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giovedì 31 marzo 2011

Still Doll: a vampire goodnight



Amici, oggi non ho postato aggiornamenti né videorecensioni, ma non preoccupatevi. Domani troverete:

  1. videorecensione del romanzo La ragazza gigante della contea di Aberdeen di Tiffany Baker;
  2. una video-presentazione di H, una rivista Delos Books completamente dedicata all'horror;
  3. recensione del manga Chocolate Cosmos;
  4. ultimi romanzi apparsi in libreria;
  5. un'altra puntata della rubrica AUTORItratto

Prima di andare a dormire, tuttavia, voglio lasciarvi un saluto musicale di fine giornata. 
Gli intenditori riconosceranno l'artista e il brano. 

A domani, lettori di tutto il mondo! 

mercoledì 30 marzo 2011

Ecco perché leggere

Visito spesso il sito 10righedailibri perché mi piace navigare tra le pagine dei romanzi che mettono a disposizione, novità editoriali e capolavori del passato. Oggi ho scoperto un libro che mi ha fatto brillare gli occhi e che, quando le risorse economiche me lo permetteranno, comprerò. La Biblioteca delle Donne, di Erin Blackmore (Orme).


testoLi abbiamo amati e conservati nella nostra biblioteca per molto tempo. Grazie a loro abbiamo scoperto e sognato mondi possibili, eroine e modelli che hanno formato la nostra personalità e il nostro modo di relazionarci con gli altri. Durante l'infanzia e l'adolescenza li abbiamo custoditi avidamente fino al nostro ingresso nel mondo degli adulti: sono i libri che ci hanno segnato la vita. E arrivato il momento di riprenderli in mano e scoprire che c'è molto ancora da rileggere. Erin Blake-more invita le lettrici a intraprendere un fantastico viaggio nella letteratura per riscoprire i ritratti delle grandi eroine che ci hanno fatto sognare, emozionare, ridere o piangere: Lizzy Bennet di Orgoglio e pregiudizio, Jo March di Piccole donne, Rossella O'Hara di Via col vento, la Claudine di Colette, Jane Eyre e molte altre ancora. Personaggi che hanno affrontato difficoltà, pericoli, solitudini, matrimoni sbagliati; donne sempre attuali, i cui desideri continuano indiscutibilmente a essere i nostri. La Blakemore analizza queste figure letterarie mettendone in luce l'essenza, le doti, il successo, e soprattutto descrive la profonda unione che le lega alle loro autrici, scrittrici ben consapevoli delle difficoltà che, come donne, hanno affrontato per affermarsi in una società fortemente maschilista (come testimonia il fatto che molte di loro sono state costrette a pubblicare i loro capolavori sotto pseudonimo o con nomi maschili). 

Si potevano leggere i primi capitoli e io ho approfittato. Beh, vorrei proporvi il paragrafo iniziale, che funge da introduzione, perché possiate ritrovare le vostre identità di lettori spasmodici, gelosi e fedeli. E magari sorridere. L'autrice si rivolge espressamente al mondo della narrativa al femminile, ma non è importante. A noi serve raccogliere nella bacinella del nostro cuore il succo del pensiero, la logica schiacciante - niente fantasia - del discorso: si legge come ci si nutre o come si ha bisogno di respirare. Per rispondere a un'esigenza dettata dagli stimoli della vita, positivi e/o negativi. Si legge per avere amici di tutte le epoche e di tutte le età, per ascoltare la loro e la nostra storia. Si legge per tante altre ragioni, ognuno ha le proprie, che valgono sempre la pena. Per questo è importante gridarlo al mondo

Nei momenti difficili ci sono ottimi motivi per smettere di leggere e continuare a respirare. 

Non avete niente di meglio da fare? Leggere, per non dire rileggere, è roba da pappemolle e zitelle depresse. Quando si sta attraversando un periodo negativo, il solo gesto di aprire un libro puzza di fuga dalla realtà e di vigliaccheria. Chi si mette a leggere se ha del lavoro da sbrigare? 

Chiamatemi pure vigliacca se volete, ma quando il confine fra dovere e paranoia si assottiglia di solito mi rannicchio con un vecchio libro in mano, come se la mia salute mentale dipendesse da quella lettura. Ed è vero: nei libri che amo trovo nutrimento, sollievo, evasione e speranza. Trovo anche qualcos’altro: eroine e autrici a centinaia, donne che nella loro vita reale e immaginaria hanno seguito un percorso sulle cui orme mi muoverò anch’io. 

Oh sì, ho avuto bisogno delle mie eroine nella vita! 

Per esempio quando avevo undici anni e i miei genitori erano diventati per me degli estranei, il mio corpo era impazzito e gli amici si erano trasformati in cattivissimi alieni-compagni di scuola. O quando sono arrivata al college completamente disorientata e non sapevo che fare in una città che non conoscevo, piena di idee nuove. E anche oggi, che mi trovo di fronte a importanti decisioni riguardo alla famiglia, alla carriera, e a cosa mangiare a colazione. 

Fortunatamente le mie eroine sono tutte allineate su uno scaffale della mia biblioteca, in paziente attesa, e aspettano che mi metta a leggere e che riscopra le loro storie. Sono sempre state lì, a lavorare sodo: Jo March cuciva, Sara Crewe trasportava secchi di carbone e c’era chi, come Laura Ingalls, in una situazione disperata spalava cumuli di neve dai viottoli. Alcune sono state concepite duecento anni fa, ma le orme che hanno lasciato sulla strada sono ancora sorprendentemente fresche. Sono rimaste lì per me, pronte ad aiutarmi quando affrontavo i problemi dell’adolescenza e dell’età matura. E sono lì anche per voi, se vi andrà di conoscerle. 

Non sono l’unica che, arrivata alla maturità, ama tuffarsi nella (cosiddetta) “semplice letteratura per ragazzi”. Nell’inverno del 2008, mentre pensavo a come le mie eroine avrebbero affrontato i sacrifici economici imposti da una recessione schiacciante, ho iniziato a parlare di libri con le amiche, anche con quelle che da tempo preferiscono lo schermo alla pagina scritta e il BlackBerry a una chiacchierata a tu per tu. 

Leggere sembrava contagioso. 

All’improvviso ci siamo ritrovate tutte a sfogliare febbrilmente libri che avevamo abbandonato da anni. Bloccate dalla neve, nervose, costrette in casa da tosse e raffreddore e dalla frugalità, ci siamo rivolte ai tanti capolavori che avevamo già letto. E le donne ben note che abbiamo trovato sotto le copertine – Anna Shirley, Jane Eyre, Scout Finch – avevano tante altre cose da aggiungere alle storie che conoscevamo a memoria, e lezioni da darci che forse ci erano sfuggite quando le avevamo lette anni addietro. Leggendo e rileggendo abbiamo iniziato a fissare delle pietre miliari affettive, un “voi siete qui” cui riferirsi per viaggiare sui sentieri tracciati dalle nostre eroine. 

[...] “Un momento!” direte voi. “In questo momento i bambini stanno piangendo, mi squilla il telefono e io sono stanca morta perché ho fatto un’ora di cyclette. Mia madre ha il cancro, e mi è venuto il mal di testa; e se fosse un tumore? Non ce la faccio a fare un’altra cosa, davvero. Io non ho sicuramente niente da dare a un libro. E un libro non può dare proprio niente a me”. 

Ed eccomi qui a sostenere che è in momenti come questo, di fatica immane e di stress, che abbiamo ancora più bisogno dei libri. La tregua che ci concediamo mettendoci a leggere ha un effetto calmante in sé e per sé. Un momento con un libro è il primo livello dell’amore per se stesse, un’arte che si tramanda ai figli, come si fa con una coperta di Linus o l’abitudine di andare in chiesa. 

È un paio di occhiali piazzati sul naso per una manciata di ore rubate, che colora il solito salotto e il minaccioso mondo esterno con le lenti dell’esperienza di un’altra donna. 

È un libro che hai letto mille volte, ritrovato, spolverato e aperto a caso fin quando ti ha riagganciato un’altra volta. Ti dice cose diverse nei diversi frangenti della tua vita, ma questo è il suo bello. 

Il viaggio nel tempo, il riscatto, la fuga e la presa di coscienza sono tutti argomenti perfettamente rilegati e cuciti sotto le umili copertine che passano di mano in mano, dalla biblioteca alla borsa, da madre a figlia, in cui le lezioni delle eroine vivono molto più a lungo della permanenza in catalogo del titolo o della distruzione del volume per troppo amore o per usura.


Ecco perché leggere!


Speciale "Soulless": giveaway da non perdere!



testo

Direttamente dal sito ufficiale della Dalai Editore:

Dalai editore è lieta di presentare la recensione del primo volume della saga di Gail Carriger, grande successo editoriale in Europa e USA. Per offrire ai lettori la possibilità di conoscere meglio questa straordinaria autrice, la casa editrice ha deciso di lanciare un Blog Candy (o Giveaway) mettendo in palio 5 copie del libro.

Regolamento:
Per partecipare a questo Blog Candy è necessario commentare questo post e inserire sul proprio blog lo “scudetto” per far conoscere l’iniziativa.

Ecco il codice HTML da copiare per inserire “lo scudetto” sul vostro Blog: clicca qui!

Il termine ultimo per partecipare è martedì 5 aprile 2011.

Nei giorni successivi, i primi 5 nominativi (o nick)  selezionati casualmente tramite il sito random.org riceveranno le copie del libro. I nomitavi selezionati  saranno comunicati sul nostro blog. Gli interessati verranno poi contattati privatamente affinché possano fornirci i dati per la spedizione.


LA RECENSIONE

Lei (Miss Alexia Tarabotti): senza marito e senza la ragionevole speranza di trovarne uno in tempi brevi. Cinquanta per cento di sangue italiano ereditato dal padre bello, libertino e defunto. Dal profumo di vaniglia e cannella. Senz’anima.

Lui (Lord Conall Maccon): uno che non deve chiedere mai. Barone. Scozzese, cosa che “lo rende meglio attrezzato per gestire donne dalla forte personalità” (ve l’ho detto che lei è una donna dalla forte personalità, vero?). Rude. Sexy. Mannaro. Lupo mannaro.

Gli altri: vampiri. Licantropi. Fantasmi. Automi. Preternaturali. E… esseri umani. Tutti insieme a Londra. Tutti al corrente dell’esistenza degli altri, che tanto ci pensa il Prin (Pubblico registro delle nascite innaturali).
I preternaturali sono esseri viventi (perché sì, sono viventi) che hanno avuto la ventura di nascere senz’anima. Forse li conoscerete come stregoni, succhia-anime o esorcisti: i rispettivi nemici naturali di licantropi, vampiri e fantasmi. I preternaturali sono rari. Le preternaturali rarissime. La nostra Miss Alexia Tarabotti è proprio una preternaturale, un’altra delle eredità dell’italico padre di cui sopra. Un’eredità tutto sommato ragionevolmente facile da tenere segreta, anche alla propria famiglia. A differenza di quell’altra, quella carnagione olivastra tanto diffusa nel bel paese ma guardata con una certa diffidenza (e sufficienza) dalla Londra vittoriana. Diciamocelo: non le premesse migliori per trovare marito. A maggior ragione se si è anche piuttosto eccentriche e testarde e si hanno dei seri problemi a lasciare l’ultima parola nelle discussioni. E infatti Alexia Tarabotti un marito non ce l’ha. Anche per questo proprio non le riesce di godersi la festa da ballo a casa Snodgrove, una festa da ballo dal sorprendentemente povero rinfresco, per di più. Ed è così che, nella prima scena del libro incontriamo la nostra Alexia sola nella biblioteca di casa Snodgrove, in attesa di uno spuntino appropriato come un tramezzino al cetriolo. Miss Tarabotti è impegnata a tenere i canini di uno sprovveduto quanto avventato vampiro dimentico dell’etichetta lontano dalla propria generosa scollatura (non che il poverino abbia maliziose intenzioni: va procacciandosi la cena). La nostra Alexia, capace di annullare i poteri dei soprannaturali in quanto senz’anima, è munita di un parasole rinforzato con pallettoni d’ottone e sa come usarlo: affronta il vampiro e in un impeto di goffa autodifesa in scarpe da ballo di velluto e tacchi alti gli conficca il fermacapelli in legno nel cuore, che, se vogliamo, è anche una cosa con una sua eleganza. La nostra eroina, prima ancora di pagina 15, uccide quindi un vampiro. Non male. Non male per noi lettori: la giovane si trova invece improvvisamente in una situazione ben più complessa. Una situazione ben più complessa che, per sua fortuna e nostro diletto, non dovrà affrontare da sola: l’effeminato vampiro Lord Akeldama, la migliore amica e ugualmente zitella Miss Ivy Hisselpenny, il calmo, posato ed efficiente lupo mannaro professor Lyall e l’affascinante so-cosa-voglio-e-so-come-averlo Lord Conall Maccon saranno al suo fianco in un’avventura in cui le misteriose sparizioni e gli strani omicidi si moltiplicheranno. Soprattutto Lord Conall Maccon, barone di Woolsey e maschio alfa del branco, posizione che, come ci ha insegnato Super Quark, richiede una buona dose di un buon numero di buone qualità. E, voi giovani donne simpatiche e intelligenti che attendete da lunghe ore una telefonata o almeno uno straccio di email, sappiate che l’avvicinarsi delle notti di luna piena spesso dà all’uomo, o meglio, al lupo, quel coraggio (chiamiamolo coraggio) necessario per tentare di entrare nelle grazie delle giovani fanciulle… anche di quelle senz’anima.

C’è Jane Austen in questo libro, c’è la sua ironia e la sua capacità di trasmettere lo spirito di un’epoca attraverso la descrizione di alcuni personaggi indimenticabili. C’è una società vittoriana parallela, in cui gli elementi storici sono descritti con sorprendente accuratezza e in cui gli elementi fantasy stupiscono per la loro originalità: e non si tratta solo delle caratteristiche degli esseri soprannaturali, ma… ma quanti romanzi urban fantasy, romance e historical perfettamente inseriti in un contesto steampunk avete letto? E parlo di dirigibili marca Gibbard che solcano i cieli di Londra, marchingegni a pressione idraulica per sollevare il tettuccio delle carrozze e armi come strumenti simili a diapason per identificare la vicinanza e la pericolosità degli esseri soprannaturali. E poi, non dimentichiamolo, c’è una storia d’amore di quelle che all’inizio non sembra ma poi sì, proprio come piace a noi.

Fidatevi di me: dovreste proprio voler leggere questo libro.


Tenete d'occhio anche questo blog perché in questi giorni arriva la videorecensione dedicata a questo strepitoso romanzo! 

Alcune segnalazioni



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Partiamo con una notizia che farà felici tutti i più infervorati lettori di Charlaine Harris. Finalmente, dopo mesi di attesa e false piste, ecco che approda in libreria il quinto volume della celebre saga di Sookie Stackhouse! Il titolo è Morto Stecchito e, naturalmente, mi riferisco all'edizione econimica Fazi (ricordo, infatti, che la prima a occuparsi della pubblicazione della saga è stata la Delos Books, che è arrivata già al decimo volume Morto in famiglia). Oramai, la fama della scrittrice americana è confermata anche grazie alla serie televisiva True Blood, che prende spunto dalle vicende della protagonista dei romanzi. Per il momento, io sono ferma al secondo capitolo, Morti viventi a Dallas, ma dispongo di tutte le uscite Fazi. Charlaine Harris ha uno stile scorrevole e di immediata "visione", anche se spesso le paranoie di Sookie sono da indigestione!



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Ho letto l'articolo di AyeshaKru e ho subito pensato di riportare la notizia anche qui. L'intera saga di uno degli esponenti "must" dell'immaginario fantastico, Terry Goodkind, sarà ristampata con una veste grafica tutta nuova! Sto parlando del famosissimo ciclo de La Spada della Verità, dieci volumi pregni di magia e avventura, che ritornano sfoggiando copertine mono-character dedicate ai personaggi dell'adattamento televisivo Legend of the Seeker (che io ho saputo essere pieno di tagli e modifiche). Trovate già i volumi in libreria e il prezzo è davvero invitante (9.90 €!).




testoAltro romanzo, fresco di stampa Mondadori, da tenere d'occhio e di cui - sfortunatamente - ho trovato poco in giro. Flip, di Martyn Bedford. Il libro, che già dalla copertina mette curiosità, è una lettura indicata per un pubblico di young readers, tuttavia, secondo i commenti esteri di chi l'ha gustato in anteprima, può soddisfare anche i più grandi. Scopriamone le trama: Un giorno Alex si sveglia in una stanza che non è la sua, chiamato da una madre che non è la sua, e quando si guarda allo specchio... vede una faccia che non è la sua. Il magro e asmatico Alex è finito chissà come entro il corpo atletico di Flip. E soprattutto nell'esistenza di Flip. Alex scopre molto presto quello che gli altri si aspettano da lui: che sia un campione sportivo, che si giostri con disinvoltura tra due ragazze, che parli tedesco, che sappia perché il suo cane ha un nome buffo. Le piccole cose quotidiane diventano all'improvviso montagne che emergono dalla nebbia. E non è tutto. Dove sono finiti i sei mesi trascorsi dal suo ultimo ricordo nel corpo di Alex? Perché non riesce a contattare la sua famiglia? E cos e successo al "vero" Flip? La vita di Flip forse è meglio di quella che ha lasciato, ma Alex vuole indietro la sua. Solo che... Esiste ancora una vita a cui tornare?


testoVi piacerebbe viaggiare nel passato ancora una volta? Bene, forse Pastworld di Ian Beck ce ne offre la possibilità! Pubblicato dalla casa editrice Asengard, anche in questo caso si tratta di una lettura "giovane" (pero non troppo, perché sono presenti - parole di AyeshaKru - scene violente), vicina ai mondi del fantasy e dello steampunk. Mi intriga principalmente per via di un elemento caratterizzante della trama: l'originalità dell'ambientazione. Siamo infatti nel 2048, immersi in una Londra ottocentesca! Pastworld è il più grande parco a tema mai realizzato. Ha sede a Londra, o meglio è Londra: restaurata e ripristinata in una fedele, viva e pulsante replica di se stessa all’epoca vittoriana. Per Eve, nata e cresciuta a Pastworld, calessi e lampade a gas sono invenzioni moderne. Eve non sospetta nemmeno di vivere in una finzione fino a quando è costretta a fuggire dall’unica casa mai conosciuta, e affrontare la verità sulla sua città e su se stessa. Per Caleb, turista in vacanza a Pastworld, il parco a tema costituisce il perfetto antidoto al soffocante conformismo e alle norme oppressive del 2048. La cruda ferocia del passato è elettrizzante, o almeno lo è fino al momento in cui si ritrova sulla scena di un delitto, con un coltello in mano e improvvisamente in balia di un antiquato sistema giudiziario. Nel frattempo una sinistra e micidiale figura si aggira tra la densa nebbia di Londra, mietendo una vittima dopo l’altra: Fantom, creatura del passato e del futuro, nei cui oscuri piani confluiranno i destini di Caleb ed Eve.  

lunedì 28 marzo 2011

Gamberetta insegna

Esercizio di scrittura in riferimento al post Manuali 1 - Descrizioni pubblicato da Gamberetta. Naturalmente, per comprendere la ragione dell'esercizio dovreste prima leggere l'articolo. Ah, amo sempre di più questa ragazza! Sul serio, trovo illuminanti i suoi consigli sulle tecniche narrative necessarie per chi volesse intraprendere il mestiere e, soprattutto, per chi volesse applicarsi in esso con la giusta consapevolezza di ciò che andrà a scrivere. Ho capito di essere molto lontana dalla strada maestra e ho perciò deciso di rimboccarmi le maniche e di cominciare a lavorare seriamente. Vediamo cosa ne esce. 


testo

Questa è l'immagine che ha messo a disposizione Gamberetta per
l'esercizio di scrittura. Ci viene richiesto di organizzare un 
contesto descrittivo che sappia rispondere alle regole principali
dello scrivere bene (argomentate nell'articolo). 
Di seguito il risultato della mia immersione creativa.


Crunch. Maya addentò la mela e ne staccò un grosso pezzo. La polpa farinosa le si sciolse in bocca e un po’ di quel succo dolciastro fuoriuscì dal labbro colandole lungo il mento. Continuò a masticare fissando il vuoto, e intanto le dita della mano serravano la presa sul frutto, fino a quando le unghie non trapassarono la buccia con una serie di scrocchi simultanei. Era arrabbiata. Molto arrabbiata. Quella mattina aveva dovuto raccogliere cinque corpi di coniglietti morti, alcuni interi e altri fatti a pezzi. Li aveva spinti in fondo alla cartella di pelle che si portava sempre dietro, insudiciandosi le mani del loro sangue denso e grumoso, ancora caldo. Quello sporco lavoro iniziava a stancarla e maledisse il giorno in cui i geni della Grunge Corporation avevano creato il suo personaggio virtuale. Conosceva il marchio degli sviluppatori del suo videogioco perché campeggiava sui marciapiedi di alcune stradine, sui muri riempiti di crepe e muschio delle location dei primi livelli e sulle zeppe delle sue scarpette lucide. Un nome che le faceva venire il voltastomaco. Gettò la mela, che rotolò sui gradini di pietra della scalinata su cui era seduta, e succhiò via il nettare dolce dai polpastrelli bagnati. Spostò lo sguardo accanto a sé, doveva giaceva la cartella, e la parve che la dura pelle si gonfiasse a colpi di testa e pugni, come se quei poveri animaletti fossero ancora vivi e stessero supplicandole la libertà. Se li immaginò zombie, con gli occhi sporgenti e iniettati di sangue, con gli artigli ricurvi e dei bitorzoli sulla schiena, con le orecchie affilate e il musetto aperto a mostrare una fila di denti seghettati e prominenti, grondanti bava mista a sangue nerastro. La poltiglia di bile e mela che aveva ingurgitato le risalì lungo l’esofago. Strinse le labbra in una linea sottile e pregò che l’umano si sbrigasse ad accendere la sua console e che ricominciasse a giocare, per darle modo di svuotare la mente da quei pensieri macabri e di sistemare, una volta per tutte, la questione con Mister Rabbit. Già, perché quel carnefice senza scrupoli che si divertiva a straziare leporidi innocenti girovagando con un costume da coniglio doveva morire. Fremeva dal desiderio di piantargli un paio di cartucce nel petto, trasformandolo in un colabrodo maciullato e lasciandolo agonizzare in mezzo alle sue stesse interiora sanguinolente. Si passò la punta della lingua sul labbro superiore, pregustando la vendetta, e poi scattò in piedi. Eccolo, finalmente. L’umano era pronto a riprendere la partita e se per lui si trattava soltanto di stupido intrattenimento, beh, per Maya era di vitale importanza che arrivasse fino al completamento dell’ultimo livello, quello che presagiva essere lo scontro finale. Agganciò il suo fedele AK-47 ai laccetti della tracolla, un fucile d’assalto che se utilizzato a una distanza ravvicinata poteva segare un uomo in due, e si mise nella posizione in cui l’umano l’aveva lasciata durante l’ultimo salvataggio. In attesa, davanti a un edificio con le pareti giallo vomito che si sperava fosse il magazzino dove Mister Rabbit teneva nascosta una parte delle gabbie con le sue riserve di coniglietti importati dalle Macquarie Island. Maya sogghignò, con il sangue che le pompava nelle vene schizzandole adrenalina in tutto il corpo. Era tempo di andare a caccia.


Cosa ve ne pare? 
Desidero sincerità, anche quella più diretta. 
Secondo voi, ho rispettato i criteri? 


Risposta di Gamberetta:


@Anita. Premessa tipografica: quando finisce un concetto vai a capo e fai un nuovo paragrafo. Mettendo tutto di fila si ottiene un effetto wall of text che rende visivamente faticosa la lettura.
Per esempio:
[...] fino a quando le unghie non trapassarono la buccia con una serie di scrocchi simultanei. Era arrabbiata. Molto arrabbiata. Quella mattina aveva dovuto raccogliere cinque corpi di coniglietti morti, alcuni interi e altri fatti a pezzi.
Qui sono tre concetti, perciò sarebbe meglio:
[...] fino a quando le unghie non trapassarono la buccia con una serie di scrocchi simultanei.
Era arrabbiata. Molto arrabbiata.
Quella mattina aveva dovuto raccogliere cinque corpi di coniglietti morti, alcuni interi e altri fatti a pezzi.
Hai flessibilità nel decidere quando finisce un “concetto” e ne inizia un altro, ma un paragrafo lungo una pagina e passa (500+ parole) è davvero troppo.
Comunque, come descrizione va abbastanza bene, nel senso che ci sono quasi tutti gli elementi principali del disegno (anche se forse si poteva dare qualche particolare in più riguardo Maya, per esempio l’insolito colore dei capelli o lo strano copricapo).
Quello che stona è che è un po’ troppo raccontato, si sente troppo la presenza del Narratore, invece sarebbe più coinvolgente se fossimo più nei panni di Maya (per la base teorica leggi il terzo dei Manuali).
Per esempio:
Quella mattina aveva dovuto raccogliere cinque corpi di coniglietti morti, alcuni interi e altri fatti a pezzi. Li aveva spinti in fondo alla cartella di pelle che si portava sempre dietro, insudiciandosi le mani del loro sangue denso e grumoso, ancora caldo. Quello sporco lavoro iniziava a stancarla e maledisse il giorno in cui i geni della Grunge Corporation avevano creato il suo personaggio virtuale.
Non è “sbagliato” e tutto sommato può andar bene. Se però ti cali di più nel personaggio può venire meglio. Ci provo:
Maya raccolse il cadavere del coniglietto scivolato fuori dalla cartella. Lo rificcò dentro, lo spinse in fondo, in mezzo agli altri coniglietti morti. Ritrasse la mano impiastricciata di sangue e grumi di pelo. Viscere colarono tra le dita. Che schifo di lavoro.
Scritto al volo e si può fare meglio, ma spero si noti il fatto che nella seconda versione si è lì con Maya, mentre nella prima si guarda con occhio distaccato. E in generale più si è vicini, meglio è.
Anche all’inizio:
Crunch. Maya addentò la mela e ne staccò un grosso pezzo. La polpa farinosa le si sciolse in bocca e un po’ di quel succo dolciastro fuoriuscì dal labbro colandole lungo il mento. Continuò a masticare fissando il vuoto, e intanto le dita della mano serravano la presa sul frutto, fino a quando le unghie non trapassarono la buccia con una serie di scrocchi simultanei. Era arrabbiata. Molto arrabbiata.
Uno dei “trucchi” per scrivere bene è cercare di far trasparire le emozioni senza dichiararle. Così come fai a mostrare che Maya è molto arrabbiata senza dirlo?
Magari cambi da “staccò” neutro a “strappò” che è più il gesto di una persona arrabbiata.
La polpa farinosa che si scioglie non va tanto bene: se sei arrabbiato non ti godi il cibo in questa maniera. Invece puoi dire che il succo dolciastro le goccia sul vestito: se il personaggio se ne accorge ma non fa niente vuol dire che ha altro a cui pensare, unito agli altri dettagli si capirà che questo altro è la rabbia.
Invece di “trapassarono” magari “lacerarono”, o forse le unghie si “conficcarono” nella buccia.
[...] i geni della Grunge Corporation avevano creato il suo personaggio virtuale. Conosceva il marchio degli sviluppatori del suo videogioco perché campeggiava sui marciapiedi di alcune stradine, sui muri riempiti di crepe e muschio delle location dei primi livelli e sulle zeppe delle sue scarpette lucide.
Non spiegare! Suona sempre artefatto. Basta che lo affermi senza “giustificarti”:
[...] i geni della Grunge Corporation avevano creato il suo personaggio virtuale. Il marchio degli sviluppatori del suo videogioco campeggiava sui marciapiedi, tra le crepe dei muri, sulle zeppe delle sue scarpette lucide.
E così via. Non continuo perché in effetti queste sono appunto osservazioni che riguardano il terzo dei Manuali più che questo sulle descrizioni. E come dicevo all’inizio, la descrizione in sé può anche andar bene.




Come non approvare?!
Perciò, oggi ci lavorerò su e cercherò di rendere più dignitoso il testo. 




Modifica di questa mattina


             Crunch.
Maya addentò la mela e ne strappò un pezzo. Un po’ di succo dolciastro le gocciolò sul mento e sulla gonna di velluto che già iniziava a puzzare. Strinse le dita intorno al frutto, sempre più forte, fino a quando le nocche non divennero bianche e le unghie non si conficcarono nella buccia con una serie di scrocchi simultanei. Lurido verme.
            Scagliò la mela contro i gradini di pietra e la vide rotolare giù.  
Ripensò ai coniglietti morti che aveva spinto in fondo alla cartella di pelle; ripensò allo sciacquio delle viscere che sbavavano sangue sulle sue mani, e tremò.
            Questo schifo deve finire.  
Maledisse il giorno in cui i geni della Grunge Corporation avevano creato il suo personaggio virtuale. Il marchio degli sviluppatori del videogioco campeggiava sui marciapiedi delle stradine, tra le crepe dei muri e sulle zeppe delle sue scarpette lucide.
            Le faceva venire il voltastomaco
Strinse le labbra in una linea sottile e pregò che l’umano ricominciasse a giocare, perché moriva dalla voglia di piantare un paio di cartucce nel petto di Mister Rabbit. Devi crepare, brutto bastardo. Tu e quel tuo patetico costume da coniglio. Si passò la punta della lingua sul labbro superiore, pregustando la vendetta, e poi scattò in piedi.
            Agganciò il suo fedele AK-47 ai laccetti della tracolla e si mise nella posizione in cui l’umano l’aveva lasciata durante l’ultimo salvataggio. Davanti a quell’edificio con i muri giallo vomito che sperava fosse il magazzino dove Mister Rabbit teneva nascosta una parte delle gabbie con le sue riserve di coniglietti importati dalle Macquarie Island.
            Maya sogghignò.
            Era tempo di andare a caccia.


AUTORItratto: Michela Zanarella

Nuova rubrica, già. Questa volta pensata specificamente per tutti quegli autori esordienti che volessero raccontarsi in maniera creativa e personale, senza intromissioni della sottoscritta. Una spazio bianco, da riempire con parole e immagini. A inaugurarlo è Michela Zanarella, di cui non vi svelerò nulla ma che potrete conoscere leggendo il suo... AUTORItratto.





Provo in modo originale a  “farmi” l’autoritratto anche se sinceramente sono molto imbarazzata per questo. Parlare di se stessi implica il superamento di moltissime barriere psicologiche, culturali, educative; comunque ci provo!



Sono nata a Cittadella, Padova, il 01-07-1980. Inizio a scrivere poesie nel 2004. Personalità di Cultura e Poeti locali si accorgono del mio talento naturale che pongo nell’esprimere la vita in versi. I miei versi vengono tradotti in inglese, francese, spagnolo, arabo. Ed inizia la pubblicazione delle mie sillogi: “Credo” con l'associazione culturale MeEdusa, oltre mille copie; “Risvegli”, ed. Nuovi Poeti; "vita, infinito, paradisi" ed. Stravagario e le Edizioni GDS pubblicano la mia prima raccolta di racconti dal titolo “Convivendo con le nuvole” che ottiene un’ampia diffusione sul web. Sono la I classificata al Premio “pubblica con noi 2011” della Fara Edizioni. A gennaio 2011 viene pubblicato dalla Sangel Edizioni la silloge “SENSUALITÀ, poesie d’amore d’amare”. Il Teatro Argot Studio, il 18 marzo 2011, mi ha permesso di organizzare Risveglio di primavera in poesia, “Michela Zanarella in recital” con la sponsorizzazione della Provincia di Roma. “SENSUALITÀ, poesie d’amore d’amare” è la silloge dell’Amore……….e penso che il miglior modo per farvi conoscere il contenuto del libro sia proporvi una poesia del libro stesso.



IL FUOCO NON SI FERMA

Non c'è istante che stanchi
la mia voce di donna
di sentire l'amore.
Il fuoco non si ferma,
sommerge le pieghe d'orizzonte,
di pelle e d'erba.
Si spalanca un tremore
composto di tramonti e ombre divine.
La voglia di entrare in te
per bere le prigioni calde
di uno sguardo,
mi fa annusare la bellezza
di un mare che si macchia di cielo.
E' come l'infanzia di un mattino
il mio corpo attaccato
ai ritmi di un fiume,
che guarda il destino
per sapere tutto.



Un abbraccio a chi mi legge ed un bisbiglio rigenerativo di cultura poetica a chi ancora non mi ha letto.


                                                                           Michela Zanarella




Cose viste in giro e acchiappate al volo


La settimana ricomincia, miei cari amici lettori, e con essa anche i nostri post di aggiornamento. Il titolo vi suonerà bizzarro ma rende l'idea - almeno un pochino - di quello che vi mostrerò di seguito. Sapete che il blog Le Mele del Silenzio, gestito dall'intraprendente Vocedelsilenzio, è in pieno festeggiamento per il suo compleanno? Se vi eravate persi la news, don't worry, fate ancora in tempo a partecipare agli appetitosi giveaways indetti per l'occasione (sono tantissimi!). Dunque, ho scoperto, spulciando in mezzo ai suoi ultimi articoli, tre romanzi che hanno calamitato l'occhio - causa copertine d'impatto - e l'attenzione - causa trama interessante. Ho pensato subito di parlarne anche qui perché, potete immaginare, sono curiosissima di conoscere le vostre impressioni/reazioni. Ecco i titoli!



testoL'Umanità di Emiliano Gucci (Elliott).
Da otto anni non guida più. Cammina, prende il treno, passeggia nell'unico parco cittadino, nuota nella piscina comunale, spia la vita degli altri dal balcone di un anonimo condominio di periferia, dove non smette mai di piovere. Dorme poco e quando ci riesce riceve visite spettrali. Gioca a dama su Internet. È tornato a lavorare in fabbrica, che si è abbrutita e gonfiata di droga. Una volta ogni due mesi, di domenica, incontra una donna un tempo bella che adesso vive da reclusa, passando le giornate a tradurre e dormire: a lei è legato da una dipendenza tanto feroce da cancellare quasi tutto il resto. Intorno, ogni cosa appare sporcata da sangue e sopraffazione, come se la violenza fosse l'unica lingua con cui gli umani riescono a comunicare. Soltanto una ragazza che accompagna una donna in carrozzella, al parco, e un ragazzo sfrontato che insiste a cercarlo con strategie piuttosto bizzarre, sapranno sconvolgere la sua monotonia e spingerlo di nuovo verso il mondo. "L'umanità" racconta di un'anima smarrita che cerca di uscire dalla grande bocca nera che lo ha inghiottito tanto tempo fa, carambolando tra esistenze in apparenza insignificanti, marginali, minime.



testoLa Febbre di Francesca Genti (Castelvecchi).
Mentre animali mutanti e famelici si aggirano tra le macerie di una città semidistrutta, tre amici vagano allo sbando, senza meta. Il piccolo gruppo è composto dal poeta Andrej Babilonia, da un body artist e da un astrologo, tra i pochi esseri umani sopravvissuti in una città sotto assedio, completamente in mano a squadre di poliziotti aiutati da ferocissimi cani-babbuino.
I tre amici non hanno più niente da perdere: è questione di ore e saranno certamente catturati, torturati e uccisi. Proprio per questo motivo, in una situazione prossima all’Apocalisse, trascorrono le loro ultime ore di vita in preda a una frenetica euforia, all’insegna di un totale nichilismo. Sfidando ogni pericolo, passano le loro giornate a fare il bagno nel mare di catrame che avanza sempre di più, lambendo la periferia Nord-est della città, compiono rapine e atti vandalici all’interno di un mastodontico centro commerciale, banchettano con le velenosissime verdure transgeniche rubate in orti irrigati da ruscelli giallo-cromo e officiano strani rituali con le carcasse di animali disseminate per la città. Ma soprattutto, in un estremo sussulto di vitalità, cercano altri esseri umani di sesso femminile per accoppiarsi e preservare la specie, ormai quasi estinta.
Profetico, lirico e visionario, La febbre di Francesca Genti è la storia di una follia collettiva che porta alle estreme conseguenze gli eccessi del contemporaneo e che, grazie a una scrittura animata da un ritmo incessante, dà un volto e una voce ai demoni del nostro vivere quotidiano.

UN ESTRATTO - «Non è più tempo di guardare il cielo notturno, cercare stelle cadenti, esprimere desideri. Questo per due ragioni. La prima è che da un bel pezzo non esiste più la notte. Il cielo un giorno si è ribellato. Il sole si è incastrato rimanendo appena sopra la linea dell’orizzonte. Sono anni che viviamo in un perenne tramonto. La seconda è che, al pari del cielo stellato, anche il futuro non esiste più. O meglio: è drasticamente diminuito, abbiamo quasi esaurito la nostra razione di futuro. Siamo rimasti in pochi qui in città e tutti con le ore contate. Esprimere un desiderio? L’unico sensato sarebbe quello di essere catturati, torturati e uccisi il prima possibile. Ma non possiamo farlo perché non vogliamo morire.»


testoL'AUTRICE - Nata a Torino nel 1975, vive e lavora tra Genova e Milano. Come poetessa, oltre ad aver scritto con Francesco Bianconi una canzone per i Baustelle, è stata tradotta in inglese e in arabo e ha pubblicato, tra l’altro, i volumi Il vero amore non ha le nocciole (Meridiano Zero, 2004) e Poesie d’amore per ragazze kamikaze (Purple Press, 2009) mentre, in veste di narratrice, ha partecipato a diverse antologie e scritto per “Velvet” e “Nuovi Argomenti”. La febbre è il suo primo romanzo.




testoLibri di Sangue di Clive Barker (Castelvecchi)
«Ho visto il futuro dell’horror, il suo nome è Clive Barker», scriveva quasi quarant’anni fa Stephen King. Gli anni sono passati e Clive Barker di strada ne ha fatta tanta, da scrittore a regista, da pittore a produttore di successo. Autore di celebri icone del cinema quali Pinhead, il demone per eccellenza di Hellraiser, o del killer sanguinario Candyman, Barker ha esordito con una serie di racconti - scelta indubbiamente atipica - che hanno rivoluzionato un genere e portato “sangue fresco” a tutti gli amanti della buona letteratura. In questo volume, il primo della serie Libri di sangue, premiato con i prestigiosi British e World Fantasy Award e portato sul grande schermo dal regista John Harrison, faremo la conoscenza con la dottoressa Mary Florescu, il cui esperimento parascientifico, condotto assieme al giovane medium Simon McNeal, darà il via a una ghiandola infernale che coinvolge i vivi e i morti e ci farà scoprire come mai possiamo dirci tutti «libri di sangue».


testoL'AUTORE - Nato a Liverpool nel 1952, è considerato uno dei massimi esponenti del new horror, nonché uno dei pochi autori in grado di trascinare il genere fuori dalla sua nicchia di appassionati. Dopo la serie dei Libri di sangue, Barker ha scritto numerosi altri romanzi- tra i suoi tanti titoli di successo: Schiavi dell’inferno (1986), Cabal (1988), Sacrament (1996), Galilee (1998), il canyon delle ombre (2001), Abarat (2002)- e saggi, scritto, diretto e prodotto film- indimenticabile Hellraiser. Non ci sono limiti (1987)- e videogiochi. Attualmente vive a Los Angeles, assieme al compagno e alla figlia di lui. Il suo sito internet è www.clivebaker.info




domenica 27 marzo 2011

Vi Presento: Lara Manni

Carissimi amici lettori, questa domenica è tutta dedicata a revisioni e riletture (è ritornata Gamberetta, come sono felice! Lo so, è ritornata da un bel po', ma io lo scopro solo adesso), perciò sono assente su Facebook e sul blog. Approfitto di una pausa, con tanto di merenda, per pubblicare l'intervista che la gentilissima Lara Manni ci ha regalato, permettendoci così di viaggiare all'interno dei suoi mondi immaginari e di conoscerla meglio. Siete curiosi, vero? Bene, allora, mettetevi comodi e gustatevi questa puntata tutta speciale della rubrica Vi Presento al profumo di fiori di ciliegio e spezie.


testo

 Ecco Lara in una meravigliosa personificazione Sims




1. Ciao Lara, è un piacere averti qui. Grazie per aver accettato e... ci fai un saluto nipponico? Scherzo...

Mi inchino tre volte.



2. Comincio sempre con questa domanda: chi è Lara Manni? E la risposta, nel tuo caso, sarà un'autentica rivelazione, visto che intorno alla tua identità aleggia un alone di fascino e mistero. Ma, prima di partire all'attacco, gradisci una tazza di tè alle erbe con grani di cacao e menta piperita?

Il tè è sempre gradito, grazie, anche se i grani di cacao non li avevo ancora assaggiati dentro la tazza di Earl Grey. Buoni. Per quanto riguarda il mistero, ogni tanto qualcuno mi fa notare la stranezza del mio comportamento: niente fotografie e niente presentazioni. In realtà non la trovo una cosa così strana, perché la cosa a cui tengo è che si parli soprattutto delle mie storie. Mi rendo conto, però, che non sono più i tempi in cui l’autore invisibile non destava  troppo stupore: oggi c’è molta attenzione per l’aspetto fisico degli scrittori, e la socievolezza è quasi più richiesta dell’eventuale abilità narrativa. Io continuo a preferire che a parlare per me siano le cose che scrivo, e che non dipendono dal colore dei miei capelli o dal taglio dei miei occhi. Oltretutto, la vita di chi scrive è quasi sempre deludente rispetto alle aspettative. La mia è la vita di una normalissima trentaquattrenne, con il lavoro, la pizza con gli amici, parecchi guai sentimentali, litigate con la mamma. E, lo ammetto, non poca timidezza nel mondo reale.



3. Bene, tutto ciò è molto interessante. I nostri amici lettori saranno entusiasti di scoprire qualcosa in più sulla loro amata scrittrice. Ascolta Lara, so che la prossima domanda potrà suonare un po' retorica e banale ma io non resisto. Hai sempre scritto? Hai sempre letto? Cosa e in quale misura? Nel frattempo, qualche meringa alla vaniglia o alla fragola?

Vaniglia! Ho sempre letto ma non ho sempre scritto. Ho letto fin da quando ho imparato ad associare le parole al significato, intorno ai cinque anni. E mi ricordo benissimo il momento preciso e anche la parola: cavallo, e ho visto un cavallino bianco materializzarsi nella mia mente. Ho letto davvero di tutto: fiabe, fumetti, racconti di avventura, classici. Adoravo Salgari e anche Piccole donne, quando ero bambina (indovina per quale sorella facevo il tifo? Jo March, esatto). Sono passata presto all’horror: Poe, per comiciare, e subito dopo King, Lovecraft, Machen, Ira Levin, Barker. Tolkien è una scoperta dei sedici anni: prima Il Signore degli Anelli, poi Il Silmarillion. E poi gli autori non di genere, contemporaneamente. Virginia Woolf mi ha prima respinta, poi conquistata. E Gente di Dublino di Joyce… I morti, una delle storie perfette che si darebbe un braccio per riuscire a scrivere. Però mi fermo. Scrivere, appunto. Ho buttato giù storie, poesie, appunti quando ero adolescente. Poi ho semplicemente smesso. Non so neanche io perché. Probabilmente, perché non avevo fiducia in me stessa e non volevo ingrossare le fila degli aspiranti. Mi sono sbloccata con le fan fiction. Perché mi sono trovata insieme a molte altre persone che scrivevano e leggevano per puro piacere. E non ho più smesso.


4. Come mi piace avere ospiti nel mio salotto! Ora, vorrei scendere nel particolare e chiederti da dove nasce la tua passione per la cultura orientale.

Con i manga, gli anime, e con alcuni scrittori. Prima, come penso capiti a molti, con Banana Yoshimoto. Poi ho osato affrontare Mishima, che è un colosso. Infine, il grande amore per Murakami Haruki.

 
5. E per King? Lo so, lo so. Non ci si può opporre alla sua malia.

Stephen King è davvero il Maestro, per me. Perché fa quello che io desidero fare più di ogni altra cosa: raccontare gli esseri umani fingendo di parlare di mostri e creature soprannaturali. E’ lo scrittore che ha fotografato il secondo Novecento americano, con le sue miserie e le sue paure. Pensa: non mi sono mai spaventata leggendo King (Lovecraft, invece, è riuscito a farmi tremare), ma mi ha sempre emozionata ad ogni pagina, ad ogni riga. Credo che per uno scrittore sia il risultato più grande.



6. Come gestisci il tuo rapporto con la scrittura? Applichi dei metodi, degli schemi abituali?

Dipende dai romanzi. In genere, comunque, la prima stesura arriva abbastanza filata. Per Esbat, Sopdet e Tanit, poi, ha coinciso con la pubblicazione a puntate su Efp. La revisione, invece, è lunghissima. Sopdet è stato riscritto cinque volte. In genere parto dalla documentazione storica o ambientale, riempio pagine di taccuini e poi file word. Per il romanzo nuovo, quello su Lavinia, sto procedendo in modo diverso. Ho finito una prima stesura in otto mesi, ma ora lo sto praticamente riscrivendo, anche perché per la prima volta ho usato la prima persona e devo abituarmi. In genere, comunque, finchè non ho scalettato la trama non comincio. Salvo, poi, tradire completamente la scaletta.



7. Raccontaci un po', Lara, qual è il potere che la parola esercita su di te? Seguimi, però, mettiamoci sedute su questo tappeto, così potremo riscaldarci accanto al fuoco.

In effetti per essere primavera fa freddo. La parola è tutto. Cosa saremmo senza le parole?



8. Guarda, fuori sta calando il buio. Ah... Certo che la luna è meravigliosa, la perla che nessun pescatore potrà mai strappare dalla sua ostrica. Il cielo la stringe nel suo abbraccio geloso, protettivo. Anche se, tu ne hai messo in luce il suo lato mistico e ancestrale, legato a culti seducenti e letali. Ne hai parlato in Esbat, tua opera d'esordio. Ti va di raccontarci la genesi di questo romanzo?

E’ nato per puro caso. Stavo chiacchierando via mail con un’amica, a proposito degli sviluppi di un manga, e di colpo le ho detto: immagina se il protagonista aprisse la finestra ed entrasse a casa della mangaka. Era giugno, ero in una casa al mare e c’era la luna piena. Ho visto davanti a me tutto il romanzo, incluso il triplo finale. L’ho scritto in tre mesi.



9. Perdonami, ma devo togliermi la curiosità. Lara Manni e Rosencrantz, cosa condividono e in cosa differiscono?

Rosencrantz è più sfacciata di Lara. Lara è molto più fragile del suo doppio.



10. Sai, lo confesso: credo di aver preso una sbandata per il tuo demone, Hyoutsuki. Non è che... sì, insomma... potresti rivelarci qualche aneddoto circa la sua figura? C'è un personaggio reale che immagini perfetto per il ruolo?

Hyoutsuki è un abitatore di sogni, per come lo vedo io. I demoni cadono sulla terra per cambiare il destino degli esseri umani, e ogni tanto vengono cambiati anche loro. Sicuramente, Hyoutsuki ha dettato il finale di Sopdet: doveva andare come desiderava lui. Scherzi a parte, un personaggio reale? Difficilissimo da immaginare, temo. Keanu Reeves in parrucca bianca?



11. Come si è soliti dire: to be continued. La tua avventura d'inchiostro ha già un seguito, fresco di pubblicazione: Sopdet. Cambio di editore, cambio di estetica. E il tuo stile? Quanto - e se - lo senti cambiato? Qualche anticipazione sul tuo lavoro futuro?

Il mio stile cambia continuamente. Esbat era secco, quasi rabbioso. Sopdet è più disteso. Tanit oscuro. E in Lavinia sarà ancora diverso. Penso che cambiare sia necessario.



12. Lara, è stato davvero un piacere parlare con te. Un'ultima cosa prima dei saluti: ho un piccolo pensiero, come forma di ringraziamento per la tua preziosa gentilezza. Spero ti piaccia. Si tratta della riproduzione di un ventaglio del 1800, in filigrana d'argento dorato e smalti, completo di decorazioni floreali e orientali. Così ti ricorderai. Torna a trovarci quando vuoi e saluta pure, a modo tuo, i lettori del blog. Ciao Lara, alla prossima!

E’ bellissimo. Lettori, ripeto l’inchino. E grazie, di cuore.




I ROMANZI DI LARA MANNI:

testoHa cinquant'anni, disegna manga, è conosciuta con il nome di Sensei - maestra - e ha fan sparsi ovunque nel mondo. Inventa storie piene di buoni sentimenti ambientate in mondi fantastici, e da anni disegna La leggenda di Moeru, un manga di successo planetario di cui ora si sta accingendo a finire le ultime tavole. La Sensei è una donna superba che gestisce il proprio successo con orgoglio e sapienza: poche apparizioni pubbliche la avvolgono in un'aura di mistero e le permettono di non entrare in contatto coi propri lettori che disprezza profondamente. Una notte di luna piena, proprio mentre sta per mettere la parola fine al suo manga più celebre, riceve la visita di un ospite inatteso: è Hyoutsuki-sama, principe demoniaco antagonista di Moeru. La Sensei crede di essere impazzita, ma ben presto si convince che Hyoutsuki-sama è un'entità reale, che ha abitato per anni il mondo che ha creato e che ora ha attraversato per reclamare un finale diverso. La Sensei se ne innamorala l'amore con lui e gli propone un patto: un finale diverso in cambio di altri sei mesi in cui il demone verrà richiamato e sarà a sua disposizione per una notte al mese. Per far ciò è necessario eseguire un rito - Esbat - che richiede alla Sensei di sacrificare parti del proprio corpo. Dopo essersi tranciata alcune dita di una mano e di un piede, la Sensei decide di "sacrificare" i propri fan, che attira a casa con la promessa di un disegno autografo. 



testoChe cosa accado a un demone quando entra in contatto con il mondo degli uomini, e ne conosce gli orrori? Grazie al potere di una stella, Hyoutsuki e Yobai valicano i confini fra i tempi e le dimensioni e prendono sembianze terrene, celando la loro identità sotto nomi fittizi. Ma niente può frenare l'impeto di una battaglia che si protrae da millenni e che questa volta ha come scenario le guerre degli uomini. Molte figure femminili attraversano il loro cammino: una Dea che ne controlla le sorti, ostacolandoli e traendoli in inganno, e due umane, la misteriosa Adelina e la giovanissima Ivy dai capelli bianchi e dagli occhi tristi, che ama le storie fantastiche e ha il dono di poterle cambiare. Ma quando i mondi si incontrano non c'è comunque scampo. I demoni diventano più simili agli uomini, e gli uomini . e le donne acquistano poteri che forse non desiderano. Perché c'è una soglia, tra luce e ombra, che non può essere violata nemmeno con lo sguardo. Un viaggio tra i sentieri della mente di creature soprannaturali, di esseri umani coraggiosi e storiche battaglie che hanno plasmato il destino del mondo: questo è "Sopdet", un romanzo dai mille volti. 


Blog ufficiale dell'autrice:
http://laramanni.wordpress.com/



sabato 26 marzo 2011

Robert McCammon - Mary Terror

A spasso nel tempo insieme a Lucrezia Borgia e Caterina De' Medici


Buon sabato, amici. Prima di pubblicare la videorecensione del giorno - sì, alla fine ho deciso di parlarvi di Mary Terror in video ma... aspettatevi sorprese e, spero, di vostro gradimento - voglio presentarvi due romanzi storici che hanno acceso la mia curiosità. Molti di voi sapranno, infatti, che adoro le atmosfere passate e gli approfondimenti su personaggi ammantati di fascino e mistero. Scopriamo, allora, di quali romanzi si tratta.



testoLe Confessioni di Caterina De Medici
C.W.Gortner
Corbaccio 
468 pagine
19,60 €


SINOSSI - A quattordici anni, Caterina, l’ultima legittima discendente dei Medici, viene promessa in sposa al figlio di Francesco I di Francia, Enrico. Allontanata da Firenze, umiliata in Francia dove il marito le preferirà l’amante Diana di Poitiers e dove per la corte rimase sempre e comunque «la straniera», Caterina seppe emergere dall’oscurità della storia e diventare una delle figure significative del sedicesimo secolo. Mecenate di Nostradamus e lei stessa veggente, accusata di stregoneria e di omicidio dai suoi nemici, Caterina in realtà combatté per salvare la Francia e i suoi figli dalla feroce guerra di religione che imperversava in Europa, inconsapevole del destino che l’attendeva. Ma nessuno lo riconobbe. Dallo splendore dei palazzi sulla Loira ai campi di battaglia insanguinati, ai meandri oscuri del palazzo del Louvre, questa è la storia di Caterina, raccontata dalla viva voce della regina. Né vittima né eroina, Caterina è la perfetta incarnazione dello spirito dei suoi tempi: una donna ambiziosa, che ha vissuto uno dei periodi più difficili della storia barcamenandosi tra opposte fazioni, combattendo per i suoi sogni e affrontando i pericoli e le manovre del potere con coraggio e tenacia. La sua vita è un avvincente romanzo d’avventura, scandita da lotte, tradimenti, intrighi e passioni.

testoUN ESTRATTO - Non sono una una sentimentale. Neanche in gioventù ero incline a malinconia o rimorsi. Raramente mi sono guardata indietro, o mi sono fermata a rimuginare sul tempo che passava. Si potrebbe dire che io non conosca il significato della parola rimpianto. Anzi, se si vuol dare credito ai miei nemici, i miei occhi guardano sempre avanti senza battere ciglio, concentrati sul futuro; sulla prossima guerra da combattere, il prossimo figlio da esaltare, il prossimo nemico da sgominare. Quanto poco mi conoscono, tutti quanti. Forse è sempre stato il mio destino vivere in solitudine il mito della mia vita, essere testimone della leggenda sbocciata attorno a me come un fiore velenoso. Mi hanno definita assassina e opportunista, salvatrice e vittima, E nel corso degli anni sono diventata molto di più di quanto gli altri si fossero mai aspettati da me, sebbene la solitudine fosse sempre presente, come un fedele segugio alle mie calcagna. La verità è che nessuno di noi è innocente. Abbiamo tutti dei peccati da confessare.

Perché mi piacerebbe leggere questo romanzo?
Perché Caterina De' Medici, sposa di Enrico II di Francia alla sola età di quattordici anni, è un'altra figura controversa - e resa ambigua da alcune leggende - della storia e, in particolar modo, dell'Italia del XVI secolo. C'è chi l'ha descritta austera ed egocentrica, corrotta dal seme del male e senza scrupoli; c'è chi, invece, ne ha fatto un ritratto più sereno e magnifico, di sovrana credente e generosa. Era indubbiamente, su questo gli storici concordano, una donna raffinata e istruita, che sapeva amare nonostante la natura unilaterale del sentimento che la legò in matrimonio (combinato) con Enrico di Valois. Corre voce che abbia consultato anche degli alchimisti per guarire dalla presunta sterilità, che era oggetto di scherno e accuse da parte delle dame di corte, e che le venne riscontrata addirittura una strana anomalia sessuale (su questo ci sarebbe davvero da mettere mille punti interrogativi). Tuttavia, riuscì a dare alla luce un erede, Francesco, e altri nove figli. Non trovate che sia meraviglioso indagare sulla biografia e i retroscena taciuti di questi personaggi contesi da luci e ombre? Io vado in brodo di giuggiole. Chissà quando potrò leggere questo romanzo. Chissà...


testoL'AUTORE - G.W. Gortner è nato a Malaga, in Spagna, e vive in California. Ha studiato al New College of California, dove ha conseguito un Master in Fine Arts. Da sempre appassionato al Rinascimento, ha tenuto seminari universitari sulla storia del sedicesimo secolo in Europa. Collabora con l’Historical Novels Review. E' autore del romanzo The Secret Lion. Sito ufficiale.





ALTRI ROMANZI PUBBLICATI IN ITALIA DELLO STESSO AUTORE:
 
testoProvate a immaginare una donna giovanissima, di soli sedici anni data in sposa per motivi politici. Provate a immaginare che abbia un padre re e una madre regina, ciascuno di un regno distinto, e che lei a sua volta diventi la moglie di un re e la madre di un futuro imperatore. Provate ad immaginare che sia lei a raccontare la sua storia fatta di corti e di battaglie, di una madre guerriera e di un padre amatissimo. E che le capiti l’incredibile fortuna di innamorarsi perdutamente dell’uomo scelto per lei. Una breve parentesi di felicità e di calore che precede il più orribile dei tradimenti perpetrato proprio dalle persone che ama di più: suo padre e suo marito disposti a dichiararla pazza pur di sottrarle il trono di Castiglia ereditato dalla madre in linea diretta.
Giovanna di Castiglia, ultima regina di sangue iberico a salire sul trono di Spagna è una figura leggendaria. Coraggiosa, insofferente al cerimoniale, ribelle alle imposizioni religiose, figlia, moglie e madre costretta a negare la sua essenza di donna nel tentativo di difendersi e di difendere il suo trono. Verrà imprigionata e costretta a vivere per quarantasei anni in condizioni durissime, fino alla morte, avvenuta nel 1555. Ma non si piegherà mai.


testoUN ESTRATTO - Eccomi davanti a un foglio bianco, alla penna d’oca ben affilata e al calamaio. La mia mano non trema, le gambe non mi dolgono al punto da impedirmi di stare seduta su questa poltrona imponente, ancorché un po' consunta. I ricordi stanotte sono vividi, non evanescenti: evocano e avvincono, ma non ossessionano. Se chiudo gli occhi posso annusare il fumo e il gelsomino, il fuoco e la rosa; posso vedere le pareti vermiglie del mio amato palazzo, rispecchiato in occhi di bambina. Fu così che cominciò tutta la storia, la caduta di Granada. E così stanotte sarò testimone del passato, scriverò tutto ciò che ho vissuto e visto, tutto ciò che ho fatto, ogni segreto che ho tenuto nascosto. Ricorderò, perché una regina non può mai dimenticare.




testoIl diario segreto di Lucrezia Borgia
Joachim Bouflet
Newton Compton
384 pagine
6,90 €

Data di pubblicazione: 31 Marzo

SINOSSI - Nel 1519, a trentanove anni, Lucrezia si guarda indietro e fa un bilancio della sua vita. I drammi e le gioie di una giovane donna, cresciuta in seno a una famiglia crudele, vengono affidati alle pagine di un diario. Costretta a tre matrimoni di interesse da suo padre, papa Alessandro VI, nel 1493 si lega a Giovanni Sforza, nel 1498 ad Alfonso d’Aragona e nel 1502 ad Alfonso d’Este. Sullo sfondo lo scacchiere politico: l’avvicendarsi dei papi, la guerra contro i francesi di Carlo VIII, l’ascesa al trono di Luigi XII, l’affermazione e la caduta del Valentino. Nelle città e nelle grandi corti rinascimentali, come la Roma dei Borgia e dei Della Rovere, la Firenze dei Medici, la Ferrara estense, la Mantova dei Gonzaga, sfilano le figure mistiche delle “sante vive”, religiose di clausura da sempre molto influenti sulla giovane Lucrezia, e personaggi celebri e prestigiosi come Leonardo, Machiavelli, Savonarola, Pico della Mirandola, Ariosto, Bembo, Erasmo, Tiziano, Raffaello e Michelangelo… Il potente resoconto di una delle epoche più affascinanti della storia.


Le confessioni di una delle donne più crudeli della storia... 

Ancora più difficile risalire alla vera identità di questa giovane e attraente castellana rinascimentale, Lucrezia Borgia, che molti definirono femme fatale per la sua avvenenza esteriore e la sua capacità di allettamento. Difficile perché pochi sono i documenti, frastagliate le fonti. Hanno cantato la sua immagine poeti come Ludovico Ariosto ma restano ancora da verificare molte supposizioni sul suo conto, alcune delle quali assai taglienti, che l'accusarono di favoreggiamento dei complotti criminosi orditi da suo padre, papa Alessandro VI, e da suo fratello, Cesare. Anche in questo caso, però, il pensiero degli storici coincide su di un punto: Lucrezia Borgia seppe fare sfoggio della sua notevole intelligenza e scaltrezza politica. Ragazzi, che dire, io sono proprio curiosa di leggere anche questo romanzo. E voi, cosa ne pensate?

testoL'AUTORE - Joachim Bouflet, storico e studioso di misticismo e religione, è autore di numerose pubblicazioni tra cui, per la Newton Compton, La storia segreta di Padre Pio e Il diario segreto di Lucrezia Borgia.