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lunedì 1 marzo 2010

Come nasce un pensiero (e come diventa sogno)

Questo è uno dei momenti che più preferisco, sapete? Perché si tratta del momento in cui senti che stai per partorire qualcosa. Un’idea, una catena di parole, un nodo saldo di emozioni, un fiume di pensieri che scorrerà lento e indisturbato attraversando i mille sentieri del tuo corpo e della tua anima. La senti nella testa, quella spinta invisibile e indescrivibilmente bella che ti vuole audace rilegatore di ricordi. Ricordi che hai già vissuto, in un qualche tempo o in un qualche modo, oppure ricordi che verranno domani, in un futuro lontano o vicino. E quando senti l’energia di quella spinta scivolare in te come acqua fresca o come rugiada di sole, sai che non devi perdere il momento. Non puoi lasciarti sfuggire l’occasione. Devi scrivere e raccontare, catturare il ricordo, accogliere nei palmi vuoti delle tue mani un po’ di quell’acqua e berla. Affinché ti scenda dentro, e percorra le strette vie che portano al cuore, padrone dei sentimenti e dei tumulti umani. Lì deve restare, quell’energia. Non puoi mandarla altrove, nessuno le darebbe dimora migliore. Allora eccomi, sono pronta a piegarmi sul letto di questo fiume placido e lucido e a lasciarmi invadere dalla potenza del desiderio che precede la nascita di questo pensiero, ancora avvolto dall’abbraccio del dubbio e dell’invisibilità eppure già forte e bramoso di conoscere la luce del mondo. Di vederla ad occhi aperti, senza temerla, sfiorandola con estrema delicatezza e assaporandone la consistenza soffice e setosa, sfuggente. Ecco che il pensiero muove un passo e si libera del velo opaco intorno a sé. Puf! Colpo di bacchetta magica, polvere di fate e coriandoli di stelle, e il pensiero si libra in aria, piroettando nelle sue vesti lisce e traslucide, penetrabili. Danza nella mente, come un leggero soffione di campo che sospinto dai sussurri del vento si eleva, eseguendo figure armoniose e stupefacenti. Detta note d’amore che galoppano sui tasti ruvidi di alcuni rami protesi, accolte dall’inchino reverenziale delle foglie verdi e seghettate, e che prendono la rincorsa e spiccano un balzo gigantesco. Vanno ancora più su. Si sparpagliano, mutano colore e diventano arcobaleno. Un arco di scintillanti sfumature rosate, gialle e celesti, che dipingono il cielo della vita con un sorriso capovolto un po’ bizzarro. Non è il broncio di un viso triste, ma solo un sorriso capovolto davvero birichino. E se allunghi dolcemente la mano, ti accorgi che puoi staccarlo da lì. Tenerlo con cura tra l’indice e il pollice e avvicinarlo alle labbra. Lasciare che aderisca alla pelle, per poi inebriarsi delle sue carezze vellutate. Questo è il sorriso di un pensiero che era stato fiume, rugiada di sole, nodo di emozioni e catene di parole. Un pensiero che è sempre accompagnato da un ricordo, presente, passato o futuro. Un pensiero che arriva in un momento preciso, che solo tu sai riconoscere. Che solo tu sai vivere nella maniera giusta. Allora eccomi, sono pronta ad indossare quel sorriso di arcobaleno così birichino. Sono pronta a spalancare gli occhi e a guardare in faccia la luce del mondo. Sono pronta, Sogno. Vieni a prendermi.

3 commenti:

Mimmi ha detto...

Vedo che non sono l'unica persona entusiasta per la primavera (la quale, dalle mie parti, si sta facendo sentire solo adesso, dopo quattro mesi che sembrava di essere chiusi dentro un freezer). :-)
A parte gli scherzi: bellissimo post. Il pensiero, la voglia di scrivere.. sono splendidi momenti: ti senti esaltato e pazzo, ma allo stesso tempo sembra di aver compreso tutto della vita.

AnitaBook ha detto...

@Mimmi: hai letto tra le righe e hai scoperto "la primavera", o meglio..."la voglia di primavera". Giustissimo. E' anche questo ad avermi spinto a scrivere il post che, come avrai notato, è pieno di riferimenti alla natura e ai colori tiepidi di una stagione in lenta ripresa. Il mio cuore è abbastanza felice, ultimamente, e allora ho deciso di condividere questa mia gioia con gli altri. Scrivere è la via diretta, per me. Quella che non usa scorciatoie e raggiunge le profondità di ognuno, piantando radici di lettere e suoni, facendo fiorire suggestioni al profumo di viole e fiori di campo. Grazie per le belle parole! :)

Simone ha detto...

Ehi ciao Anita... Grazie per le tue parole... A dir la verità non ho seguito granghé il senso di quello che volessero dire ma mi hanno tranquillizzato un po' perché stammattina oltre ad essere spaventato sono proprio incavolato...

Grazie ;)