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martedì 7 dicembre 2010

Chicca Kinghiana

Ho scoperto come è nata Carrie. No, non la vostra vicina di casa o la mia. L'altra Carrie. Sì, quella. Carrie White. Una ragazzina pallida, emaciata, frignona, che alla fine, però, scatena la sua ira vendicativa trasformando una festa scolastica in un bagno di sangue. Esatto, la Carrie White del grande zio Stephen. Bene, il fatto è questo: stavo leggendo On Writing, una sorta di manuale in cui King ci racconta le sue vicissitudini di aspirante scrittore e poi di scrittore a pieno titolo, e mi imbatto in un capitoletto tutto dedicato a Carrie. La sua prima opera di successo, quella che lo ha portato alla ribalta. Qualcuno di voi lo ha presente? Non preoccupatevi, adesso vi mostro copertina e scheda tecnica e poi ne riparliamo.





Titolo: Carrie
Autore: Stephen King
Editore: Bompiani
Pagine: 174
Prezzo: 7,20 €

Trama:

"Nel 1974 Tabitha, la moglie di Stephen King, ritrova il manoscritto di ""Carrie"", e riesce a farlo pubblicare. Il libro riscuote un successo straordinario e introduce una nuova voce nello scenario della fiction americana. Il romanzo racconta la storia di Carrie White, una liceale che vive in una piccola città del Maine con una madre ossessionata dalla religione. Goffa, solitaria, vittima dei tiri mancini dei suoi coetanei, Carrie scopre gradualmente di avere poteri telecinetici, poteri che si erano già manifestati all'età di tre anni, dopo il primo choc della sua vita. Un giorno, l'innocente e beffeggiata Carrie userà il suo potere e sarà ovunque, orrore, distruzione e morte."




Mi piace la prima frase di questa trama riassuntiva del romanzo.

Nel 1974 Tabitha, la moglie di Stephen King, ritrova il manoscritto di ""Carrie"


Sì, più o meno. Vi ricordate la scena iniziale? Quella dello spogliatoio femminile, con tutte quelle fanciulle svestite e Carrie intenta a fare la doccia? Perfetto, quella scena - che è stata poi la vera scintilla che ha fatto scattare l'idea in testa al geniaccio di King - è nata così.

Mentre frequentava l'università, mio fratello Dave lavorava d'estate come portiere alla Brunswick High School, la sua alma mater. Un'estate, per qualche tempo, ci lavorai anche io. [...]Fui messo in coppia con un certo Harry[...]Un giorno dovevamo togliere le macchie di ruggine dalle pareti delle docce delle ragazze.[...]Era uguale allo spogliatoio dei maschi, ma anche completamente diverso. Non c'erano orinali, naturalmente, mentre, fissate alle pareti piastrellate, c'erano due cassette di metallo in più, senza scritte e delle dimensioni sbagliate perché potessero essere per le salviette di carta.[...]Notai anche che i box delle docce, a differenza di quelli delle docce maschili, erano dotati di tende di plastica rosa. Loro potevano lavarsi in intimità.[...]L'episodio mi riaffiorò alla mente un giorno, mentre lavoravo in lavanderia, e cominciai a visualizzare la scena di apertura di un racconto: ragazze che fanno la doccia in uno spogliatoio dove non ci sono tende di plastica rosa e non c'è privacy. E una di loro comincia in quel momento il suo ciclo mestruale.Solo che non sa di che cosa si tratta e le altre ragazze, disgustate, orripilate, divertite, cominciano a bombardarla di assorbenti.[...]La ragazza comincia a strillare. Tutto quel sangue! Crede di essere sul punto di morire e che tutte le altre ragazze la stanno prendendo in giro mentre lei sta spirando dissanguata...reagisce...contrattacca...ma come?



E qui il genio si impalla. Blocco totale, mancanza d'ispirazione. Come avrebbe potuto proseguire un racconto con un personaggio del genere? King si rese conto che non poteva nemmeno avere le dimensioni - a livello di pagine - di un racconto qualsiasi. Quattro, cinque pagine non sarebbero bastate. Doveva essere una narrazione corposa e strutturata efficientemente, credibile e spaventosa al contempo. Si mise al lavoro. Trovò casualmente alcuni articoli di giornale che parlavano di telecinisi, ovvero quella capacità di spostare gli oggetti con la sola forza del pensiero. Giudicò la cosa interessante, ma come legarla? Provò a buttare giù qualcosa, scrisse le prime dieci pagine, spremendosi le meningi a più non posso, ma poi, non soddisfatto del risultato, cestinò il tutto.

La sera dopo, tornato a casa da scuola, trovai Tabby con le pagine che avevo scartato.Le aveva viste mentre svuotava il mio cestino, aveva ripulito i cartocci dalla cenere delle sigarette, li aveva lisciati e letti. [...]"Questa l'hai centrata" disse. "Lo dico sul serio".



Così andò. Così nacque Carrie White (che poi a King non è mai stata simpatica, questo sia chiaro), una creatura ibrida che traeva forza ed energie da due ex compagne di classe di Stephen. Una che indossava lo stesso capo d'abbigliamento per tutto l'anno, derisa da tutti, un'altra che viveva in una roulotte con una madre devota a una gigantesca riproduzione di un Cristo crocifisso. Hai capito che fonti d'ispirazione! Invidio tantissimo il dono di King di cogliere il potere nascosto dietro i mille volti della realtà e di saperlo trasformare in un modello di idea da utilizzare nelle sue storie. Vorrei poter custodire anch'io un talento del genere. Ma, dopotutto, è pur vero che si tratta di esercizio, di predisposizione, di osservazione attenta, di stimolo e creatività.


Vorrei chiarire subito un punto. Non esiste un Deposito delle Idee, non c'è una Centrale delle Storie, un'Isola dei Best-Seller sepolti; le idee per un buon racconto spuntano a quel che sembra letteralmente dal nulla, ti piombano addosso di punto in bianco[...]Il tuo compito non è trovare queste idee ma riconoscerle quando si manifestano.





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