— Questo è cento volte meglio che passare il tempo con quegli stupidi di scuola — lo informo. — Buona idea, andarsene in quel momento. Masticando di gusto, mi lancia un’occhiata penetrante e mi rendo conto che sta cercando di leggermi nel pensiero, per scovare il vero significato delle mie parole. Lo guardo dritto negli occhi e l’angolo della bocca gli si piega all’insù non appena realizza che sono assolutamente sincera. Finisco la pizza prima di lui e mi sdraio all’indietro sui gomiti, a osservarlo mentre mangia. È evidente che abbia una fame da lupi. Faccio per dirgli che ha della salsa di pomodoro sul mento, ma poi cambio idea. Il mio sorriso, però, non passa inosservato. — Che c’è? — mi domanda con una risatina ma, con il mento strisciato di rosso, i capelli arruffati, la camicia fuori dai pantaloni e i polsini sporchi che pendono intorno alle mani, assomiglia a un Tiffin più alto e più scuro al termine di un’intensa giornata di scuola. — Perché mi guardi così? — continua lui, con sguardo interrogativo, ormai leggermente imbarazzato. — Niente. Pensavo solo a quello che Francie dice di te. Un pizzico di diffidenza negli occhi. — Ancora con questa storia…
— A quanto pare hai delle fossette molto carine — lo punzecchio con un sorrisetto.
— Ah ah. — Un sorriso lieve e abbassa lo sguardo, strappando fili d’erba, una vampata gli sale lentamente lungo il collo. — E hai uno sguardo da arresto cardiaco. Qualunque cosa voglia dire. Una smorfia d’imbarazzo. — Smettila, Maya. Te lo stai inventando. — No, te lo giuro, dice cose così. Che altro…? Ah sì, la tua bocca a quanto pare è davvero pomiciabile. Si strozza, spruzzandomi di Coca Cola. — Maya!
— Dico sul serio! Ha detto proprio così! Ora è tutto rosso, mentre fissa l’interno della lattina. — Posso finirla o hai ancora sete? — Smettila di cambiare argomento — rido. Mi lancia un’occhiata maliziosa e beve fino all’ultima goccia. — Ha persino detto che ti ha intravisto dalla porta aperta degli spogliatoi ed eri davvero… Mi tira un calcio. Sta ancora scherzando, ma mi fa male. Sono confusa. Sotto l’atteggiamento scanzonato, sembra improvvisamente arrabbiato. Devo aver oltrepassato una linea invisibile, senza volerlo. — Okay. — Alzo le braccia in segno di resa. — Ma capisci cosa intendo, no? —
— Ah ah. — Un sorriso lieve e abbassa lo sguardo, strappando fili d’erba, una vampata gli sale lentamente lungo il collo. — E hai uno sguardo da arresto cardiaco. Qualunque cosa voglia dire. Una smorfia d’imbarazzo. — Smettila, Maya. Te lo stai inventando. — No, te lo giuro, dice cose così. Che altro…? Ah sì, la tua bocca a quanto pare è davvero pomiciabile. Si strozza, spruzzandomi di Coca Cola. — Maya!
— Dico sul serio! Ha detto proprio così! Ora è tutto rosso, mentre fissa l’interno della lattina. — Posso finirla o hai ancora sete? — Smettila di cambiare argomento — rido. Mi lancia un’occhiata maliziosa e beve fino all’ultima goccia. — Ha persino detto che ti ha intravisto dalla porta aperta degli spogliatoi ed eri davvero… Mi tira un calcio. Sta ancora scherzando, ma mi fa male. Sono confusa. Sotto l’atteggiamento scanzonato, sembra improvvisamente arrabbiato. Devo aver oltrepassato una linea invisibile, senza volerlo. — Okay. — Alzo le braccia in segno di resa. — Ma capisci cosa intendo, no? —
— Sì, grazie mille. — Mi fa un altro sorriso ironico per dimostrarmi che non è arrabbiato, poi si volta dall’altra parte, nella brezza.
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