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lunedì 21 novembre 2016

Il lunedì delle domande, del tempo perduto e della poesia che risolleva.

“Potrei essere un martire per la mia religione – la mia religione è l’amore – potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma.” 


La lettura perfetta se, come me,
siete deboli di cuore dinnanzi alla poesia.
Un po’ ci provo gusto a inventare titoli tanto contorti che sembrano non avere né capo né coda. È uno stimolo alla creatività, un'invettiva contro la pigrizia dei sensi e il torpore esausto dello spirito, che si affatica sempre più facilmente, e in tempi spaventosamente brevi. 
Oggi è lunedì e mi andava di scrivervi senza postare un contenuto vero e proprio. Talvolta nascono delle ispirazioni millimetriche, di una fugacità così fragile da avere paura persino di respirarne l'aroma inconfondibile, dolce e vagamente fruttato, come di galassie in espansione tappezzate di zucchero a velo. La vita scorre così, senza un flusso preciso, spesso, anzi, discontinuo, e si prendono le cose per buone o per cattive, e si stringono amicizie destinate a fallire in un istante oppure amori recitanti che fingono di amare davvero chi dicono di amare. È strana la vita, in effetti, nella sua irregolarità indecifrabile che tuttora mette in crisi le menti più curiose. È strana e indefinita nei suoi spazi definiti, passionale e goliardica, buffona e seria insieme, di un'istintività logica che si traduce in una istintiva logicità. I libri provano a raccontarla, le parole a svuotarne la sostanza per esporla in bella mostra agli occhi di una sempre più addolorata e remissiva umanità, votata al suicidio dei sentimenti e al nichilismo del pensier proprio. Non capisco nulla del mondo, io che abito dentro mura di solidi sogni e trampolini di entusiasmo che puntano sempre più nord, eppure mai come oggi sento forte e impertinente il bisogno di occuparmene, di sostenerlo sulle spalle del cuore, e cullarlo tra le braccia, stretto contro il petto per tenerne uniti i pezzi. Mai come adesso, accompagnata dalle note di una melodia al piano che risuona nella testa come una danza di stelle leggiadra, avverto l'incuria della mia interiorità, il sovraffollamento di idee consumate dalla codardia, il chiassoso e balordo vociare della coscienza, che se la ride in un angolo tendendomi il dito contro. 
Dove e quando mi sono persa? E come posso ritrovarmi? Grande è lo stupore nell'accorgermi che la risposta resta uguale a se stessa: tempo. Mi basta solo questo. Sì, mi domando ancora, ma che tipo di tempo? 


Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

Elli Michler 

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