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martedì 6 marzo 2012

Io resto qui. Ad aspettarti.

Ah... 
Ogni volta che passo per quella via, mi si stringe il cuore. 
Ora è silenziosa, triste, e stanca. La sento sospirare e abbassare lo sguardo, come se avesse perso tutto. E in effetti, è così che stanno le cose. 
Prima, quando ero ancora una ragazzina, c'era sempre quel nonnino seduto alla finestra. Era impossibile non notarlo. Curvo e sdentato, il volto solcato dalle rughe e la pelle abbronzata per via degli anni trascorsi nei campi, a lavorare, se ne stava rintanato nella sua casetta e osservava il mondo con occhi curiosi e divertiti. Chissà cosa vedeva, come gli appariva. 
Per me era un personaggio da scoprire. 
Oltretutto, la cosa assai più interessante era un'altra: il suo rapporto con i libri. 
Mi pareva strano che un uomo così anziano potesse trovarvi del diletto. A dire il vero, mi pareva strano persino che riuscisse a leggerlo, un libro. Sì, perché nella mia testolina ancora ingenua e inesperta, ai nonni era affidato un compito diverso. Stare in compagnia dei loro "simili", a far baldoria nei bar e a raccontarsi del passato, magari; oppure portare a spasso i nipotini, al parco giochi o alla pasticceria più vicina per premiare l'obbedienza con una doppia porzione di dolcetti. 
La lettura, perciò, era una questione insolita. Cosa poteva dare? 
Tuttavia, per lui doveva esserci qualcosa di profondo. Lo dicevano i suoi occhi, limpidi e sognanti. 
Le copertine dei romanzi che consumava ritraevano coppie avvinghiate in abbracci struggenti, immortalate in una posa d'addio o appena ricongiunte. 
Harmony. Leggeva Harmony. 
L'amore doveva avere avuto un ruolo protagonista, nella sua vita. Una sorta di primo attore. E a lui piaceva ricordarlo attraverso storie passionali, di lotte e fughe segrete, di epoche lontane abitate da uomini i cui sentimenti prorompevano fieri e valorosi. 
A lui piaceva riviverlo. 
Così il mio sguardo piano si riempiva di ammirazione e con il trascorrere degli anni mi convinsi del fatto che leggere non esigeva limiti d'età. Che leggere non aveva confini. 
Lo capii perché cominciavo a leggere anch'io. 
Poi, però, un giorno quel nonnino smise di sedersi alla finestra. Se ne andò, senza dire niente a nessuno. O forse no. Forse a qualcuno parlò del suo viaggio. Perché rimase un libro sul davanzale, i bordi spiegazzati e un po' ingialliti. Come a dire Io resto qui. Ad aspettarti
E allora compresi un'altra cosa, ancora più importante della prima. 
Che un libro non tradisce. Ti resta fedele, come un amico vero. Per sempre. 

5 commenti:

A.P. ha detto...

Lo sento "scritto col cuore".
Messaggio ricevuto!

Grazie Anita! :D

AnitaBook ha detto...

Col cuore, sì, perché vissuta.
Il nonnino esisteva davvero, non me lo sono inventato. Proprio dietro l'angolo della mia via.
Grazie a te, per aver recepito.

Tra cenere e terra ha detto...

Mia cara Anita, hai dato un valore immenso alla vita in questo post. Quest'uomo rimarrà nella mia memoria. Continuerà a vivere. E a generare scrittura. E noi continueremo a leggere parole sue.

Glo ha detto...

Semplicemente meraviglioso!

AnitaBook ha detto...

Oh, grazie a voi, amici.
È sempre una gioia immensa sapere di essere riuscita a trasmettere emozioni.

Anita