Io in una solita giornata trascorsa a immaginare come sarebbe stata la mia vita se non avessi avuto l'amore dei libri a salvarla. |
Titolo un po’ spicciolo, I know, ma siamo a corto di slancio inventivo — quel pigrone.
Amici, amici: buon giovedì! Abbiamo avuto Carnevale, senza il bisogno di camuffare i profili dietro maschere e costumi. Internet ci ha insegnato le prodigiose magie del foto-ritocco, per cui basta esprimere un desiderio e Photoshoop esaudisce.
Siamo diventati una specie di poche pretese (se cogli il senso ironico dell'espressione).
In questi giorni di solitaria routine quotidiana, macino pagine e progetto di sovvertire il mondo. Partendo dal mio, perché — insomma — conosci i tuoi limiti. In fuggevoli siparietti imbevuti di malinconia, mi domando se valga ancora la pena ancorarsi a qualcosa in cui credere, in cui spendersi e sacrificarsi. Mi sembra che gli entusiasmi della gioventù siano una follia del passato già piena di inestetismi, e che è stato bello, certo, sentirsi animati dal fuoco della creatività più ambiziosa ma che adesso sia da sciocchi persuadersi di avere ancora le forze per correre il rischio.
Eppure.
Non sono una che si arrende. Sopravvive sempre quella vocina petulante che mi incoraggia a nutrire fiducia. Aggiungi pure che sia spinta verso letture che finiscono per rispondere ai grandi dubbi del cuore e che fermano il tremito convulso dei pensieri — ed ecco che quella fiamma si riaccende. Che dice ancora: ho luce da vendere.