La recensione, invece, sarà online domani sul canale YouTube.
Si accendano i riflettori, dunque: che la passerella abbia—
Radioattiva. Non potrebbe esserci parola più appropriata per la nostra Alex, che quasi sempre vediamo intabarrata nel suo amatissimo nero.
Felpe e magliette larghe come casacche, pantaloni stretti senza la minima contaminazione di dettagli, anfibi e, ogni tanto – nelle giornate più calde (no, scherzo) – canottiere. Tutto rigorosamente scuro.
Il fatto di essere a contatto con il dark side della realtà, e di lavorarci sporcandosi le mani, non le concede il lusso di vestire paillettes e tubini – d'accordo, una volta succede e in quell'occasione Darlington tira fuori il meglio di— Ops. Questo non dovevo dirlo.
La verità è che Alex è scura in ogni parte del suo essere: fisico, emotivo e animico – sì, persino animico. Sprigiona una forza interiore disturbata da interferenza traumatiche che, tuttavia, conferiscono maggiore potere alla sua aurea – senza renderla immune, però, al sopraggiungere di altri guai.
Ecco qualche suggerimento su come assomigliarle nella quotidianità delle vostre giornate.
L'unica cosa che forse non metterebbe mai sarebbero gli occhiali, ma potrei sbagliarmi – sempre per quelle famose giornate di sole. Vestire come lei è una passeggiata; non è impegnativo nella ricerca dei capi e unisce comodità e carattere. Tutti abbiamo qualcosa di Alex Galaxy Stern nell'armadio.
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Per i maschietti, invece.
Ritengo che Messer Darlington possegga una maniera personale di essere sofisticato senza dare nell'occhio – ma facendosi notare lo stesso. È inevitabile non accorgersi della sua presenza in un ambiente: abbigliamento compito, dai colori educati e i tessuti morbidi, eppure tremendamente affascinante. In lui sfavilla una luce intellettuale, a partire dallo sguardo – attenti a non fissarlo a lungo o lo sentirete frugare nella vostra anima come un tubicino da endoscopia – per andare a finire ai mocassini schwarz di Massimo Dutti (per darvi un'idea). Giacche di tweed, maglioncini a collo alto e non, soprabiti dal taglio sartoriale, pantaloni in lino e cotone, camicie inamidate – anche se mi sono sempre immaginata il bavero leggermente sgualcito. Dopotutto, ehi!, siamo a Yale gente e l'eleganza è come il codice stradale: ad attraversare senza, ti becchi una multa.
Per il suo outfit, ho recuperato un po’ di immagini che ne omaggiassero l'aesthetic.
Il mondo de La Nona Casa è un pullulare di ombre striscianti, rituali e morti che parlano. Non è un romanzo che sceglie lo strumento dell'azione per raccontarsi – sebbene di azione ne troverete, innescata al momento giusto (vedi il Capitolo 9, pagina 141; mi ha dato incubi per giorni e giorni) – bensì la psicologia dell'azione, legata all'uso di una magia che è la vera attrazione della trama.
L'occulto non ha mai avuto voce più vibrante, matura e consapevole nel panorama della narrativa YA. È un pasticcino invitante: riporta l'etichetta "Mangiami" ma senza indicare la somministrazione delle dosi. Nel giro delle prime cinquanta pagine, si hanno già le vene piene di veleno.
E, se si è fortunati, il cuore ancora umano.
Per ora è tutto, amici lettori.
Ci ritroviamo domani con la videorecensione dedicata.
Intanto: voi lo avete letto? Lo farete?
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