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venerdì 20 gennaio 2017

Rughe, arance e zombie. Ultime letture e un pensiero d'amore in mezzo al dolore.

Buondì amici lettori, e buon venerdì. Anche questa settimana tanto terrore nel centro Italia, là dove la terra non smette di sobbalzare, intenta forse a rimetterci in riga come meglio le riesce. Anzi, nell'unico modo a lei possibile. La tragica realtà è che in questa sua dissennata protesta ci finiscono in mezzo vite e vite umane che non torneranno mai più indietro. Non in questo Tempo, almeno. È probabile che le mie considerazioni saranno fraintese, ma trovo ingiusto e del tutto irresponsabile starsene a guardare. Assistere al declino di un'umanità bella che disponeva dei mezzi e delle virtù per portare a compimento il miracolo dell'esistenza. Cos'è che ci mancava, ve lo siete mai chiesto? Quand'è che abbiamo cominciato a dimenticarci del cuore? Quand'è che abbiamo perso le parole per elevare la nostra perpetua gratitudine? Quand'è che abbiamo preferito le bussole alle stelle? Ah, non faccio che domandarmelo. Giorno e notte, senza tregua. Mi inganna quell'ego smisurato a cui ho permesso di abitarmi. Mi convince che non vi sia nient'altro da fare che restare esattamente dove sono. Quanto si sbaglia… Riesco ancora a percepire l'eco di una voce che intona il suo urlo di battaglia da quel muscolo cardiaco che è la vera e sola nostra origine. Così, mentre il dolore per chi giace ancora sepolto sotto la slavina franata sull'Hotel Rigopiano mi sopprimeva, ho sperato (e pregato) di ricevere una risposta. Una sarebbe andata bene, per rischiarare il buio che negli ultimi anni divora il nostro quotidiano e inferisce su un presente che lentamente muore. Non ho mai dubitato sulla fede che mi ha accompagnato fino a qui e, infatti, la risposta mi è stata recapitata. Ieri sera, a cena, mentre eravamo tutti riuniti a tavola. Con un film.



Collateral Beauty ha rapito tutto quanto il mio cuore. Lo ha ingoiato in un colpo solo, sradicandolo dal suo confortevole (e un po’ viziato) habitat. C'è stato come una specie di collasso, una sorta di terremoto dentro, ecco, che non è un modo brutale di prendere alla leggera una situazione critica ma solo l'effettiva descrizione di ciò che mi è successo. Inerme, fissavo lo schermo della TV, mentre lasciavo che negli abissi segreti della pelle fluisse una corrente tumultuosa di sensazioni. Non sono riuscita ad afferrarle tutte quante ma so per certo che non le perderò un'altra volta. Saranno la mia guida, adesso. Non per profetare sul futuro delle mie attività in rete, quanto piuttosto per mantenere la vita saldamente connessa con l'energia delle cose. Di quelle che sono visibili e di quelle che non lo sono ma che non per questo non possano essere altrettanto corporee. 
In questo blog avevo l'abitudine di scrivere pensieri, raccontarvi piccoli frammenti della mia persona, condividere emozioni. Be’, questo post ne racchiude abbastanza. E se a qualcuno sembrerà la solita, barbosa tiritera e si sentirà infastidito dalle mie parole… molto bene, nessun problema. L'universo pullula di dimensioni alternative che potrebbero fare al caso vostro. Io non rinuncerò al mio modo di essere. Amo riempire gli spazi bianchi e amo farlo insieme a voi. Talvolta in solitudine, sì, ma gran parte delle volte in compagnia. Proprio per conservare attiva quella bellezza collaterale. 
E se anche tu mi stai leggendo — sì, proprio tu — sappi che niente potrà mai sostituirti. Niente. 

Però vi ho promesso anche le rughe, le arance e gli zombie. Eccoli che arrivano, allora. 


Me lo ha regalato un'amica carissima, un'amica che è stata la mia prima sostenitrice e collega. Si chiama Marika ma nella blogosfera è meglio nota come Yuko, admin del salotto letterario Living for Books. Vivere per i libri… Ho sempre pensato che fosse la sintesi perfetta della nostra condizione. 
Me lo sono gustato stamattina a colazione, servito insieme a una tazzina di caffè e qualche fetta di pane spalmata di crema alle nocciole. Ho finito per versarci fiumi di lacrime in quella tazzina di caffè, tanto da aggiungere alla dolcezza un accenno di sapidità. Emilio è un protagonista settantenne affetto dal morbo di Alzheimer che tuttavia non vuole concedersi alla rassegnazione degli anni che gli restano da vivere e decide di proteggersi dalla malattia preservando i ricordi dal deterioramento, buttandosi alle spalle i rimpianti, affidandosi alle cure di nuovi amici (giocosi e malandrini), sorridendo felice e spensierato alla sorte. Questa favolosa graphic novel educa a recuperare quella giovinezza che nessuna vecchiaia è in grado di sfiorire e nessuna patologia a sfregiare. Vi racconterò in dettaglio in una videorecensione, però ci tenevo a informarvi che dovreste darle un'opportunità. Se non lo avete già fatto. E poi l'ho sempre detto io: le rughe hanno una magia super speciale. 


Questa, invece, è la mia lettura attuale. Appena ricominciata. Era da un po’ che avrei voluto ripassare uno tra i romanzi più celebri e acclamati di Gaarder. Quel momento è adesso. 

“Sei seduto bene, Georg? È importante che ti trovi una posizione comoda, perché ora ti racconterò una storia emozionante.”

Sì, sono proprio pronta. Adoro le storie emozionanti. Specialmente quelle che cantano l'amore. 


Per finire, Once upon a zombie. Di agevole lettura, con quei tocchi dark essenziali quando ci troviamo davanti a cimiteri oscuri, misteriose resurrezioni e un tenebroso ribaltamento delle fiabe classiche. Eroine non-morte, principi dissestati e una protagonista vittima di bullismo che affronta le sue paure più grandi e si avventura in un universo che credeva impossibile. Piacevole e avvincente per trascorrere un paio d'ore di spassosa e sinistra evasione. Anche di questo, però, aspettatevi una recensione approfondita. 

E per oggi può bastare. 
Come si prospetta il vostro fine settimana? Qual è la vostra lettura in corso? 

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