove le avevano conficcate... Quando Nikolai si avvicinò a Sebastian, sgocciolò dal suo lungo cappotto l’acqua che andò a mischiarsi al sangue del fratello sul pavimento. Nikolai gli lanciò uno sguardo così cupo che per un attimo Sebastian interpretò quell’espressione come il forte disgusto di suo fratello nei confronti suoi e di Conrad per il loro fallimento; disgusto che lo stesso Sebastian provava. Nikolai però non ne capiva il motivo. Sebastian sì, tuttavia, lui sapeva che Nikolai si sarebbe fatto carico di quel fardello come aveva già fatto in precedenza. Sebastian aveva sempre avuto un rapporto molto stretto con suo fratello maggiore e poteva quasi percepire i pensieri di Nikolai, quasi fossero i suoi: Come posso pretendere di difendere una nazione, se non riesco nemmeno a proteggere il sangue del mio sangue? Sfortunatamente, la loro patria, l’Estonia, non se la passava meglio dei membri di quella famiglia. I soldati russi avevano saccheggiato i raccolti durante la primavera, e poi salato e inaridito la terra. Il suolo non aveva prodotto nulla e la nazione ne aveva patito le conseguenze. Quando la peste si diffuse, la gente morì alla svelta a causa della debolezza e della fame. Dopo essersi ripresi dallo spavento, Nikolai e Murdoch si allontanarono e conferirono tra di loro a bassa voce, indicando le sorelle e il padre mentre dibattevano. Non sembravano discutere di Conrad, privo di sensi sul pavimento, o di Sebastian stesso. Che i destini dei fratelli più giovani fossero già segnati? Perfino nel proprio delirio, Sebastian capì che i due erano in qualche modo cambiati; cambiati in qualcosa che la sua mente agitata intuiva a malapena. I loro denti erano diversi, i canini erano più lunghi e, intimoriti e arrabbiati, li mettevano in mostra. I loro occhi invece, completamente neri, luccicavano nella sala oscura. Da ragazzo, Sebastian aveva ascoltato i racconti del nonno sui demoni dai denti aguzzi che vivevano nelle paludi vicine. Vampiir. Quelle creature potevano sparire e riapparire a piacimento, e viaggiare senza problemi. Sebastian lanciò un’occhiata alla porta ancora aperta e non vide nessun cavallo. Rapivano i bambini e bevevano il sangue degli umani, che reputavano alla stregua di animali. O peggio, trasformavano gli umani in loro simili. Sebastian si rese conto che i suoi fratelli erano diventati quei demoni maledetti e temette che fosse loro intenzione trasformare l’intera famiglia. «Non fatelo» mormorò Sebastian. Nikolai lo sentì dall’altro capo della stanza e gli andò incontro. Si inginocchiò accanto a lui e gli chiese: «Hai capito cosa siamo diventati?» Il fratello annuì debolmente in tutta risposta, fissando incredulo gli occhi neri di Nikolai. «E suppongo di sapere... cos’avete intenzione di fare» gli rispose con un respiro affannoso. «Trasformeremo te e la nostra famiglia, così com’è toccato a noi.» «Mi rifiuto» disse Sebastian. «Non voglio.» «Devi, fratello» mormorò Nikolai. I suoi occhi inquietanti stavano luccicando? «Altrimenti morirai stanotte.» «Bene» rispose Sebastian con voce stridula. «La vita mi ha stancato. E anche le ragazze stanno morendo...» «Tenteremo di trasformare anche loro.» «Non vi azzardate!» tuonò Sebastian. Murdoch guardò di traverso Nikolai, ma quest’ultimo scosse la testa. «Sollevalo.» Usò un tono deciso, come quando impartiva ordini all’esercito. «Lui berrà.» Sebastian si dimenò, imprecò, tuttavia Murdoch lo sollevò e lo mise a sedere. Dalla ferita allo stomaco si riversò di colpo un mare di sangue. Nikolai sussultò, ma si morse il polso. «Rispetta la mia volontà, Nikolai» disse Sebastian con voce irritante, le parole cariche di disperazione. Usò le sue ultime energie per afferrare il braccio di Nikolai e tenere lontano il polso. «Non potete costringerci. Vivere non è tutto.» Avevano spesso discusso su quella considerazione. Per Nikolai sopravvivere era tutto, Sebastian invece credeva fosse meglio morire piuttosto che vivere nel disonore. Nikolai era silenzioso, gli occhi neri che scrutavano il volto di Sebastian. E infine gli rispose: «Non posso... Non ti guarderò morire.» Il tono di voce era severo e sembrava che l’uomo tenesse a malapena a freno le proprie emozioni. «Lo fai solo per te» disse Sebastian, la voce sempre più flebile. «Non per noi. Ci maledici per avere la coscienza pulita.» Non poteva far sì che il sangue di Nikolai gli arrivasse alle labbra. «No... maledetto, no!» I due però gli aprirono la bocca per versarvi il sangue, e poi gli tennero la mascella chiusa finché non lo sentirono deglutire. Lo tennero fermo finché non esalò l’ultimo respiro e la sua vista si rabbuiò.

***

E nessuno sentirà bussare il postino

senza un sussulto del cuore.

Chi può sopportare di sentirsi dimenticato?

W.H. AUDEN

1



Ai giorni nostri

Castello Gornyi, Russia

Per la seconda volta nella sua vita, Kaderin Cuordighiaccio esitò prima di uccidere un vampiro. La sua lama silenziosa e mortale si era fermata a pochi centimetri dal collo della preda, un attimo prima che fosse troppo tardi. La donna lo aveva visto coprirsi la testa con le mani e aveva notato la tensione nel corpo del vampiro possente, che avrebbe potuto smaterializzarsi senza problemi e fuggire. E invece aveva sollevato il viso e l’aveva guardata con gli occhi grigio scuro, il colore di una tempesta che stava per scatenarsi. Erano limpidi, non rossi, il che significava che non aveva ucciso alcuna preda bevendo fino all’ultima goccia del suo sangue. Non ancora. Il suo era uno sguardo supplichevole. Kaderin si rese conto che non chiedeva altro che la morte. Il vampiro desiderava quel colpo di grazia che la donna avrebbe dovuto infliggergli dopo essersi spinta fino a quel castello diroccato. Lo aveva seguito senza fare il minimo rumore, pronta ad affrontare un feroce predatore. Lei e le altre valchirie si trovavano in Scozia quando furono informate della presenza di un vampiro che infestava un castello e terrorizzava un intero villaggio in Russia. Kaderin si era offerta volontaria, l’idea di poter far fuori una sanguisuga era troppo allettante. Lei era la migliore cacciatrice della congrega, e l’unico scopo della sua vita era quello di ripulire il mondo dai vampiri. In Scozia, prima di recarsi in Russia, ne aveva uccisi tre. Perché esitava allora? Perché stava allontanando la spada? Ne aveva già uccisi a migliaia, gli avrebbe staccato le zanne e le avrebbe aggiunte alla su collezione. L’ultima volta che aveva esitato, le conseguenze erano state tragiche, talmente tragiche da spezzarle il cuore per sempre. «Perché esiti?» le chiese con voce profonda e aspra il vampiro che sembrava scosso dal suono della propria voce. Non lo so. Sensazioni sconosciute la stavano tormentando. Una stretta allo stomaco. I suoi polmoni erano alla ricerca disperata di un po’ di ossigeno, come se una fascia si fosse stretta sul suo petto. Non capisco perché. Il vento soffiava là fuori, scivolava giù dalla montagna e sibilava fin dentro al rifugio oscuro del vampiro. Crepe invisibili nei muri lasciavano penetrare la gelida brezza mattutina. Quando il vampiro si alzò, stagliandosi imponente, la lama scintillante di Kaderin colse il bagliore di un gruppo di candele e lo rifletté su di lui. L’uomo aveva il volto scarno, dei lineamenti duri, e molte donne lo avrebbero considerato attraente. La camicia nera e logora sbottonata metteva in mostra gran parte del petto e del torace scolpito, i jeans consumati erano leggermente abbassati intorno alla vita stretta. Il vento gli muoveva i capelli neri e sottili, e agitava i lembi della camicia. Veramente bello, come la maggior parte dei vampiri che uccido. Lo sguardo dell’uomo si posò sulla punta della spada. Poi, distolse l’attenzione da quella minaccia e studiò il viso di lei, soffermandosi su ogni particolare. Quel modo sfacciato di osservarla la irritò, e d’istinto la donna strinse la presa sull’elsa, cosa che non aveva mai fatto prima. La lima di diamante le aveva affilato la spada alla perfezione. Quell’arma poteva passare da parte a parte muscoli e ossa con il minimo sforzo. La maneggiava alla perfezione, come fosse un’estensione del braccio. Proprio per quel motivo non aveva mai avuto bisogno di impugnarla così saldamente. Tagliagli la testa. Un vampiro in meno. La sua morte passerà inosservata. «Come ti chiami?» le chiese il vampiro, il tono aristocratico rivelava un accento familiare. Estone. Nonostante l’Estonia confinasse a ovest con la Russia e i suoi abitanti fossero considerati una razza nordica della Russia, la valchiria aveva percepito la differenza e si chiedeva cosa ci facesse quell’uomo lontano dalla propria patria. «Perché lo vuoi sapere?» gli rispose lei piegando la testa di lato. «Voglio conoscere il nome della donna che mi libererà da questo fardello.» Il vampiro desiderava morire. La sua specie aveva fatto soffrire Kaderin, e l’ultima cosa che la donna desiderava era fare un favore a quell’essere. «Dai per scontato che ti ucciderò?» «Non intendi farlo?» L’uomo increspò le labbra in un sorriso, un sorriso afflitto. La valchiria afferrò ancora più saldamente la spada. Lo avrebbe accontentato. Certo. Uccidere era l’unico scopo della sua vita. Alei non importava se gli occhi dell’uomo non erano rossi. Alla fine il vampiro avrebbe bevuto fino a uccidere e si sarebbe trasformato. La loro specie si comportava sempre così. L’uomo fece due passi intorno a un mucchio di libri che facevano parte di centinaia di testi che si trovavano in quella stanza – alcuni dai titoli in russo, altri in estone – e si appoggiò contro il muro fatiscente. Non avrebbe alzato un dito per difendersi da lei. «Prima che tu mi tolga la vita, ti prego, parla ancora. La tua voce è meravigliosa. Così come il tuo viso stupendo.» Kaderin deglutì, sorpresa dal fatto che stesse arrossendo. «Perché ti sei schierato con...?» Il suo tono si affievolì quando lo vide chiudere gli occhi per godersi la voce di lei. «Con gli obiettori?» Aquelle parole il vampiro riaprì gli occhi. Erano carichi di rab-bia. «Io non mi sono schierato con nessuno. Specialmente non con loro.» «Un tempo eri umano, dico bene?» Gli obiettori erano un esercito, o meglio, un ordine di umani trasformati. Si rifiutavano di nutrirsi dagli essere viventi perché ritenevano che fosse quell’azione a provocare la sete di sangue. Astenendosi speravano di non diventare come l’orda vampiresca. Le valchirie tuttavia erano scettiche riguardo le loro speranze. «Sì, ma quell’ordine non mi riguarda. E tu? Nemmeno tu sei umana, giusto?» Kaderin ignorò la domanda. «Perché ti ostini a rimanere in questo castello?» gli chiese. «Gli abitanti del villaggio vivono nel terrore per colpa tua.» «Questo posto mi appartiene, me lo sono guadagnato sul campo di battaglia, pertanto ci rimango. Comunque non ho mai fatto del male agli abitanti del villaggio.» L’uomo distolse lo sguardo e mormorò: «Non volevo spaventarli.» Kaderin avrebbe dovuto ucciderlo al più presto. Entro tre giorni avrebbe preso parte alla Caccia al talismano, una competizione mortale. Era quello il suo unico scopo nella vita, oltre a uccidere vampiri, e doveva confermare i biglietti per gli spostamenti e raccogliere le provviste. Eppure continuò la conversazione senza rendersene conto. «Mi hanno detto che vivi qui da solo.» Il vampiro la guardò e annuì gravemente. Kaderin si accorse dell’imbarazzo dell’uomo, del fatto che sentisse la mancanza della propria famiglia. «Da quanto?» Il vampiro sollevò le ampie spalle, fingendo indifferenza. «Da qualche secolo.» Aveva trascorso tutto quel tempo da solo? «Sono stata chiamata dalla gente che sta a valle» esclamò Kaderin, come se sentisse il bisogno di giustificarsi. Gli abitanti di quel villaggio sperduto appartenevano al Lore, una popolazione di creature immortali e ‘mitologiche’ di cui gli umani ignoravano l’esistenza. Molti di loro veneravano le valchirie e offrivano loro tributi, ma non era quello il motivo che aveva spinto Kaderin a dirigersi in quel posto isolato. La vera ragione era la possibilità di uccidere un vampiro. «Mi hanno implorato di ucciderti.» «Fai quel che devi allora.» «Perché non ti sei tolto la vita, se è ciò che desideri?» gli chiese. «Perché è... complicato. Tuttavia mi hai salvato da quella fine. So che sei un’abile guerriera...» «Come fai a saperlo?» «Un tempo lo ero anche io» esordì, indicandole la spada con un cenno «e la tua bellissima arma ne è la prova.» Quella spada era per Kaderin l’unico motivo d’orgoglio, l’unica cosa che aveva tenuto e che non avrebbe mai potuto sopportare di perdere. E lui ne aveva notato la perfezione. Il vampiro le si avvicinò e parlò a bassa voce. «Dammi il colpo di grazia, creatura. Sappi che uccidere uno come me non sarà motivo di sventura. Non c’è ragione di attendere.» Come se si fosse trattato di un problema di coscienza. Non lo era. Non poteva esserlo. Lei non aveva una coscienza, né sentimenti, né emozioni. Aveva il cuore di ghiaccio. Dopo la catastrofe, Kaderin aveva pregato di non provare più dolore, colpa, di sprofondare nell’oblio. Una qualche entità misteriosa aveva risposto a quelle suppliche e aveva spazzato via il suo cuore. Kaderin non aveva più provato dolore, cupidigia, rabbia o gioia. Nulla si intrometteva tra lei e un’uccisione. Era un’assassina perfetta. Lo era stata per mille anni, per metà della sua interminabile vita. «L’hai sentito anche tu?» Gli occhi che le avevano implorato di morire si strinsero. «Sei venuta da sola?» La valchiria inarcò un sopracciglio. «Non mi serve l’aiuto di nessuno. Specialmente quando si tratta di uccidere un solo vampiro» aggiunse con tono assente. Stranamente, aveva di nuovo rivolto l’attenzione al fisico di lui, al torso, poi all’ombelico e infine alla striscia scura di peli che scendeva verso il basso. La don-na immaginò di far scorrere uno dei suoi artigli su di lui, facendo tremare l’uomo dal corpo possente con quel tocco. Quella fantasia la mise a disagio. Avrebbe voluto tirarsi su i capelli, farsi la coda e sentire l’aria fresca sul collo accaldato... Il vampiro si schiarì la voce. La valchiria alzò lo sguardo di scatto e incontrò il viso di lui. L’uomo inarcò le sopracciglia. Colta in flagrante! Che offesa! Ma che cos’ho che non va? Non aveva più pulsioni sessuali di quante potesse averne il vampiro che si ritrovava di fronte. Scosse la testa e si sforzò di ricordare cos’era successo l’ultima volta che aveva esitato. Tanto tempo prima, sul campo di battaglia, Kaderin aveva risparmiato la vita di un vampiro e lo aveva lasciato andar via. Un giovane vampiro che l’aveva supplicata di risparmiarlo. Quell’essere, tuttavia, aveva disprezzato la sua pietà e un attimo dopo si era avventato sulle sue due sorelle, che stavano combattendo nella pianura sotto di loro. Allarmata dal grido di un’altra valchiria, Kaderin era corsa a soccorrerle, imbattendosi in un cumulo di corpi, moribondi e cadaveri insieme. E quando infine le aveva raggiunte, aveva visto il vampiro assassinarle. Rika, la più giovane, era stata colta di sorpresa dall’arrivo di Kaderin, sconvolta. Il vampiro aveva sorriso quando Kaderin era caduta in ginocchio. Aveva ucciso le due donne con un’abilità che lei, da quel giorno, avrebbe imitato per sempre. Aveva tanto desiderato cominciare da lui, e invece aveva deciso di tenerlo in vita per qualche tempo. Perché ripetere lo stesso errore, dunque? Non lo avrebbe fatto. Non avrebbe ignorato la lezione che le era costata così cara. Prima metto fine alla sua vita e prima posso iniziare i preparativi per la Caccia. Raddrizzò le spalle e si fece forza. Sta tutto nell’esecuzione. Kaderin immaginò il movimento, l’angolazione necessaria a far restare la testa in equilibrio sul collo fin quando lui non fosse crollato a terra. Era il metodo più pulito per uccidere. Ed era importante che fosse così. Aveva portato poche cose in valigia.

1 commento:

Kait ha detto...

Stupendo!!!Non vedo l'ora di leggere qst libro...in più vorrei fare una domanda a tutti gli amanti dei libri:giorni fa ho visto nella sezione fantasy di una libreria un libro dalla copertina nera con una farfalla bianca..dovrebbe parlare di vampiri...qualcuno sa il titolo?