Prologo
Rimase nascosto nell’ombra, mentre la osservava bere dall’Albero Sacro.La linfa le scorreva sulle dita e sul mento, in mille rivoli dorati, caldi e succosi. L’immensa fronde permetteva ai tiepidi raggi lunari di baciare il terreno umido, ricoperto di foglie e rami spezzati.
Lui era immobile, tratteneva il respiro.
Nascosto dietro il tronco di un albero vicino, avvolto nel suo nero mantello, meditava in un placido silenzio.
Aveva una sola possibilità
La fanciulla si mise in piedi, chinò il capo e giunse le mani. Quindi, cominciò a recitare la preghiera di ringraziamento nella Lingua Primordiale, dimenticata dagli uomini e custodita dalla saggezza del suo Popolo. La dolcezza di quella voce carezzò le membra gelide del ragazzo, senza, tuttavia, scalfirlo. Oramai aveva imparato a resistere.
Quando lei ebbe finito, decise di manifestarsi.
«Elinor,» disse, uscendo allo scoperto mentre una folata di vento improvviso gli sollevava il mantello «non dovresti disturbare la quiete dell’Albero Sacro a quest’ora della notte».
Ottenne l’effetto sperato.
La fanciulla sobbalzò, perdendo l’equilibrio e rischiando di cadere. Per fortuna, però, si appoggiò alla corteccia, bagnata di quel nettare prelibato, sporcandosi nuovamente le mani. Lui riusciva a percepire il battito accelerato del suo cuore . Represse una smorfia di disgusto e le si avvicinò, con passo lento e calcolato.
«Che cosa ci fai, tu, qui?» lo rimbeccò lei, cercando di mascherare la paura che l’attanagliava. «Mi spiavi?».
La risata che proruppe dalle labbra del ragazzo fu un boato in mezzo alla foresta silenziosa.
«Così mi fai sembrare un fuorilegge, lo trovo poco carino da parte tua» disse, la bocca tirata in un sorriso beffardo. «In realtà, compivo solo il mio dovere. Quello per cui sono nato». Incupì lo sguardo e ritornò serio. La ragazza rabbrividì. Un gruppo di nubi frastagliate imprigionò il chiarore lunare in una morsa di tenebre e oscurità. Calò un buio fitto e spesso, che ghermì ogni cosa, e iniziò a soffiare un vento pungente.
I due si fronteggiavano, mentre l’aria cominciava a impregnarsi dell’odore della tempesta.
«Non capisco» mormorò lei, scuotendo il capo. Era pervasa da un senso di disagio che non riusciva a spiegarsi. Aveva la spiacevole sensazione che non avrebbe dovuto essere lì, che stesse per accadere qualcosa di terribile.
Il ragazzo mosse un altro passo in avanti, mantenendo la sua espressione grave, e sghignazzò.
«È paura quella che fiuto, mia cara? Temi, forse, di ricevere un castigo per causa della tua disobbedienza?» le domandò, divertito e con una nota di puro disprezzo.
La ragazza aprì la bocca per ribattere ma non produsse suono.
«Perché è bene che tu ce l’abbia, Elinor» continuò allora quello, compiaciuto. Estrasse uno stiletto da sotto il manto scuro e lo puntò, veloce, al petto della fanciulla che indietreggiò terrorizzata.
Ferro e metallo. Come osava?, pensò lei.
«È giunto il momento di rivendicare ciò che mi appartiene» riprese lui, avanzando nella sua direzione.
Poi si arrestò di colpo e la ragazza cadde al suolo, in ginocchio.
Un fulmine squarciò la volta celeste illuminando le due figure per una frazione di secondo. Venne giù la pioggia, precipitando violentemente a irrorare il terreno brullo.
«Perché?» la voce le uscì tremante, mentre lacrime brucianti le rigavano il viso.
Lui rise sommessamente, come se traesse godimento nel leggere la disperazione e l’incomprensione negli occhi della fanciulla. L’acqua gli inzuppò il cappuccio e il mantello che divennero ancora più scuri.
«Perché tu non sei degna» sibilò, a denti stretti.
Senza darle modo di ribattere, si materializzò alle sue spalle e sfiorò con la punta dello stiletto il suo collo niveo. Bastò quel piccolo tocco.
La ragazza si afflosciò al suolo, come una marionetta senza fili.
Lui non perse altro tempo. Si chinò, lentamente, per controllare che non stesse fingendo. La girò, esponendole il volto alla furia della tempesta, e notò che le labbra già si tingevano di un viola livido. Si compiacque del lavoro svolto, rinfoderò lo stiletto e sollevò quel corpo svenuto per issarselo sulle spalle. Sbatté ripetutamente le palpebre per pulirsi la visuale, sfocata a causa della pioggia.
Il rombo di un tuono gli provocò brividi lungo la schiena.
Non mancava molto oramai, c’era quasi. Attraversò la radura, cercando di controllare ogni movimento per evitare di svegliare qualcuno. Per evitare di essere scoperto. A ogni passo gli stivali affondavano nel terreno morbido rallentando la sua andatura. Poi, finalmente, raggiunse il luogo scelto. Il Confine.
Adagiò il corpo della fanciulla su un tappeto di foglie e si passò una mano sul volto imperlato d’acqua. Inspirò a pieni polmoni quell’aria gravida di profumi selvatici, di nuove speranze, e il sorriso che gli si dipinse sulle labbra fu di vero trionfo. Ce l’aveva fatta. Finalmente, e dopo un’attesa interminabile, poteva ritornare vincitore ottenendo, così, il suo meritato premio. Non gli dispiaceva essersi macchiato di un crimine atroce che, se fosse stato scoperto, avrebbe comportato conseguenze ancora più terribili. Non gli importava della perdita, né del dolore che avrebbe causato a tante persone. Lui asserviva il volere del fato e lo aveva fatto senza esitazioni, dimostrandosi capace di portare a termine anche missioni di quel tipo.
Chiuse gli occhi e calcò il cappuccio sulla testa fino a coprirsi completamente la visuale.
Un istante dopo il cuore della terra palpitò e allora seppe che era giunto il momento.
La pioggia s’arrestò all’improvviso, mentre un raggio di quella luna piena e fulgida bucava le nuvole temporalesche e colpiva il viso della ragazza, come accarezzandolo.
L’incantesimo ebbe inizio.
Lui indietreggiò di alcuni passi, stringendosi il mantello intorno al corpo, poi voltò le spalle e si confuse con le ombre fitte della foresta.
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7 commenti:
Ho letto il prologo,e wow!E' bellissimo!Lo continuo a leggere di sicuro,complimenti!
davvero bello!! complimentoniii domani continuo con piacere!
continua così Grande Anita.
Carlotta, Camilla e Guaio.
Prologo letto, mi sono ritagliata questo momentino per leggerlo con calma. Sembra interessante, ho salvato il sito e cotinuerò la lettura...
Non mi sbilancio... ma si vede che ami narrare :)
Il mio è soltanto un umile parere di una persona che ti stima molto (lo sai)... Mi pare interessante l' atmosfera che riesci a creare (a me ha ricordato un po' quella di una scena del film Avatar, ma solo inizialmente), è evocativa.
Lo stile della scrittura, per come la vedo io, è un po' troppo enfatico. Nelle descrizioni rasenti il poetico ma questo, a mio avviso, non è sempre un bene. Bellissime alcune immagini che riesci a restituire in poche righe, per questo complimenti!
A volte non capisco se il tuo intento è di ricreare delle scene con un filo di ironia o con drammaticità. Dal punto di vista emotivo mi confonde un po' il tuo modo di scrivere. Hai del talento, è innegabile ma, non so, è come se dovesse essere indirizzato. A volte mi pare sia una scrittura poco vissuta: anche se capisco che parliamo di fantasy, i personaggi sembrano soltanto inventati. Cioè, non so come spiegarlo, mi pare che l' anima dello scrittore non riesca ancora a pervaderli completamente, ma che esca fuori solo in qualche passaggio. Scusami, non ho ordinato le idee e forse non sono stato chiaro. Credo che la tua scrittura diventerà più potente e più nobile dal punto di vista artistico tra qualche tempo, ma sei sulla buona strada. Hai immaginazione da vendere, passione... e scrivi bene!
Brava, continuerò a seguirti.
Un abbraccio affettuoso
Piercalogero
Anita wow!!!appena ho un po più di tempo vado avanti :-)
Ragazzi, un grazie di cuore grande quanto l'universo. Le vostre parole, i vostri commenti sinceri mi fortificano. Allargano i miei orizzonti, mi permettono di "vederci meglio". Tutto questo è davvero importante, è davvero bello.
Anita
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