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martedì 14 dicembre 2010

Maurizio Temporin - Iris. Fiori di Cenere


Amici, ci siamo. Ritornano le vecchie e amate videorecensioni. Sì, ho sistemato le questioni che andavano sistemate e ripristinato i programmi di cui mi servivo. Per ripartire alla grande, ho pensato di proporvi un romanzo - mia recente lettura - di un autore italiano giovane e promettente, dalle spiccate e innegabili qualità artistiche: Maurizio Temporin. Il romanzo al centro dei riflettori è la sua ultima opera, Iris. Fiori di Cenere, il primo capitolo di una nuova e strepitosa saga dagli accenti fantasy con variegature horror. Godetevi questa videorecensione e non perdetevi l'intervista che potrete trovare di seguito al video. Alla prossima!


Untitled from Anita Book on Vimeo.


Intervista a Maurizio Temporin


1. Ciao Maurizio, grazie per aver accettato il nostro invito. E' un onore averti qui.

Mi spiace di essere a mani vuote, di solito porto una bottiglia…

2. Chi è Maurizio Temporin?


Mi siedo qui allora, sul cuscino di chiodi… Maurizio Temporin, non sono esattamente io. Cioè, ci sono io e poi c’è Maurizio Temporin, quell’altro, quello che parla facendo bolle di colore, che dice di viaggiare su una sciarpa nello spazio e che gioca a biliardo coi pianeti. Di lui so che è un esploratore, un ottico, uno scinziato, uno scrittore, un’artista, un pazzo. Inciampa nel mondo e si fa inseguire dai sogni. Ha un passato misterioso e un futuro incerto. Lo avvolge il fumo e lo muove la sua ombra. Poi ci sono io, che qualcosa con lui condivido, ma sono più umano e meno interessante.

3. Il primo libro che hai letto? Conservi un bel ricordo?


Grazie per i biscotti… Come se avessi accettato, ma sono allergico all’arsenico. Il primo libro che ho letto… Quello di cui conservo un bellissimo ricordo e una copia è “Il libro dei babau” scritto da Francesca lazzarato e illustrato da Nicoletta Costa. Era uscito nel 92, quindi io avevo più o meno quattro anni. Mi ha traumatizzato. Stupendo.

4. Quali sono i tuoi romanzi preferiti? Hai presente: copertina consunta, bordi spiegazzati, pagine con le orecchie?


Quindi quel pulsante rosso che stai accarezzando non è collegato alla corrente e alla mia sedia… Sicuramente “il popolo dell’autunno” e “Paese d’ottobre” di Bradbury. Sono stati i libri che mi hanno fatto iniziare a scrivere… Quelli che mi hanno fatto capire un po’ meglio dove si trovava casa mia. Sul bordo di un lago nero, in cui vivono creautre abissali. Una casa che è tutta soffitte e cantine, fatta di foglie secche e dall’affitto modesto.

5. E la prima storia che hai scritto? Stessa domanda: conservi un bel ricordo?


Sì, era un racconto. Lo conservo dentro a un grosso barattolo, nella formaldeide. Ma è ostinato e per quanto chiuda bene il tappo continua ad uscire. Era la storia di un ragazzo che andando al liceo si perdeva nella nebbia e incontrava una strana creatura, gigantesca, fatta di corvi. Succede spesso da queste parti d’Italia. Di perdersi nella nebbia intendo.

6. Sinceramente: volevi diventare uno scrittore?


No, non era decisamente nei miei piani. Mi ci sono ritrovato. Un po’ come quando ti risvegli al mattino e dici “Perché sono in un fosso vestito da Elvis? E questa cosa che mi… Oh mio Dio!”. In realtà ho cominciato a scrivere per divertimento, non avrei mai immaginato di pubblicare. A 15 anni abbozzai “tutti i colori del buio” romanzo in cui Ray Bradbury compariva come personaggio, semplicemente per mettere giù una storia che avevo in mente. Poi ho contattato la sua agente, Vicki Satlow, per chiederle di inviarne una copia allo scrittore. Lei mi rispose che Bradbury non leggeva italiano e io, sorridendo, dissi che mi accontentavo di fargli vedere le illustrazioni. Alla fine mi richiamò dopo qualche giorno e mi propose di rappresentare anche me. Non me ne ero accorto, ma avevo già cominciato a scrivere un altro romanzo. A volte devono dirti gli altri cosa sei, o non te ne accorgerai mai. La prova del nove è quando ti insultano.

7. Comunque, oggi lo sei. Cos'è cambiato in te?


Bella macchina fotografica, era da tanto che non ne vedevo così… A canne mozze. Ma magari dopo usiamo una digitale. Se è cambiato qualcosa in me? No, sarebbe stupido. Chi mi conosce bene sa quali sono le cose a cui do importanza. Scrivere, dipingere, creare, è un gioco serio, un divertimento faticosissimo, che mi dà soddisfazione solo quando posso condividerlo. Se sono cambiato, non è certo per quello che faccio, ma è per le persone che ho conosciuto e che sono entrate o uscite (purtroppo a volte succede) dalla mia vita (o dalla loro).

8. Consigli di Maurizio Temporin: secondo te, quali sono gli ingredienti segreti per scrivere una buona storia?


Otto scimmie modificate geneticamente. Con quelle risolvi tutto. Ma sono troppo costose e poi la protezione animali ti sta col fiato sul collo. Oppure rapisci uno scrittore. E’ più economico e sporca meno… Scusa, a volte pecco di serietà. Il segreto di una buona storia, personalmente credo che sia nel modo in cui viene raccontata. Ma di segreto non c’è poi molto, bisogna sapere bene fin dall’inizio cosa si vuole fare. E’ uno di quei piccoli vantaggi che la scrittura ha in confronto alla vita. Puoi decidere cosa accadrà. Non è poco.

9. "E vissero per sempre felici e contenti" o "Fu così che morirono tutti"?


E morirono tutti felici e contenti. Ma in realtà non do molto peso ai finali. E’ un po come la destinazione di un viaggio. Per me il senso del viaggio è proprio viaggiare.

10. Il tuo rapporto con le case editrici?


Nell’intimità? Beh, non riesco proprio a vedere le case editrici come case editrici. Ho questo problema un po’ con tutte le organizzazioni e i ruoli. Tendo a vedere le persone. Alla Giunti ho avvertito fin da subito questo clima umano condiviso un po’ da tutti. Non potevo desiderare di meglio.

11. Quando scrivi, cosa non deve mai mancare? Ti sei mai lasciato ispirate dalla musica?


Sigarette, caffè, brandy e notte. Lo so, un po’ stereotipato, ma il cocktail funziona bene. La musica vorrei capirla di più, ha un potere enorme di generare atmosfere precise. Ogni mio libro ha una colonna sonora (in questo periodo, scrivendo il secondo capitolo di Iris, sto ascoltando ossessivamente “la regina della notte” http://www.youtube.com/watch?v=H_xfC9RXicU), ma mentre lavoro deve esserci silenzio. O al massimo una scimmia con un organetto. Ho addestrato una delle otto.

12. Bene, ora parliamo di Iris, la tua ultima pubblicazione. Come nasce l'idea?

Allora, intanto il fatto che una ragazza annusi dei fiori e finisca in un mondo parallelo, non ha niente a che vedere con l’incitamento all’uso di droghe. Scrcivilo, scrivilo, mi serve come testimonianza al processo… Non avevo mai lavorato a un urban fantasy prima di questo e “fiori di cenere” è un tentativo di affrontare il genere sotto un punto di vista diverso, di contaminarlo con altro, dalla letteratura classica all’arte e al cinema. Ho porvato a partire da qualcosa che i lettori conoscono bene, un contesto familiare, per poi trascinarli molto lontano, in un mondo inesplorato, che nessuna geografia conoscerà mai.

13. Thara: identikit di un personaggio.


Thara ha diciassette anni, ma non un padre. Ha gli occhi viola, e soffre di narcolessia. Per il resto è una ragazza normale. Ah, giusto, se annusa gli iris si risveglia in un mondo alternativo fatto di cenere. Il fatto che sia sopravvissuta a tutto questo senza riportare gravi disturbi alla personalità, è gia qualcosa, ma se devo descriverne il carattere, la paragonerei proprio a un fiore. Può essere battuta dai venti più forti, ma per quanto il suo aspetto sia delicato, è in grado di resistere pressochè a tutto. Insomma, si piega ma non si spezza. Non vorrebbe saper viaggiare fra i mondi, non vorrebbe soffrire di narcolessia, desidera solo un po’ di normalità, ma ha un autore sadico e non può farci niente.

14. Sono assai rapita dalla storia degli Iris, questi fiori così importanti per Thara che le permettono di viaggiare, ad occhi chiusi, in un mondo fragile e polveroso. Perché proprio gli Iris? Ci racconti come sei arrivato ad archittettare questa genialata?

Qui devo fare un pistolotto intellettualoide e un ritorno al passato… Un fiore, un’occhio, e un’arcobaleno. La parola iris/iride, può essere sostituita a tutte e tre. Nella mitologia Iride era l’araldo di Giunone. Viaggiava fra il mondo degli uomini e quello degli dei e si credeva che il suo passaggio fosse testimoniato dalla presenza di un arcobaleno. Anche Thara sa viaggiare fra i mondi, fra il nostro e il Cinerarium, un luogo di cenere e senza colore. Ma Thara, prima di diventare un personaggio della mia immaginazione, è anche una persona vera. Quando andavo al liceo, mi ero innamorato di lei e avevo cominciato a scriverle lettere anonime accompagnate da fiori di iris. Per quasi un anno abbiamo mandato avanti questa relazione epistolare scombinata senza che lei sapesse chi fossi… Ma a parte motivi etimologici o personali, credo comuqnue che l’iris sia un fiore misterioso per davvero, una calamita naturale che non attira solo le api ma anche fenomeni “limite”. Ad esempio, forse è una casualità, forse no, ma è stata la Giunti a voler compare la saga. La Giunti è la casa editrice storica di Firenze e il simbolo di Firenze è proprio un Iris. Un iris viola.

15. Nate vs Ludkar (risata superdiabolica). Genesi dei due personaggi maschili. Tu per chi parteggi?


Non mi piace prendere posizioni. Nate e Ludkar sono due anime perse, che hanno reagito in modo diverso alle loro situazioni. Se devo scegliere fra i due però, penso che sia più interessante il secondo. Come è nato? Nell'unico altro modo in cui possono nascere le cose, non da sua madre, ma perché lo ha chiamato il mondo. Non mi sento di dichiarare una paternità, Ludkar è qualcosa che esiste per conto proprio. E' il malessere più che il male, è il gusto di far saltare per aria le cose e di non avere rispetto e di ridere, perché odiamo il sistema che collaboriamo a creare. E' qualcuno che è stato chiamato a giocare senza averlo chiesto e anziché ritirarsi, ha deciso di far vedere agli altri la sua opinione. Anche se non gli interessa neppure quella. Non ha scopi, solo una grande noia. Se qualcuno legge il libro e dice di non vedere niente di sé in Ludkar, sta mentendo. Anche se è in buona fede, sta mentendo. Purtroppo o per fortuna.

16. Qualche anticipazione sulla nuova prossima avventura di Thara?


Ti sei mai chiesta… Se i morti sognano? E sopratutto che cosa sognano? Ma ti lascio alcune foto scattate sul set del libro: Una bambina di sei anni al teatro dell’opera ha un coltello in mano. Un meteorite viene trasportato da elicotteri militari sul mare. In una galleria abbandonata del metrò un jukebox suona mentre qualcuno balla da solo a piedi nudi.

17. Ci faranno anche un manga, vero? E un film?


Sì, il manga lo stanno realizzando Ana Carlota Pacunayen e Chiara Bracale, due autrici davvero notevoli. Non sono ancora state prese decisioni editoriali, ma il lavoro è a buon punto. Ogni tanto daremo qualche anticipazione nella rete, qualche immagine per tenere viva la curiosità. Intanto ti lascio un link di Chiara per renderti conto di quella che sarà la qualità. http://www.bonland.eu/ Iris è stato opzionato, adesso vediamo come andranno le cose per la realizzazione di un film.

18. Visto che ci siamo, come celebrerai il Natale?


Non festeggio il Natale. Non sono credente, cioè, quello in cui credo sono gli uomini e che l’universo sia incredibilmente complicato. Da piccolo però era un giorno che adoravo, poi sono cresciuto e ho iniziato a realizzare che un vecchio entrava in casa nostra di nascosto, mentre noi dormivamo. Creepy… Ma le cose sono inizate a sfuggirmi di mano verso i sei anni quando feci un presepe mettendoci i dinosauri. Non riuscivo più a far quadrare logicamente tutte le cose. Alcuni parenti dicevano che veniva Santa Claus, altri gesù bambino, così cominciai ad avere una gran confuzione in testa e a immaginare slitte volanti trainate dagli apostoli o babbi natali crocifissi. Ma nonostante tutto il Natale mi piace, come mi piacciono tutte quelle cose che fanno diventare surreale la vita di tutti i giorni.

19. Luce o tenebre?


Sono affascinanti entrambe, ma è interessante solo quando interagiscono, come i riverberi delle vetrate dentro l’oscurità d’una cattedrale, o una colonna di fumo nero nel cielo più limpido. Se invece parliamo per metafore, non credo all’esistenza del bene o del male, ma dell’imparzialità. Siamo noi a dare i significati alle cose. E possiamo sempre scegliere quale dare. In ogni caso. Sangue può voler dire morte, ma può anche voler dire vita. L’umorismo e la leggerezza sono la squadra con cui mi schiero.

20. Grazie mille Maurizio, per la disponibilità e la cortesia. Torna a trovarci quando vuoi.

Molto volentieri! La tua è la sala delle torture più confortevole che abbia mai visitato.


1 commento:

Camilla P. ha detto...

Ho il libro a casa e devo dire che non vedo l'ora di leggerlo! Spero di poter dire presto la mia :)

Molto interessante l'intervista all'autore; sicuramente aiuta anche a farsi un'idea di come sarà il libro!