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lunedì 9 gennaio 2012

"Oltre la Soglia" di Tito Faraci + Intervista



1. Salve, signor Faraci, è un vero onore averla ospite nel mio blog. La ringrazio per aver accettato con tanta disponibilità l'invito a scambiare quattro chiacchiere con la sottoscritta. Mentre vado a tirare fuori dal forno i biscotti che ho preparato per l'occasione, le lascio spazio per rispondere alla domanda di routine che apre tutte le mie interviste letterarie: chi è Tito Faraci? Si presenti ai nostri amici lettori e... mi raccomando, si sbizzarrisca. 

Com'è brutto presentarsi partendo dal proprio lavoro! Allora diciamo che sono un marito, un padre... e, adesso posso dirlo, uno sceneggiatore di fumetti e uno scrittore di narrativa. Mi pagano per fare qualcosa che pagherei per fare. Un uomo fortunato. Per inciso, prima ero un giornalista musicale. Il mestiere della scrittura l'ho imparato così.

2. Eccomi di ritorno. Bene, posso versarle un po' di tè alla liquirizia? Mi creda se le dico che è una vera delizia. Assolutamente da provare. Intanto, però, passiamo alla domanda numero due. Scrittore di fumetti, giornalista musicale e ora anche romanziere. Cosa mette in moto questa esigenza di sperimentare nuovi connubi tra arte visiva e verbale? 

Grazie del tè. Sì, delizioso. Non sono un tipo da tè, ma ogni tanto... ma, dicevamo? Ho da sempre un grande amore per le storie. Sono un vorace lettore di narrativa, come di fumetti. E poi ci sono il cinema, la televisione... Questo amore per le storie, fin da quando ero molto giovane, è diventato anche desiderio di raccontarle. Con i fumetti, con la sceneggiatura, mi sono trovato molto, molto bene. È il mio mestiere, che non abbandonerò mai.


3. Mi ritorna in mente un passo de Il Piccolo Principe, una delle mie letture dell'infanzia predilette. Ora che ci penso è la scena che si rievoca più spesso. Quella della Volpe che rivela al Piccolo Principe che, se l'addomesticherà, diventeranno amici inseparabili e che si prometteranno fedeltà eterna. Ora, mi vien da chiederle: anche le parole si addomesticano? Qual è il suo rapporto con la pagina bianca, ovvero l'inizio di ogni nuova avventura? 

La crisi della pagina bianca, a dire il vero, è un lusso che non mi posso quasi mai concedere. Devo scrivere, perché dalla mia scrittura dipendono altre persone: disegnatori che devono fare il proprio lavoro, editori che devono mandare in edicola giornali... E allora non posso permettermi crisi di ispirazione. E quando ti abitui a scrivere sempre, ogni giorno, queste crisi diventano rarissime. Ci sono momenti di difficoltà, c'è fatica, ma scrivere diviene anche qualcosa di naturale. 

4. Domanda a bruciapelo, risponda senza pensarci troppo. Perché ha scritto Oltre la Soglia? 

To', me l'hanno chiesto ieri sera, amici a tavola. Volevano una risposta breve, essenziale. A bruciapelo, proprio. Ed è stata: perché ne avevo bisogno.


5. Prenda pure altri biscotti, se vuole, e faccia come se fosse a casa sua. A questo punto, mi piacerebbe scendere nel particolare. Dove nasce l'ispirazione per questo romanzo? Posso chiederle se, in una parte recondita del suo io magari, crede nella possibilità di un'apocalisse come l'ha descritta nel libro? Escludendo, per il momento, l'intento metaforico di incoraggiare l'umanità a crescere nella responsabilità individuale, nella resistenza psicologica contro gli influssi negativi della società, nella saggezza critica e nello spirito di adulta consapevolezza della propria identità. 

Io non scrivo mai storie che nascono da un messaggio. Un messaggio, che non vado a cercare, può eventualmente arrivare da solo, lungo la strada. Nel caso, lo accolgo con piacere. Ma una storia deve bastare a se stessa. Mi sono accorto mentre scrivevo il romanzo che, in Oltre la soglia, la paura degli adulti diventava una (involontaria) metafora della paura di diventare adulti. Tuttavia non ho calcato la mano su questo messaggio. Solo, ho lasciato che passasse. L'ispirazione? Cercavo una storia di ragazzi. Che facesse paura. Una sera, di colpo, mi sono apparse in testa quattro parole: tutti gli adulti impazziscono. Da queste quattro parole, è nato tutto il resto.
6. Nel caso dovesse accadere sul serio, lei ha già con sé un manuale di sopravvivenza a cui affidarsi?

Troppo tardi, ohimè. Sono già adulto da un pezzo. E, per la verità, vorrei un manuale di sopravvivenza già a questa vita, a questo mondo. Penso comunque che stare insieme alle persone cui vuoi bene, alla tua famiglia e agli amici, sia il più grosso degli aiuti. Sempre. (Posso prendere un altro biscotto?)
7. Quale dei suoi personaggi le assomiglia di più? Di quale non approva l'atteggiamento e da quale si è dovuto separare con più sofferenza? Ne approfitto per confessarle che il mio preferito in assoluto è Jaco. Può sembrare scontato, lo so, eppure ogni sua azione era accompagnata da un mio palpito. Si è generato subito quel feeling, capisce? Anche con Ray ha funzionato. Mi intrigava il suo modo ottimista di definire il mondo pur nella sua realtà tragica e spaventosa. E... mi sa che avrei agito allo stesso modo anch'io, sa? Nel senso che avrei continuato a effondere tenacia in rete, pillole di vita quotidiana che conservassero ancora una parvenza di normalità, di quelle sensazioni semplici e rassicuranti che fanno sentire invulnerabili (anche se, alla fine, si tratta pur sempre di illusioni). 

Chiaro: mi sono identificato facilmente con Jaco. Era già nei piani. Però ci sono due personaggi di cui ho vissuto la storia con sorpresa e passione. Sono Noco e Sarah, con la loro storia d'amore che sembra assurda e senza speranza. Non erano previsti nella scaletta originale del romanzo. Si sono fatti largo da soli, con forza. Cose che capitano, quando scrivi. 


*ATTENZIONE: domanda con spoiler*
8. Cos'ha in progetto di scrivere adesso? Un'altra avventura della nostra band di ragazzi sopravvissuti? In effetti, non le nego che la curiosità scalcia potente. Mi piacerebbe sapere se riusciranno a trovare una cura vera, senza dover restare sospesa nel dubbio, o se altri pericoli continueranno a perseguitarli. Ci può anticipare qualcosa? 

Scriverò un altro romanzo, di questo sono certo. Ma non sarà collegato a questo. Non intendo dare un seguito a Oltre la soglia. Per me, è completo così. (Ehi, ma quanti spoiler in questa domanda! Argh!)
9. Domanda finale. Un piccolo — ma spero simpatico — giochino. Se fossimo nel futuro, in quello che lei ha immaginato e che ha inchiostrato sulla carta, e avesse la possibilità di scrivere ancora... quale storia racconterebbe? 

Be', non avrei tempo per scrivere una storia. Sarei troppo impegnato a viverla.
10. Ancora grazie per essere stato in nostra compagnia, signor Faraci. Torni a trovarci quando vuole, per lei la porta sarà sempre aperta... a meno che non si dovesse trasformare in un adulterato. In quel caso, mi sa che dovrà aspettare fuori. Hihihi. I nostri migliori auguri! 

Grazie. Posso portarmi via qualche biscotto?

4 commenti:

Luigi87 ha detto...

bel montaggio..bella anche l'intervista..un libro interessante

Anonimo ha detto...

Grazie!

Tito Faraci

Chagall ha detto...

Brava Anita ;)
E comincia a pensare ai Leoni!

A.P. ha detto...

Bella intervista! ;)